Farsi la guerra civile in casa e poi abitare nello stesso quartiere all’estero. Succede anche questo in Sud Sudan: basta appartenere alla famiglia giusta.
Non è un bel periodo per la classe dirigente dell’Africa sub-sahariana. Dopo le rivelazioni derivanti dall’analisi dei Panama Papers (ve ne avevamo parlato qui), che hanno mostrato come multinazionali e uomini d’affari abbiano sottratto decine di miliardi di dollari ai paesi africani, Nigeria in particolare, ci ha pensato George Clooney (sic!) a trovare del marcio in Sud Sudan, l’ultimo arrivato tra le file degli Stati nazionali riconosciuti dalla comunità internazionale, ma già dal 2013 impelagato in una guerra civile.
Il famoso attore americano, insieme all’attivista John Prendergast, ha da alcuni anni messo in campo l’iniziativa The Sentry, una sorta di organizzazione no profit nella quale convergono gli sforzi di avvocati, investigatori, finanziari, esperti di politica, che mira a svelare le losche connessioni tra potere, corruzione e violenza in alcune aree del continente africano.
Nell’ultimo report pubblicato, dal titolo evocativo War Crimes shouldn’t pay, The Sentry ha reso noti i legami tra la corruzione e il conflitto civile in Sud Sudan, rivelando le enormi ricchezze accumulate dalle famiglie di Salva Kiir e Riek Machar – i due sfidanti nel conflitto sud sudanese – e da alcuni generali dell’esercito.
I risultati dell’inchiesta, durata due anni, sono scaturiti dall’analisi dei flussi finanziari in uscita dal paese, che hanno permesso di raccogliere dati e prove che sono state definite “forti, dettagliate ed incontestabili”. Mentre milioni di persone nel Paese vivono nell’insicurezza alimentare, sono a rischio sfollamento e combattono contro il mancato rispetto dei diritti umani, alcuni individui, legati alle famiglie dei due clan rivali, si sono arricchiti a dismisura.
Gli investigatori di The Sentry si sono anche recati in Australia, dove vive un gran numero di esuli sud sudanesi, e tra questi figurano individui proprietari di residenze lussuose, ma senza alcun reddito.
Dall’analisi del rapporto si evincono alcuni paradossi:
- i membri delle famiglie di Kiir e Machar risiedono in case lussuose al di fuori del Sud Sudan, e a Nairobi, capitale del Kenya, i due contendenti avrebbero una lussuosa residenza nel medesimo quartiere;
- i familiari del Presidente Kiir, tra cui anche il figlio dodicenne, avrebbero numerose partecipazioni in diverse società quotate sui mercati internazionali, nonché numerosi conti bancari all’estero;
- il Generale Paul Malong Awan, il cui salario è di 45mila dollari l’anno, possiede due ville lussuose in Uganda, in aggiunta ad un’altra residenza in Kenya del valore di 2 milioni di dollari.
Tutto questo avviene mentre il conflitto civile – nato dalle divergenze tra i due politici e allargatosi alla sfera etnica – prosegue, e mentre i numerosi accordi di pace siglati falliscono miseramente.
La cosa interessante è che nessuno dei familiari appartenenti ai clan rivali, risulta tra quella dozzina di persone sottoposte alle sanzioni internazionali e ciò ha permesso loro di continuare a beneficiare finanziariamente delle vicende militari. La conclusione del report di The Sentry, in sostanza, è che il conflitto civile sud sudanese si svolgerebbe non tanto per l’affermazione politica o per le differenze etniche, quanto piuttosto per il controllo delle ricchezze del Paese.
Il portavoce del governo sud sudanese, Ateny Wek Ateny ha, ovviamente, smentito ogni accusa e minacciato azioni legati contro George Clooney & co., dopo aver definito il report come spazzatura, in quanto pubblicato con l’unico scopo di infangare il nome del presidente Kiir e della sua famiglia: il primo atto del governo sud sudanese è stato quello di chiudere il Nation Mirror, quotidiano indipendente di alto profilo, che aveva ripubblicato l’inchiesta.
Inaspettato il commento di Alex de Waal, direttore esecutivo del World Peace Foundation, think tank statunitense, il quale ha espresso le sue riserve sul rapporto di The Sentry, affermando che Clooney e Prendergast in passato erano stati molto vicini alle élite sud sudanesi, e avrebbero potuto sollevare i propri dubbi in precedenza.
di Danilo Giordano