Al vertice sui migranti di Parigi, tra i capi di Stato e di Governo di Italia, Francia, Spagna, Germania, Libia, Ciad e Niger, è passata la linea italiana. L’Unione europea dovrà intervenire direttamente con missioni civili e militari in Africa.
Missioni civili, impegno militare e investimenti nel continente africano. Questi sono i principali “punti chiave” usciti dal vertice sui migranti che si è tenuto lunedì a Parigi.
Un incontro plurilaterale che ha visto da un lato i leader di Italia, Francia, Spagna, Germania, Libia, Ciad e Niger e dall’altro l’Alto rappresentante dell’Unione europea, Federica Mogherini.
Migranti: l’Europa non può più tacere
È stata la stessa Mogherini a confermare come l’Unione europea non lascerà soli i paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo e che hanno bisogno dell’aiuto concreto di tutta l’Europa.
Se da un lato le intenzioni di affrontare il problema dei flussi migratori dal continente africano verso l’Europa sono chiare, dall’altro però bisogna fare i conti con il Trattato di Dublino.
La convenzione, infatti, “frena” in maniera drastica ogni operazione di aiuto da parte delle Istituzioni comunitarie, vincolate al rispetto di quanto previsto dagli accordi firmati il 15 giugno del 1990.
Germania e Francia: “Rivedere la Convenzione di Dublino”
Il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, all’unisono con il Cancelliere tedesco Angela Merkel, ha spiegato come sia necessaria, alla luce dei continui flussi migratori che si ripercuotono sulla gestione delle coste meridionali dell’Europa, una revisione sostanziale del Trattato di Dublino in tema di accoglienza e gestione del diritto d’asilo.
Dobbiamo agire insieme, dai Paesi d’origine fino all’Europa, passando per i Paesi di transito; è un’esigenza morale, di solidarietà e un principio di azione e di efficacia”.
Così il presidente francese ha voluto presentare la “task force” che avrà il compito di monitorare e di controllare che gli accordi presi a Parigi vengano effettivamente rispettati dalle parti, in primis dai Paesi di transito e da quelli di “approdo” dei rifugiati.
In Libia la situazione dovrà migliorare; il sistema Dublino dovrà essere rivisto, non offre soluzioni soddisfacenti. I ‘Paesi d’arrivo’ sono sfavoriti e non c’è solidarietà reale, servono nuove soluzioni”.
Così è intervenuto il cancelliere Merkel, al termine del tavolo di lavoro di Parigi.
Africa: stabilizzare la Libia e monitoraggio delle frontiere
Stabilizzare la situazione politica e militare in Libia, per garantire una maggiore facilità operativa per l’Italia nella gestione delle operazioni di soccorso. Anche questa è una delle priorità del vertice di Parigi cui ha partecipato anche il premier libico Fayez al-Serraj:
Gratitudine nei confronti del Governo italiano per la formazione e la dotazione della Guardia costiera libica che ha già permesso di salvare molti migranti, è necessario sorvegliare in modo più efficace i nostri confini meridionali”.
Si allungano però anche le ombre sulla gestione dei flussi di migranti diretti alle coste sul Mediterraneo.
Secondo un’inchiesta elaborata dall’Associated Press, infatti, parrebbe che il Governo di Roma abbia stretto accordi (smentiti da Palazzo Chigi) con alcune potenti milizie libiche, in passato coinvolte direttamente con l’esodo di profughi dall’Africa centrale.
Le due milizie sarebbero la “Brigata 48” e la “Al-Ammu”, entrambe con sede vicino a Tripoli.
All’incontro hanno partecipato i Presidenti del Ciad, Idriss Déby, e del Niger, Mahamadou Issoufou, il premier spagnolo Mariano Rajoy e italiano, Paolo Gentiloni.
Dal vertice è stata anche evidenziata la necessità per l’Africa di un maggiore monitoraggio e un maggiore controllo delle frontiere esterne. Per fare ciò bisognerà garantire una migliore gestione dei flussi che si muovono verso la Libia per attraversare poi il Mediterraneo.
Proprio per andare in questa direzione verranno realizzati nuovi centri di accoglienza “in loco” per distinguere i possibili richiedenti asilo dai migranti economici.
Nella dichiarazione congiunta è prevista una maggiore collaborazione con l’Unhcr, l’Oim e con le associazioni umanitarie delle Nazioni Unite. L’Unione europea, dal canto suo, avrà il compito di implementare la presenza militare e di operazioni civili nell’Africa del Sahel, investendo nella formazione degli operatori di frontiera di Niger, Ciad e Mali, con un investimento di 50 milioni di euro.
di Omar Porro