[alert]
La prima parte di questo articolo la trovate qui: La Libia prima del 2011
[/alert]
Torniamo al passato più prossimo e al presente. L’entusiasmo per le cosiddette “primavere arabe” attecchisce anche in Libia, dove la leadership di Gheddafi viene messa in discussione dopo 40 anni di dominio incontrastato sulla politica del Paese. La reazione repressiva del colonnello nei confronti delle proteste rafforza le spinte rivoluzionarie che, in un secondo momento, vengono sostenute dalla Nato, appoggio risultato poi determinante nella caduta definitiva di Gheddafi e nella sua morte avvenuta nell’ottobre del 2011.
[toggle title=”Il video della cattura di Gheddafi”]
[Attenzione: le immagini potrebbero urtare la vostra sensibilità ]
[/toggle]
Le tensioni accumulate esplodono in un lungo e confuso periodo di lotte tra numerose fazioni, di cui nessuna in grado di imporsi completamente sulle altre e che perdura ancora adesso. Dopo lunghi negoziati le Nazioni Unite hanno ottenuto nella primavera del 2016 la creazione di un governo di unità nazionale con a capo Fayez al Sarraj a cui i precedenti due governi e le innumerevoli milizie in lotta ormai da anni non hanno ceduto lo spazio volentieri.
In particolare l’uomo forte dietro al governo di Tobruk (precedentemente riconosciuto dalla comunità internazionale), il generale Haftar, sembra non voler rinunciare al suo ruolo, sicuro com’è del sostegno del potente vicino egiziano, desideroso di mostrarsi all’attenzione internazionale come ideale paladino “laico” contro le forze jihadiste che hanno guadagnato terreno approfittando del caos libico.
[toggle title=”Cronologia degli eventi chiave dal 2011″]
2011 February – Inspired by revolts in other Arab countries, especially neighbouring Egypt and Tunisia, violent protests break out in Benghazi, spread to other cities, leading to escalating clashes between security forces and anti-Gaddafi rebels.
2011 March – UN Security Council authorises a no-fly zone over Libya and air strikes to protect civilians, over which NATO assumes command.
Libyan rebels initially capture territory but are then forced back by better-armed pro-Gaddafi forces.
2011 August-September – African Union joins 60 countries which have recognised the NTC as the new Libyan authority.
2011 20 October – Col Gaddafi is captured and killed as rebel fighters take his hometown Sirte. Three days later, the NTC declares Libya to be officially “liberated” and announces plans to hold elections within eight months.
2012 January – Clashes erupt between former rebel forces in Benghazi in sign of discontent with the pace and nature of change under the governing NTC. The deputy head of the NTC, Abdel Hafiz Ghoga, resigns.
2012 March – NTC officials in the oil-rich east, centred on Benghazi, launch a campaign to re-establish autonomy for the region, further increasing tension with the central NTC in Tripoli.
2012 August – Transitional government hands power to the General National Congress, which was elected in July. The Congress elects Mohammed Magarief of the liberal National Front Party as its chairman, thereby making him interim head of state.
2012 September – US ambassador and three other Americans are killed when Islamist militants, including Ansar al-Sharia, storm the consulate in Benghazi.
General National Congress head Mohammed al-Magarief vows to disband all illegal militias after crowds in Benghazi drive out the Ansar al-Sharia and other militias from the city and nearby Derna.
2013 August – Petroleum Facilities Guard militia begins blockade of oil export terminals.
2014 February – Protests erupt in response to the General National Congress refusal to disband after mandate expires. Starting the civil war.
2014 March – GNC sacks Prime Minister Ali Zeidan after a tanker laden with oil from a rebel-held port breaks through a Libyan navy blockade, elects businessman Ahmed Maiteg prime minister in heated scenes.
2014 April – Petroleum Facilities Guard militia lifts closure of two oil terminals.
2014 May – “Libyan National Army” renegade general Khalifa Haftar launches military assault including airstrikes against militant Islamist groups in Benghazi; tries to seize parliament building, accusing Prime Minister Maiteg of being in thrall to Islamist groups.
2014 July – UN staff pull out, embassies shut, foreigners evacuated as security situation deteriorates. Tripoli international airport is largely destroyed by fighting.
Ansar al-Sharia seizes control of most of Benghazi.
2014 October – UN Secretary-General Ban Ki-moon visits to continue UN-brokered talks between the new parliament and government based in Tobruk and Islamist Libya Dawn militias holding Tripoli. UN says 100,000s displaced by clashes.
Islamic State extremist militia seizes control of port of Derna in eastern Libya.
2015 January – Libyan army and Tripoli-based militia alliance declare partial ceasefire after UN-sponsored talks in Geneva.
2015 February – Egyptian jets bomb Islamic State targets in Derna, a day after the group there released a video showing the beheading of 21 Egyptian Christians.
Libyan Army offensive to retake Derna in March fails to dislodge the group. IS establishes control over port-city of Sirte, halfway along coast between Tripoli and Benghazi.
2015 July – A Tripoli court sentences Gaddafi’s sons Saif al-Islam and eight other former officials to death for crimes committed during the 2011 uprising against his father.
2016 January – UN announces new, Tunisia-based interim government, but neither Tobruk nor Tripoli parliaments agree to recognise its authority.
Islamic State group attacks Ras Lanuf oil terminal, threatens to move on to Brega and Tobruk.
2016 March – New “unity” government arrives in Tripoli by boat after opposing forces block airspace.
2016 April – UN staff return to Tripoli after absence of nearly two years.
[/toggle]
A proposito di forze jihadiste, l’Isis controlla dal 2014 la zona di Sirte ed è riuscito ad estendere la sua influenza; secondo diversi analisti le sue forze possono contare su di più di 3000 uomini, forse più di 5000. Il rischio che l’Isis possa radicarsi ulteriormente sfruttando la situazione è uno dei principali fattori che spinge le potenze occidentali a sostenere con decisione un governo di unità nazionale con cui interagire secondo il diritto internazionale, così da poter offrire supporto e rinforzi politici e militari al governo di Sarraj, tra mille cautele; gli Stati Uniti pur cercando di non farsi coinvolgere dalla spinosa situazione rivestono comunque un ruolo preminente assieme all’Italia, i cui complessi rapporti con la Libia la rendono un’interlocutore timido, ma privilegiato. Nelle lunghe trattative degli ultimi giorni si parla molto di consiglieri militari, sostegno logistico e addestramento di truppe libiche.
È difatti notizia degli ultimi giorni quella che vedrebbe militari della Marina e dell’Esercito italiano presenti in basi militari sotto il controllo del generale Haftar. La presenza, secondo fonti diplomatiche, servirebbe sia per vagliare la situazione sul campo delle varie forze impegnate in Libia, sia per preparare un’eventuale offensiva contro le milizie del Daesh. Secondo l’esecutivo italiano, che appoggia il governo di Sarraj, il generale Haftar non può essere messo da parte se si vuole stabilizzare il Paese. Il vice-premier di Tripoli ha risposto qualche giorno dopo sostenendo che “la nuova Libia non vuole escludere nessuno, ma ogni persona che vuole entrare nella carriera politica libica deve avere un ruolo sotto il governo di Sarraj”.
La complicata situazione libica è ben rappresentata dalla notizia, riferita dal Wall Street Journal e ripresa in Italia da Il Post, secondo cui il governo stanziato a Tobruk avrebbe assunto degli “scassinatori” per aprire la cassaforte della sede Banca centrale libica nella città di Beida. La cassaforte, i cui codici sarebbero nelle mani del governo rivale di Tripoli – dove c’è la sede della Banca centrale -, conterrebbe intorno ai 150 milioni di dollari.
[toggle title=”La Cirenaica inizia a battere moneta”]
Da formiche.net
Mercoledì, una banca parallela alla Libyan Central Bank che ha sede a Beida, in Cirenaica, ha fatto sapere che dal primo di giugno saranno messe in175-Beida-CBL-reveals-new-banknotes1-250516 circolazione delle nuove banconote dal valore di 20 e 50 dinari (foto a destra). Si tratta di un’iniziativa unilaterale, disconosciuta dall’autorità con sede e Tripoli e dall’unico governo internazionalmente legittimato, che è quello di Serraj. L’Est libico ha così deciso di muoversi in modo indipendente su una delle piaghe del paese, la mancanza di denaro contante nelle banche, ed ha ingaggiato una ditta russa per stampare cartamoneta. Non è noto il nome della tipografica, ma pare abbia dei contatti con lo Stato, e non sarebbe stupefacente se Mosca intralciasse indirettamente il progetto unitario, su cui fondamentalmente non si è mai espressa con convinzione. Le banconote sono state firmate dallo pseudo governatore Ali Salim Al Hibri, rivale di quello basato a Tripoli Al Siddig Al Kabi, ed hanno un valore complessivo intorno ai 4 miliardi di dinari libici. Nei giorni passati la ditta inglese De La Rue, usata da anni per stampare i soldi libici, ha inviato circa 70 milioni di dinari nuovi a Tripoli ed è stato annunciato anche l’arrivo di un altro miliardo durante il Ramadan (che inizierà il 6 giugno). Il rischio adesso è che le due fazioni dell’istituzione bancaria decidano di inondare il mercato di cartamoneta che non è interscambiabile nelle banche; da qui seguirebbe l’aumento dell’inflazione (quella alimentare è già al 14 per cento)
[/toggle]
Sotto certi aspetti la situazione politica libica rispecchia alcune delle tensioni che attraversano il mondo arabo islamico, tra volontà di rinnovamento (in questo caso sfortunatamente tradita), identità musulmana, tentazioni di dittatura militare presentate a un Occidente di volta in volta distratto, ansioso, invadente, come unica garanzia di sicurezza e stabilità contro lo spauracchio del terrorismo e in generale, del caos regionale.
La situazione resta confusa e cambia a grande velocità. Seguirne le trasformazioni e magari prevederle pare impossibile, ma resta un’obiettivo essenziale per l’UE e non solo. Nella speranza che il popolo libico raggiunga prima o poi un futuro migliore.
di Federico de Salvo