Domenica 11 marzo, l’Assemblea Popolare Cinese – il massimo organismo politico plenario del paese – ha approvato un’importante modifica della Costituzione. Come proposto dallo stesso Xi Jinping qualche settimana fa, d’ora in avanti non ci sarà nessun limite ai mandati consecutivi che un Presidente può ricoprire, spianando la strada a un potere indefinito dell’attuale leader cinese. In precedenza, era possibile ricoprire solamente due mandati consecutivi, della durata di cinque anni ciascuno.
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Prima di Xi Jinping, sia Jiang Zemin che Hu Jintao (Segretari del partito comunista cinese – PCC – prima di Xi) hanno contribuito ad aumentare il potere del segretario, creando il principio organizzativo “tre in uno”: a partire dal 1989 infatti, il Segretario Generale del PCC ha ricoperto anche le cariche di Presidente della Commissione Militare Centrale e, dal 1993, di Presidente della Repubblica. Sebbene Jiang abbia sospeso questa formula nel 2002 rifiutando il seggio a presidente della Commissione Militare Centrale, Hu Jintao la reintrodusse nel 2004 e questo centralizzò fortemente il potere coordinativo ed esecutivo nella figura di un unico uomo al potere a capo dei più grandi centri decisionali del paese.
Questa riforma politica strutturale fu realizzata nell’ottica di coordinare meglio il processo decisionale in politica estera e di sicurezza nazionale, permettendo al leader sia di essere comandante in capo delle forze armate, sia di essere nominato Presidente della Repubblica, venendo accolto nelle visite diplomatiche con il protocollo formale riservato ai capi di Stato.
Xi Jinping è stato eletto Segretario del PCC nel 2012 e Presidente nel 2013. Xi sarà sicuramente rieletto per un secondo mandato nei prossimi giorni, mentre il suo secondo mandato come capo delle forze armate è iniziato lo scorso ottobre 2017.