Bulgaria e Polonia tra marce neonaziste, svastiche e condanne

L'estrema destra bulgara marcia in commemorazione del generale bulgaro Hristo Lukov a Sofia, in Bulgaria, il 17 febbraio 2018. Credits to: REUTERS/Dimitar Kyosemarliev.
L'estrema destra bulgara marcia in commemorazione del generale bulgaro Hristo Lukov a Sofia, in Bulgaria, il 17 febbraio 2018. Credits to: REUTERS/Dimitar Kyosemarliev.

Il 17 febbraio 2018 si è tenuta a Sofia, capitale della Bulgaria, una marcia con migliaia di persone e una fiaccolata in onore del generale Hristo Lukov, leader negli anni ’30 e ’40 dell’Unione delle Legioni Bulgare, un’organizzazione filo-nazista.

Lukov fu Ministro della Guerra della Bulgaria dal 1935 al 1938. Promosse stretti legami con alti funzionari nazisti in Germania e spinse per le leggi razziali che privarono gli ebrei dei loro diritti civili. I manifestanti lo hanno onorato, incassando il sostegno dei partiti di estrema destra in Germania, Svezia, Ungheria ed Estonia che hanno descritto Lukov come un “eroe di guerra bulgaro”.

La marcia, che ha sollevato preoccupazione sui media locali per l’ascesa dell’estrema destra nel Paese, è andata avanti nonostante la condanna internazionale e una petizione con 178mila firme che ne chiedeva la sospensione. Il comune di Sofia aveva inizialmente vietato l’evento, ma la decisione era stata ribaltata dal Tribunale.

L’evento assume contorni inquietanti anche alla luce del fatto che la presidenza dell’Unione Europea spetta quest’anno alla Bulgaria.

Inquietudine anche per gli eventi in Polonia: dopo l’approvazione della legge che prevede il carcere per chi sostenga la corresponsabilità dei polacchi nell’Olocausto, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha detto a un giornalista, che lo intervistava a riguardo alla conferenza sulla Sicurezza di Monaco, che anche alcuni ebrei furono complici dell’Olocausto nazista collaborando con la Gestapo.

Svastiche disegnate sul cancello dell'ambasciata polacca a Tel Aviv, trovata il 18 febbraio 2018. Credits to: Polizia israeliana.
Svastiche disegnate sul cancello dell’ambasciata polacca a Tel Aviv, trovata il 18 febbraio 2018. Credits to: Polizia israeliana.

Un commento che ha subito scatenato le proteste di Israele e le precisazioni del governo polacco che ha detto che il Primo Ministro non intendeva incolpare gli ebrei o negare l’Olocausto.

All’ambasciata polacca di Tel Aviv sono state trovate svastiche e insulti anti-polacchi su un cancello e una bacheca, su cui la polizia ha aperto un’indagine.

Netanyahu ha telefonato al suo omologo polacco e i due hanno concordato di continuare a perseguire un dialogo sulla nuova legge polacca e di far incontrare due delegazioni al più presto.

di Samantha Falciatori