Ma allora, il Venezuela come è messo?

An opposition supporter with a giant 100-bolivar note with the word "Hungry" written on it seen at a gathering to protest against the government of Venezuelan President Nicolas Maduro along with economic insecurity, and shortages, in Caracas on August 8.REUTERS/Carlos Garcia Rawlins
Male, decisamente: è in atto una crisi che potrebbe modificare non solo la politica interna del Paese, ma anche gli equilibri politici del Sud America. Tutti si aspettano un cambiamento, ma molti temono che sia traumatico.

Il 13 maggio in Venezuela è stato dichiarato lo stato di emergenza dal Presidente del Venezuela Nicolás Maduro, ma la settimana successiva il Parlamento ha definito il decreto “incostituzionale” in quanto, secondo il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Henry Ramos Allup, questo è un atto compiuto da Maduro in una “situazione disperata.”Nel frattempo in tutto il Paese si registrano disordini legati alla mancanza di cibo e beni di prima necessità, Caracas conferma di essere la seconda città con il più alto tasso di omicidi al mondo e la popolarità del Presidente è in caduta libera.

Lo “stato di emergenza” e lo “stato di eccezione”

Quello di “stato di eccezione” è uno dei concetti chiave, tra gli altri, nell’ontologia politica di Carl Schmitt. Lo “stato di eccezione” si dichiara in presenza di una circostanza particolarmente grave che impone di sospendere il rispetto delle leggi scritte e di dedicarsi con tutte le forze al superamento della crisi stessa. In questo caso è il capo del governo a poter decidere di questa “eccezionalità” per salvaguardare il Paese anche a costo di andare a ledere i diritti individuali: la continuità della polity – l’istituzione politica – è uno dei principali motivi di esistenza della polity stessa.

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In Venezuela, lo “stato di eccezione” è regolato dall’articolo 337 della Costituzione. Attraverso lo “stato di eccezione”, nel caso attuale del Venezuela, la polizia e l’esercito potranno vendere e distribuire cibo, mentre il potere di sorveglianza per garantire la sicurezza spetterà ai comitati locali. Un effetto indiretto di questa catastrofica gestione economica e politica del Venezuela è il pericolo che, a lungo andare, la carenza di cibi sani e variegati, potrebbe mettere a rischio la salute dei cittadini. Latte, carne e fagioli, i maggiori prodotti di proteine in Venezuela, hanno prezzi smisurati, mentre cibi più economici, quali pane e farine di mais, contengono carboidrati ma poche sostanze nutritive, come spiega il nutrizionista Héctor Cruces. Inoltre sta crescendo il numero di generi alimentari distribuiti sul mercato nero, mentre i supermercati sono sempre più vuoti.

A un passo dal crollo

Secondo i servizi segreti statunitensi, il Paese si troverebbe ad un passo dal tracollo, un paese dove lo scorso anno la crescita economica è scesa quasi del 6% secondo le stime del Banco Central de Venezuela, e il tasso di inflazione stimato nell’ultima relazione sulle prospettive economiche del FMI sarebbe del 720%. Il prezzo del petrolio – di cui il Venezuela è uno dei maggiori produttori mondiali e da cui dipende una buona parte del bilancio pubblico del Paese –  negli ultimi due anni è passato da 110 dollari al barile a soli 26 dollari, tornando negli ultimi mesi ai 50 dollari, un prezzo non abbastanza sostenuto per risolvere i drammatici problemi di deficit statali.

Non avendo il Paese riserve monetarie, il crollo del prezzo del petrolio si è tradotto in una crisi immediata. Ad aggravare la situazione generale vi è stata poi la raccolta firme iniziata in questi giorni da migliaia di cittadini venezuelani per organizzare un referendum con il proposito di destituire il Presidente Nicolás Maduro al grido di “Revocatorio ya!”.

Aumento della violenza

In questo contesto poco promettente, la violenza venezuelana aumenta drasticamente. Il 2015 è stato un anno record per il Paese, che ha raggiunto il tasso più elevato di omicidi dalla sua indipendenza, registrando una media di 90 omicidi ogni 100 mila abitanti – in Italia è di 0.8 – secondo l’Observatorio Venezolano de la Violencia, piazzandosi così al secondo posto nel mondo, dopo El Salvador, con il secondo tasso di omicidi più elevato dei Paesi non in guerra. Nello stesso anno l’UNLIREC ha registrato un aumento del 194% rispetto ai due anni precedenti di morti avvenute con bombe a mano, conferendo al Venezuela l’infelice primato. Si verificano in media 7 casi al mesi.

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di Christian Piscopo