La situazione siriana è un inferno. Capire cosa sta succedendo è doveroso in quanto esseri umani e indispensabile per la comprensione di quei fenomeni che travalicano i confini naturali di quella terra. Per questo motivo la nostra Rivista seguirà più da vicino la guerra siriana, che in realtà sono tante guerre diverse e sovrapposte, in modo da fornire un quadro sempre aggiornato e il più chiaro possibile.
La Commissione d’inchiesta ONU sulla Siria ha prodotto un rapporto sulla presa di Aleppo, concludendo che fu un campionario di crimini di guerra. Ecco una parziale panoramica di quello che è “costata” la “liberazione” di Aleppo.
La Commissione d’inchiesta ONU sulla Siria ha condotto un’indagine speciale sugli eventi che hanno insanguinato Aleppo, soprattutto durante l’offensiva del fronte governativo sulla parte est, in mano ai ribelli fino a dicembre 2016, concludendo che sono stati commessi una lunga serie di crimini di guerra soprattutto da parte del fronte governativo, ma in parte anche dai ribelli. Il primo ha commesso i crimini di guerra di esecuzione sommaria, trasferimento forzoso dei civili, attacchi indiscriminati, attacchi contro la popolazione civile, contro ospedali e contro operazioni umanitarie, nonché di uso di armi proibite, come bombe a grappolo, al cloro, barili bomba, bombe incendiarie al fosforo bianco e al napalm, (di seguito verranno esposte le conclusioni solo di alcuni di questi crimini); mentre i ribelli hanno commesso il crimine di guerra di attacco indiscriminato contro i civili (di Aleppo ovest).
La Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sulla Siria fu istituita dal Consiglio dei diritti umani dell’ONU con risoluzione S-17/1 il 22 agosto 2011, con il mandato di indagare su tutte le presunte violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani dal marzo 2011 e di identificarne i responsabili. Da allora produce periodicamente dei dettagliati rapporti sui crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Siria da tutti gli attori coinvolti nel conflitto. Come avevamo più volte riportato, l’offensiva su Aleppo est condotta da truppe siriane, iraniane, Hezbollah libanesi e aviazione russa sui quartieri residenziali, è stato un campionario di crimini di guerra. È la stessa conclusione cui è giunta la Commissione d’inchiesta nel suo ultimo rapporto A/HRC/34/64, prodotto nel febbraio 2017 ma pubblicato solo a metà marzo. Alcune delle immagini e delle analisi satellitari sono disponibili qui e qui. Durante l’offensiva governativa, infatti, Aleppo est finì sotto assedio da agosto 2016, così come 275,000 civili circa e 8,000 ribelli circa, di cui secondo l’Inviato Speciale ONU De Mistura solo un migliaio appartenevano al gruppo terroristico Nusra. Tra i vari crimini di guerra, figura la deportazione della popolazione civile di Aleppo est che per evitare lo sterminio si arrese e accettò quella che viene eufemisticamente definita “evacuazione”.
Traferimento forzoso della popolazione civile.
Un’evacuazione però è, per definizione, il trasferimento volontario e temporaneo di una popolazione al fine di garantirne la sicurezza. Nel caso delle deportazioni di massa di Aleppo est, non solo non c’è stato nulla di volontario, ma questi “trasferimenti” sono avvenuti in maniera definitiva e sotto la minaccia di gravi violenze. Nei giorni immediatamente precedenti, aerei governativi avevano sganciato su Aleppo est dei volantini in cui si minacciavano i civili di “annientamento”, se non si fossero arresi, così come furono inviati loro analoghi SMS. Ciò avvalora la natura coercitiva del trasferimento forzoso della popolazione civile, in quanto non è stata data loro altra scelta. Secondo fonti locali, confermate poi dalla Commissione, il fronte governativo avrebbe compiuto massacri ai danni della popolazione civile durante l’offensiva, giustiziando sommariamente sia combattenti che civili, compiendo stupri e ardendo vive intere famiglie, comprese quattro donne e nove bambini nel quartiere al Firdous. Come anche comunicato dall’Alto commissariato dei diritti umani dell’ONU, ci sarebbero state almeno 82 esecuzioni sommarie (tra cui 11 donne e 13 bambini), a seguito delle irruzioni casa per casa. Il massacro è stato fermato da un accordo tra Russia e Turchia che ha portato ad evacuazioni di massa di tutti i ribelli (stimati in 8.000 uomini) e di tutti i civili (i 100.000 rimasti), forzatamente trasferiti a Idlib, e non ad Aleppo ovest, che è prevalentemente sciita, alawita e cristiana.
L’esempio più evidente di una ricomposizione demografica della Siria su basi etnico-religiose, nonché di pulizia etnica di un’intera area forzatamente “liberata” dalla presenza di cittadini sunniti ostili al regime, costretti ad abbandonare case e averi alla ricerca di un futuro altrettanto incerto perchè magari in zone oggetto di operazioni militari – bombardamenti – del fronte governativo, in pieno inverno. La Commissione d’inchiesta ha concluso (p. 19) che l’evacuazione di Aleppo est ammonta al crimine di guerra di trasferimento forzato, essendo stata dovuta a ragioni strategiche e non alla sicurezza dei civili o a necessità militari imperative, anche alla luce del fatto che nessuno dei civili ha avuto la possibilità di rimanere nella propria casa.
Tuttavia, l’“evacuazione” di Aleppo non è un caso isolato (la lista è lunga) e dovrebbe essere inquadrata in una più ampia, diffusa e sistematica politica di governo di trasferimenti forzati di civili, che potrebbe ammontare a crimini contro l’umanità. Infatti, In base all’art.7(2)(d) dello Statuto della Corte Penale Internazionale, il trasferimento forzoso della popolazione civile è un crimine contro l’umanità che prevede “la rimozione delle persone, per mezzo di espulsione o con altri mezzi coercitivi, dalla regione nella quale le stesse si trovano legittimamente, in assenza di ragioni prevedute dal diritto internazionale che lo consentano”.
È anche la principale fattispecie che delinea la pulizia etnica, che sebbene non sia un crimine internazionale in sé in base al diritto internazionale, si tratta comunque di azioni rispondenti a una politica volta a espellere un gruppo etnico, religioso o culturale da un dato territorio, attraverso misure coercitive e violenze, per alterare la composizione della popolazione per finalità politiche, che possono ammontare a crimini di guerra o contro l’umanità. A parlare per la prima volta di pulizia etnica fu il Tribunale penale per l’ex Yugoslavia che, in relazione al trasferimento forzoso di musulmani e croati da parte delle forze serbe per creare un’area esclusivamente popolata da serbi, parlò di crimine contro l’umanità.
Attacchi deliberati su ospedali.
I bombardamenti deliberati sugli ospedali di Aleppo est sono andati avanti per anni, fino all’ultimo in ordine cronologico, risalente alla fine del 2016. Nell’ottobre 2016 il Coordinatore di aiuti umanitari ONU Stephen O’Brien annunciava il totale collasso del sistema sanitario di Aleppo e denunciava i deliberati bombardamenti sugli ospedali da parte dell’aviazione siriana e russa; il 16 novembre raid su Aleppo est colpirono l’ultimo ospedale pediatrico, uccidendo dei bambini, e la banca del sangue, uccidendo una ventina di persone. La Commissione d’inchiesta ha concluso (p. 8) che i bombardamenti ripetuti, la mancanza di avvertimenti prima degli attacchi e l’assenza di obiettivi militari in prossimità delle strutture mediche colpite suggeriscono fortemente che si è trattato di una campagna deliberata e sistematica di attacco a infrastrutture mediche come parte di una strategia per costringere la popolazione alla resa, cosa che ammonterebbe al crimine di guerra dell’attacco intenzionale a beni civili protetti.
Attacchi sui civili con bombe al cloro.
L’aviazione siriana fa regolarmente uso di bombe al cloro, considerate un’arma chimica in base alla Convenzione sulle armi chimiche che la Siria ha ratificato nel 2013 in base all’accordo raggiunto per lo smantellamento del suo arsenale. Il Meccanismo ONU che sta conducendo le indagini sull’utilizzo in Siria di queste armi bandite, ha finora prodotto quattro rapporti, che avevamo spiegato qui, ma bombe al cloro sono state usate anche contro Aleppo est. I primi a raccoglierne le prove sono stati quelli di Human Rights Watch, che ha documentato come tra il 17 novembre e il 13 dicembre 2016 gli attacchi al cloro da parte di elicotteri governativi su Aleppo est sarebbero stati almeno otto e avrebbero provocato la morte di nove civili, tra cui quattro bambini, oltre all’intossicazione di oltre 200 persone. Anche la Commissione d’inchiesta ha documentato questi casi, analizzando le prove video e fotografiche, i referti medici e le testimonianze dei sopravvissuti: considerando che il gas clorino fu sganciato con ordigni aria-terra, che i testimoni oculari confermano che c’erano elicotteri in volo durante gli attacchi e che nessun velivolo russo operava nelle zone colpite al momento degli attacchi, il responsabile degli stessi sarebbe, secondo la Commissione (p. 12), l’aviazione siriana.
Video di Human Rights Watch sui bombardamenti al cloro da parte dell’aviazione siriana sui quartieri residenziali di Aleppo est e sulle vittime intossicate. Credits to: Human Rights Watch.
Gli attacchi dei ribelli.
Anche i ribelli hanno commesso crimini di guerra ai danni della parte ovest di Aleppo, nella misura in cui per rispondere all’offensiva governativa hanno bombardato indiscriminatamente con artiglieria e missili terra-terra la parte ovest della città, causando numerose vittime civili. La Commissione ha concluso che, in mancanza di un obiettivo militare preciso, gli attacchi ribelli “ammonterebbero al crimine di guerra di attacco indiscriminato contro la popolazione civile, in piena violazione del principio di distinzione”, il quale stabilisce che durante un conflitto armato i belligeranti devono sempre fare distinzione tra civili e combattenti e non devono mai, in nessuna circostanza, colpire i civili.
di Samantha Falciatori