Da più di due anni infuria il dibattito sul TTIP e, mese dopo mese, è sempre più difficile districarsi dal groviglio di informazioni che rilasciano quotidianamente organi di stampa più o meno attendibili. Abbiamo cercato di fare chiarezza almeno nei suoi tratti salienti.
Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è un trattato commerciale mirato ad abbattere dazi doganali e barriere non tariffarie (normative ma non solo) tra UE e USA, i due più grandi mercati di scambio del mondo. Si parla dunque di liberalizzazioni e riforme normative su grande scala che influenzeranno la vita quotidiana di centinaia di milioni di cittadini europei e americani.
La storia ci ha insegnato quali siano i rischi di tali manovre (monopoli assoluti, danni a piccole imprese locali, abbassamento degli standard di sicurezza, delocalizzazioni incontrollate verso Paesi a bassa manodopera, ecc.) se non inquadrate in un sistema di garanzie per il consumatore e i suoi diritti – ambientali compresi: l’attenzione da prestare è dunque massima.
Uno dei problemi principali del TTIP è connesso alla segretezza dei negoziati tra UE e USA: i detrattori del TTIP denunciano che tale segretezza è antidemocratica e dunque ne vizia già di per sé i contenuti. Al contrario, la Commissione Europea sostiene di aver rilasciato un’infinità di documenti sulle proposte europee, dossier sullo status delle trattative, migliaia di pagine sul TTIP: non speculazioni o opinioni ma veri e propri mandati di negoziazioni, studi di fattibilità e report di impatti sia economico che ambientali.
[ecko_alert color=”gray”]Leggi anche A che punto siamo con il TTIP[/ecko_alert]
La battaglia più interessante di fonti e interpretazioni si gioca tra i documenti forniti da Greenpeace e dalla Commissione Europea. Il 2 maggio 2016, Greenpeace ha rivelato di essere entrata in possesso di una serie di documenti “riservati” che – molto curiosamente – le danno ragione in merito a tutte le preoccupazioni fino a quel momento sviluppate sul TTIP e ha quindi incrementato il tam-tam mediatico contro il trattato.
La Commissione Europea ha risposto continuando a pubblicare altri documenti, di cui alcuni di una semplicità assoluta, così che ognuno possa farsi la propria opinione.
Vediamo, partendo proprio dalle minacce rese note da Greenpeace, il merito della disputa:
[ecko_alert color=”orange”]1. Il TTIP apre le porte all’ingerenza delle multinazionali a danno dei piccoli produttori e dei consumatori[/ecko_alert]
Cosa dice Greenpeace:
Le tariffe doganali tra UE e USA sono già basse, non serve un trattato. Il TTIP è principalmente un mezzo per smantellare i regolamenti europei che risolverà le dispute tra multinazionali e governi attraverso meccanismi di arbitrato non democratici gestiti da un trattato segreto. I servizi pubblici potrebbero essere appaltati ad aziende straniere senza attenzioni al pubblico e con grave danno per la collettività.
È possibile che si indeboliscano i rigorosi criteri per l’eliminazione delle sostanze tossiche nella produzione, e i relativi valori d’uso tollerabili. Allinearsi a standard più bassi significherebbe trovare negli scaffali dei nostri negozi prodotti contenenti sostanze chimiche dannose, oggi bandite nell’Unione Europea, e prodotti testati sugli animali.
Con il TTIP – continua Greenpeace – molti alimenti a basso costo dell’agricoltura industriale statunitense potrebbero inondare il mercato europeo mettendo a rischio il futuro dei piccoli coltivatori locali e delle produzioni ecologiche. Il trattato potrebbe diminuire il livello di cautela e protezione relativo all’uso di pericolosi pesticidi, al commercio di prodotti geneticamente modificati (OGM) e di additivi alimentari, non sicuri e non necessari.
Cosa dice la Commissione UE:
Le negoziazioni del TTIP sono trasparenti e la Commissione ha pubblicato numerosi documenti. I documenti più sensibili che non sono stati pubblicati sono comunque a disposizione dei parlamentari di ogni Stato membro dell’UE – che forse nemmeno sanno di poterli visionare, ndr. L’UE si incontra regolarmente con aziende, associazioni di consumatori, sindacati e gruppi ambientalisti. Un gruppo di 16 esperti esterni è stato creato appositamente per proteggere gli interessi di queste categorie.
Le barriere tariffarie sono basse tra UE e USA (pari a una media del 4% del valore del bene scambiato) ma alcuni settori economici soffrono ancora alti dazi: una media include sempre degli estremi e proprio questi vogliono essere obiettivo del TTIP. L’industria alimentare e tessile ne sono un esempio e, applicando il pur basso valore percentuale agli enormi volumi di scambio, è facile capire – dice la Commissione – come le industrie europee ne soffrano. Il TTIP opererà nel far risparmiare le aziende europee aumentandone allo stesso tempo il volume esportato.
In ogni trattato commerciale internazionale i governi hanno l’obbligo di assicurare alle aziende estere che applicheranno le stesse regole che devono rispettare le aziende locali. Il cosiddetto sistema ISDS (Investor-State Dispute Settlement, che esiste già da anni e sarà solamente rinforzato dal TTIP) prevede che un investitore estero che ritenga di essere stato vittima di discriminazioni, possa chiedere a un gruppo di esperti di valutare il suo caso e, se lo Stato è giudicato colpevole, è tenuto a pagare una compensazione per i danni recati. L’UE lavora per rinforzare l’ISDS, chiarire i casi in cui un’azienda può citare un governo, rendere pubblico il processo di giudizio e i documenti relativi. I paesi UE, fa notare la Commissione, hanno già più di 1.400 accordi commerciali bilaterali gestiti in questo modo.
Relativamente alle ingerenze delle multinazionali nel settore pubblico, l’UE lascia tutti gli Stati membri liberi di gestire i servizi pubblici senza restrizioni o indicazioni, con la garanzia che il TTIP non toccherà nessuno di questi servizi, anche perché sono argomenti su cui l’UE non ha competenza. I governi europei saranno sempre liberi di decidere se e quando privatizzare un servizio o se renderlo pubblico, e il mancato rinnovo di un contratto a un’azienda privata appaltatrice non sarà mai oggetto di penali o compensazioni.
Esempi pratici, secondo la Commissione UE:
Nel 2011 l’UE ha siglato con la Corea del Sud un accordo di liberalizzazione simile al TTIP. Da allora le esportazioni tedesche di airbag per auto sono salite del 500%, le esportazioni francesi nel settore ferroviario sono aumentate di 30 volte e le esportazioni di sistemi di condizionamento dalla Polonia di 23 volte. Parallelamente, i prodotti coreani sono diventati più economici per i consumatori europei.
Un esempio pratico dell’effetto del TTIP sulle piccole imprese viene dalla pasticceria danese: oggi c’è una tassa del 6% alla dogana che, se aggiunta ai costi dei distributori americani, comporta un 10% di costo in più rispetto alla concorrenza. Il TTIP permetterà alle piccole aziende di pasticceria di esportare negli USA senza costi aggiuntivi.
Un altro esempio viene dai produttori di ortaggi e verdure della Spagna rurale, che hanno visto le loro esportazioni verso gli Stati Uniti (circa il 30% delle vendite totali) ridursi a causa delle preferenze commerciali accordate da Washington ai partner dell’America Latina. Se dieci anni fa gli esportatori spagnoli esportavano quasi il 100% dei peperoni in vasetto verso gli USA, oggi esportano solo il 25%. Il TTIP risolverà questo “problema”.
[ecko_alert color=”orange”]2. Tutele ambientali e alimentari consolidate potrebbero essere annullate dal TTIP[/ecko_alert]
Cosa sostiene Greenpeace:
Per poter utilizzare delle sostanze chimiche nell’Unione Europea si deve provare che esse siano sicure, mentre negli Stati Uniti si applica una “presunzione di sicurezza”: si suppone cioè che le sostanze non siano dannose fino a che non viene dimostrato il contrario. I rigorosi standard europei potrebbero dunque essere indeboliti. Un discorso che potrebbe valere per le nanotecnologie e per le sostanze chimiche che hanno un impatto nocivo sul sistema ormonale.
Nell’Unione Europea il “Principio di Precauzione” prevede che un’impresa, prima di farsi autorizzare un processo produttivo o il rilascio di un prodotto sul mercato, debba dimostrarne l’innocuità. Con il TTIP questo principio verrebbe messo in discussione, perché percepito come un ostacolo al commercio da molti gruppi industriali di entrambe le sponde dell’Atlantico.
Cosa dice la Commissione UE:
Il “principio di precauzione” non è oggetto di negoziazione del TTIP, le procedure di sicurezza per l’immissione nel mercato restano invariate. Il TTIP non comporterà nessun indebolimento della dura normativa della sicurezza alimentare e il modo in cui gli OGM sono disciplinati resterà immutato (il che significa che ogni Stato membro resta totalmente libero di applicare le regole che ritiene opportune). Il TTIP non forzerà l’Europa a importare OGM che la regolamentazione UE non abbia già approvato, carni trattate con ormoni, né da animali clonati ma, al contrario, permetterà importazioni e esportazioni più semplici. In passato, crisi come il “morbo della mucca pazza” sono state difficili da risolvere e molti paesi tra cui gli USA, hanno bandito le importazioni di carne europea per lungo tempo.
Esempi pratici, secondo la Commissione UE:
Oggi le ostriche europee non possono essere esportate negli USA poiché Washington, per assicurarsi che i molluschi non abbiano batteri pericolosi, prevede di testare l’acqua in cui crescono. In Europa, invece, si testano le ostriche stesse. Gli scienziati confermano che entrambi i metodi funzionano e grazie al TTIP i produttori francesi e irlandesi di ostriche potranno esportare le ostriche negli USA.
[ecko_alert color=”orange”]3. Il TTIP rende più complicata la lotta al cambiamento climatico[/ecko_alert]
Cosa dice Greenpeace:
Gli Stati Uniti non hanno ratificato accordi ambientali multilaterali, come ad esempio la Convenzione sulla Diversità Biologica. Il TTIP dovrebbe contenere un capitolo sullo sviluppo sostenibile ma senza che vi sia nessun obbligo da parte degli Stati Uniti di ratificare tali accordi internazionali, con evidenti ripercussioni negative sulla credibilità degli impegni presi nei trattati stessi. I limiti ambientali e gli standard di sostenibilità relativi all’uso di fonti di energia dannose per il clima – ad esempio il petrolio prodotto da sabbie bituminose – potrebbero essere indeboliti o addirittura eliminati, perché considerati di intralcio al commercio di fonti energetiche.
Inoltre, l’accordo aumenterebbe il volume di scambi tra UE e Stati Uniti, facendo quindi crescere la mole di trasporti tra le due coste dell’Atlantico con un aumento dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 dannose per il clima.
Cosa dice la Commissione UE:
L’UE ha creato un capitolo nel TTIP per rafforzare lo sviluppo sostenibile in linea con gli standard UE di protezione ambientale che, peraltro, sono i migliori del mondo. Il TTIP assicurerà che l’UE continui a decidere i propri livelli di protezione dei diritti dei lavoratori e dei diritti ambientali e che UE e USA si impegnino a rinforzarli. Il trattato includerà l’impegno a rispettare gli alti standard dell’ILO (International Labour Organization) e permetterà a UE e USA di collaborare più agilmente per combattere la pesca illegale, la tratta di animali e promuovere il commercio e gli investimenti nelle energie rinnovabili.
Esempi pratici, secondo la Commissione:
Circa dieci anni fa l’UE ha bandito i test sugli animali per i cosmetici e deodoranti e i loro ingredienti, mentre oggi negli USA questi test sono ancora permessi. Il TTIP farà sì che anche gli USA sperimentino test alternativi a quelli sugli animali partendo dai test sviluppati dai produttori europei che, grazie al TTIP, condivideranno il know-how scientifico per il rispetto della natura.
[ecko_alert color=”orange”]In conclusione[/ecko_alert]
Come ogni grande cambiamento, i rischi e le opportunità che il TTIP porta con sé sono affascinanti e al tempo stesso terrificanti. L’impegno di Bruxelles a mettere in campo contromisure per evitare monopoli, abusi di mercato e per ridimensionare i possibili danni al consumatore è massimo, il trattato è in fase di preparazione da anni e al suo perfezionamento hanno lavorato esperti di ogni genere. Secondo la Commissione Europea il TTIP farà crescere l’economia europea di 120 miliardi di euro, una cifra che rilancerebbe la ripresa europea come nient’altro ha il potere di fare. D’altra parte, secondo il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz, il solo esempio del fallimento del NAFTA (un trattato stipulato tra USA e Messico che ha spinto le aziende americane a esternalizzare la produzione verso la bassa manodopera messicana) dovrebbe spingere gli europei a rifiutare l’accordo. In Messico i salari non sono cresciuti, negli Stati Uniti l’industria è fallita ed entrambe le economie ne hanno risentito. Possiamo aspettarci qualcosa di diverso da un accordo con l’UE? Secondo la Commissione Europea sì, ma solo il tempo potrà dire chi aveva ragione.