La situazione siriana è un inferno. Capire cosa sta succedendo è doveroso in quanto esseri umani e indispensabile per la comprensione di quei fenomeni che travalicano i confini naturali di quella terra. Per questo motivo la nostra Rivista seguirà più da vicino la guerra siriana, che in realtà sono tante guerre diverse e sovrapposte, in modo da fornire un quadro sempre aggiornato e il più chiaro possibile.
La missione congiunta Onu-Opac istituita nel 2015 con il mandato di determinare i responsabili di attacchi chimici ha finora risolto 4 casi.
Ci sono importanti novità circa l’attribuzione delle responsabilità dell’uso di armi chimiche in Siria. A fronte dei numerosi casi registrati, dall’attacco al sarin su Ghouta (che avevamo ricostruito qui) ai tanti casi di bombardamenti al gas clorino (che avevamo visto qui) il 7 agosto 2015 fu approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu la risoluzione S/RES/2235, con cui è stato creato un meccanismo investigativo congiunto tra Onu e Opac (il Joint Investigative Mechanism: Jim) il cui mandato è determinare, in modo indipendente e imparziale, i responsabili degli attacchi chimici in Siria. Il Jim è divenuto operativo nel novembre 2015 e ha pubblicato finora quattro rapporti.
Il primo rapporto del febbraio 2016 identifica i 29 casi accertati di uso di armi chimiche nei governatorati di Hama, Idlib e Aleppo, su cui la missione sta concentrando le indagini e pone le basi metodologiche; il secondo rapporto del giugno 2016 aggiorna sulle indagini di 9 di questi casi senza ancora giungere a delle conclusioni; il terzo rapporto dell’agosto 2016, invece, pubblica le prime conclusioni: in 8 dei casi è stato usato gas clorino, in uno gas “mostarda”, e nella quasi totalità degli 8 casi di clorino il rapporto stabilisce che al momento degli attacchi c’erano elicotteri in volo.
Il team investigativo ha più volte chiesto alle Forze armate siriane i registri di volo dell’aviazione ma, si legge nel rapporto a pag. 10, “il governo siriano non li ha forniti”. Il rapporto riesce comunque ad accertare i responsabili di tre dei casi in esame. Il primo a Talmenes (Idlib) del 21 aprile 2014 e il secondo a Sarmin (Idlib) del 16 marzo 2015, entrambi al gas clorino attribuiti, a pag. 13, a elicotteri delle Forze armate siriane ai danni di civili; il terzo a Mare’a (Aleppo) del 21 agosto 2015, con gas mostarda attribuito, a pag. 14, a ISIS ai danni dei ribelli dell’Fsa e dei civili di Mare’a.
Il rapporto esclude, a pag. 11, le responsabilità dei ribelli, sostenendo che i piccoli droni a loro disposizione non sono compatibili con le bombe al cloro sganciate e conferma che non potevano aver avuto accesso a elicotteri.
Negli altri casi, sebbene nella maggior parte gli attacchi siano avvenuti in concomitanza di bombardamenti a opera di velivoli dell’aviazione siriana, il Jim non ha riscontrato elementi sufficienti per determinarne il nesso causa-effetto. Il quarto rapporto dell’ottobre 2016 riesce a determinare (pag. 6) i responsabili di solo un attacco, quello a Qmenas (Idlib) del 16 marzo 2015 – al gas clorino – attributo a un elicottero delle Forze armate siriane. Per gli altri casi, il Jim ha nuovamente chiesto al governo siriano di fornire i nomi delle specifiche unità delle Forze armate siriane o di qualsiasi entità esterna alle Forze armate che potevano operare voli al momento degli attacchi, ma il governo siriano non li ha forniti (pag. 8-9). Le indagini sugli altri casi sono ancora in corso.
La collaborazione del governo siriano è comunque sempre stata lacunosa. A luglio 2016 l’Opac ha annunciato di aver trovato quattro agenti chimici non dichiarati dal regime siriano. L’Opac sta facendo pressione su Damasco per capire come mai, dato che le spiegazioni date finora sono state definite del capo dell’Opac Ahmet Uzumcu contraddittorie.
Più volte il governo siriano ha mentito sulle sue scorte chimiche, continuando a usare le bombe al gas clorino su zone residenziali in mano all’opposizione e ora, grazie al lavoro del Jim, cominciano ad essere accertate le responsabilità del governo siriano. Ma non solo le loro, dato che un caso è attribuito a Isis. Sebbene da un lato sia noto che Damasco possiede un arsenale chimico, dall’altro è finora ignoto come abbia fatto Isis a ottenere il gas mostarda.
Il Network siriano per i diritti umani ha identificato 139 casi in cui sono state utilizzate armi chimiche. In questa dettagliata inchiesta del Syrian Archive, una piattaforma open source che raccoglie, verifica e conserva la documentazione visiva di violazioni dei diritti umani in Siria, si fornisce una documentazione di alcuni di questi incidenti. Il database di armi chimiche aggiornato, con 392 video verificati, comprende violazioni commesse tra il dicembre 2012 e il settembre 2016.
di Samantha Falciatori