La situazione siriana è un inferno. Capire cosa sta succedendo è doveroso in quanto esseri umani e indispensabile per la comprensione di quei fenomeni che travalicano i confini naturali di quella terra. Per questo motivo la nostra Rivista seguirà più da vicino la guerra siriana, che in realtà sono tante guerre diverse e sovrapposte, in modo da fornire un quadro sempre aggiornato e il più chiaro possibile.
Nella città petrolifera di Deir ez Zor sono in corso feroci combattimenti tra truppe siriane e ISIS, nel mezzo di una grave crisi umanitaria. Ecco perché l’offensiva è così importante.
Nel mese di gennaio ISIS ha lanciato un’offensiva su vasta scala sulla parte governativa di Deir ez Zor nel tentativo, riuscito, di tagliarla in due interrompendo le vie di rifornimento dell’esercito siriano. Si tratta dell’offensiva militare più massiccia da quando Deir ez Zor cadde in parte in mano a ISIS nel 2015.
Deir Ezzor è una città strategica situata nel deserto orientale della Siria, più o meno a metà strada tra Raqqa e il valico di Qaim, sul confine iracheno. L’area circostante è ricca di pozzi petroliferi, indispensabili al Califfato per autofinanziarsi. Deir ez Zor è finita nel mirino di ISIS nel 2015 e da allora è divisa in due, una parte in mano ai terroristi, che hanno cinto d’assedio l’altra parte, arroccata, in mano al regime. Questa nuova offensiva per conquistare la città nella sua interezza si spiega in parte con le sconfitte che ISIS sta subendo in Iraq, in particolare a Mosul, in parte con la necessità di garantirsi una città alternativa a Raqqa, attuale “capitale” del Califfato in Siria e oggetto di un’operazione di riconquista lanciata dall’YPG curdo e della Coalizione internazionale.
Inoltre, anche al Bab, roccaforte dell’ISIS a nord di Aleppo, è da mesi al centro dell’offensiva da nord condotta dalla Turchia e dalle milizie di Scudo sull’Eufrate cui, dopo la caduta di Aleppo, si sono aggiunti gli sforzi bellici del fronte governativo siriano che preme da sud. Se al Bab e Raqqa dovessero cadere, è imperativo per l’ISIS assicurarsi un’altra città da usare come base e Deir ez Zor, per posizione geografica e risorse economiche, è la soluzione migliore.
Utilizzando l’inganno e facendo credere alle truppe governative che avrebbero attaccato certi quartieri attaccandone poi in realtà altri, in pochi giorni ISIS è riuscito ad avanzare e a dividere in due l’area governativa, strappando alle truppe siriane importanti quartieri e isolando varie postazioni militari, tra cui l’aeroporto militare e i suoi depositi di armi; il tutto anche grazie all’ausilio di armi e mezzi pesanti conquistati a Palmira. Il punto focale della battaglia di Deir ez Zor è infatti l’aeroporto militare, da dove partono i caccia siriani che conducono bombardamenti contro le zone in mano a ISIS. Finora però le offensive degli uomini del Califfo sono fallite e l’aeroporto ha resistito, rimanendo in mano alle truppe siriane.
Sebbene i drammatici sviluppi su altri fronti del conflitto siriano, a cominciare da Aleppo, abbiano oscurato le vicende di Deir ez Zor, qui come altrove, la situazione umanitaria è catastrofica. L’aviazione siriana, con il supporto di quella russa, ha intensificato i bombardamenti sulle aree residenziali in mano a ISIS, provocando decine di vittime civili, che si registrano anche nella parte governativa. ISIS ha anche distrutto l’ultimo ospedale civile situato nell’area sotto il controllo governativo di Deir ez Zor, lasciando circa 100mila persone senza strutture mediche. Anche aerei della Coalizione internazionale conducono dei raid nell’area intorno a Deir ez Zor, in sostegno al New Syrian Army, una forza militare anti-ISIS di cui avevamo parlato qui. Lo scorso ottobre un raid della Coalizione aveva ucciso Abu Muhajir al-Maghribi, uno dei leader militari di ISIS.
Presi tra due fuochi, i civili di Deir ez Zor sono sottoposti a quello che di fatto è un doppio assedio: da un lato l’assedio vero e proprio da parte di ISIS, dall’altro quello che i residenti chiamano un assedio “interno” operato dal regime, in quanto quest’ultimo impedisce ai civili di fuggire. Prima che l’aeroporto finisse sotto assedio, il regime imponeva il pagamento di ingenti somme per lasciare la città in aereo partendo dall’aeroporto, alimentando un traffico di corruzione ed estorsione. Ciò ha creato problemi riguardo gli aiuti umanitari, che difficilmente possono essere distribuiti, di fatto bloccando il tentativo operato da quanti provano a far entrare viveri in città.
I residenti lamentano il fatto che il regime neghi l’accesso alle organizzazioni umanitarie e abbia negato l’utilizzo dell’aeroporto di Deir ez Zor per permettere agli aiuti dell’Onu di arrivare. Si stima che siano 200mila le persone assediate a Deir ez Zor. Tuttavia vi è una differenza fondamentale tra questo assedio e tutti gli altri in territorio siriano: qui a volte sia l’aviazione siriana che russa riescono a scaricare dal cielo tonnellate di aiuti dell’Onu sui quartieri assediati. A seguito dell’offensiva in corso l’Onu ha annunciato la sospensione dei voli umanitari. Si tratta comunque di aiuti insufficienti, tanto che malnutrizione e malattie infantili sono in aumento e si sono registrati casi di morte per fame.
Oltre a ciò, i civili devono fare i conti con arresti arbitrari e repressione, sia nelle aree governative che in quelle in mano a ISIS: se da un lato la situazione umanitaria è molto peggiore nelle aree governative a causa del doppio assedio, dall’altro nelle aree in mano a ISIS i civili devono convivere con le assurde leggi del sedicente “califfato”: sono frequenti e ben pubblicizzate le brutali esecuzioni pubbliche e i roghi di quanti vengono accusati di apostasia, di tradimento o di essere informatori del regime siriano o dell’YPG curdo.
Recentemente ISIS ha divulgato un video, girato nella periferia di Deir ez Zor, che mostra un bambino giustiziare tre uomini che hanno confessato di essere informatori dell’YPG. In un’altra occasione hanno arso vivi quattro uomini per le medesime motivazioni.
I combattimenti per il controllo di una delle più importanti città siriane sono ancora in corso, ma finora le truppe siriane non sono riuscite a ricongiungere l’area dell’aeroporto, che resta assediato, con il resto della zona governativa.
di Samantha Falciatori