In Ungheria la volata al terzo mandato di Viktor Orban è arrivata a suon di voti. Quasi il 50% degli elettori, infatti, ha riconsegnato domenica 8 Aprile la preferenza nelle mani del capo del Governo uscente, leader del partito conservatore Fidesz.
Fidsez di Viktor Orban a quota 49%
Una maggioranza (quasi) assoluta. Un record per il movimento che, nonostante faccia parte del Partito popolare europeo, sempre più spesso si trova allineato con i gruppi euroscettici e antisistema, mettendo in imbarazzo i colleghi moderati a Strasburgo. Potrebbero essere ben 133 su 199 i seggi che Orban è riuscito a conquistarsi nella tornata elettorale della scorsa domenica. Un risultato che ha “premiato” le posizioni conservatrici, nazionaliste e sovraniste.
Dobbiamo decidere bene, perché sbagliando non ci sarà più modo di riparare; rischiamo di perdere il nostro Paese, che diventerà un Paese di immigrati. Difenderò l’Ungheria.
Questa l’ultima dichiarazione pubblica del capo del Governo uscente.
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I socialisti, infatti, si sono fermati all’11,9% e a quota 20% si è attestato il partito di centrodestra Jobbik, formazione reazionaria e che un tempo faceva parte dell’orbita dell’estrema Destra magiara.
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Campagna elettorale infuocata
Quella delle ultime settimane è stata una campagna elettorale letteralmente “infuocata”. Il premier uscente, infatti, ha dovuto fare i conti con le pesanti accuse di corruzione, di violazione dello stato di diritto e della troppa “vicinanza” con il presidente russo Vladimir Putin e con il turco Recep Erdogan.
Ma il leader conservatore, dal canto suo, è riuscito a conquistare la preferenza di un ungherese su due. La ricetta del successo? Una campagna incentrata sulla propaganda anti-migranti, puntando tutto su quella che non ha mancato di bollare come “congiura” del magnate George Soros.
Le ripercussioni in Europa
La vittoria schiacciante di Viktor Orban in Ungheria arriva a poche settimane dall’affermazione politica delle forze di Centrodestra e euroscettiche anche in Italia. Molte sono infatti le similitudini tra la Lega di Matteo Salvini e il Movimento 5 Stelle, soprattutto sui temi europei e quelli legati al fenomeno migratorio.
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In Italia, se da un lato la Lega nazionalista deve fare i conti con gli alleati (moderati e non) del Centrodestra, dall’altro il Movimento di Luigi Di Maio nonostante il 32% dei voti non è in grado di assicurare una maggioranza parlamentare.
Dall’Unione europea, invece, sono già arrivate le congratulazioni (con l’auspicio anche di una maggiore cooperazione) del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Proprio da Bruxelles, nelle prossime settimane, si saprà quale sarà la linea da seguire anche per il tema del ricollocamento dei migranti, un problema che il Governo di Budapest vorrebbe gestire in totale autonomia. Alla faccia della collaborazione.
di Omar Porro