Nell’ambito della crisi politica in Ecuador, il presidente Lenin Moreno si sta scontrando con il suo predecessore e compagno di partito, Rafael Correa, e gli scandali Odebrech e Panama Papers stanno facendo emergere ampi settori di illegalità tra le élite politiche. Qui vi offriamo un riepilogo.
Lo scandalo Odebrech
Con l’elezione ad aprile del nuovo presidente Lenin Moreno si è aperta una nuova crisi politica in Ecuador. Con lo scandalo Odebrecht che già aveva colpito il paese durante la campagna elettorale, la politica di anticorruzione del presidente Moreno ha portato ad una spaccatura all’interno del suo partito Alianza Pais a causa della decisione del presidente ecuadoriano di togliere ogni funzione al vice-presidente Glas – fedelissimo dell’ex presidente Correa – sotto indagine per lo “scandalo Odebrech“, che lo vede imputato con l’accusa di aver preso tangenti per 14 milioni di dollari dalla multinazionale brasiliana – attiva nei settori delle costruzioni e dell’ingegneria civile – per favorirla nell’assegnazione di appalti.
Il coinvolgimento di Glas è diventato, per il presidente Moreno, un caso politico, in quanto Glas è stato vice-presidente del paese dal 2014, già durante il terzo mandato dell’ex presidente Rafael Correa. In seguito a questa decisione, una parte dei parlamentari di Alianza Pais ha gridato al complotto e un’altra parte si è offerta come mediatore. La decisione, di arrestare Glas è dovuta alla presenza di nuove prove presentate al Procuratore generale, che ha ottenuto nuove informazioni dagli Stati Uniti sul caso Odebrecht, un caso che coinvolge molti politici di diversi paesi dell’America Latina.
La sospensione di tutte le cariche di Glas da parte del presidente Moreno è diventata motivo di scontro tra l’ex presidente Rafael Correa e l’attuale presidente, in quanto Glas come vice-presidente di entrambi doveva rappresentare la continuità politica tra Moreno e Correa.
Il Patto etico di Correa
Nel luglio 2016 l’allora presidente Correa convocò una consulta popolare (Pacto etico) per le elezioni presidenziali del febbraio 2017, che aveva l’obiettivo di chiedere alla cittadinanza un parere sul divieto per i funzionari pubblici di portar i propri capitali nei paradisi fiscali, obbligandoli a riportare in Ecuador i capitali già espatriati. Con lo scandalo dei Panama Papers si è scoperto che ben 20.288 funzionari pubblici avevano spostato 14,6 milioni nei paradisi fiscali; soprattutto a Panama, Lussemburgo, Portorico, Andorra, Saint Vincent e Cipro.
A seguito dello scontro, il presidente Moreno viene oggi tacciato da una parte dei dirigenti di Alianza Pais di essere favorevole a politiche liberiste lontane dalle politiche socialiste dell’ex presidente Correa, nonostante l’attuale presidente abbia dichiarato di voler continuare l’opera politica del suo predecessore.
Lenin Moreno è stato vicepresidente dal 2007 al 2013 e fin dalla campagna elettorale per le presidenziali ha garantito di voler continuare il progetto “Socialismo del XXI Secolo”, inaugurato – e tradito, secondo alcuni dirigenti – dallo stesso Correa, che dal palco di un evento commemorativo per i 150 anni della Universidad Nacional de Colombia ha sconfessato la linea politica di Moreno invocando una nuova assemblea costituente.
A portare ulteriori divisioni all’interno di Alianza Pais è stata la decisione presa il 2 ottobre scorso dal presidente Moreno di convocare un referendum con 8 quesiti, che contengono alcune richieste delle opposizioni che sostengono una maggiore democratizzazione, in particolare dopo dieci anni di presidenza Correa, che è accusato di aver limitato alcune libertà fondamentali. Lo scontro ha portato alla sospensione di Moreno – poi annullata da un tribunale – dalla presidenza del partito.
La consultazione popolare di Lenin Moreno
Lo scorso 2 ottobre il governo ecuadoriano ha consegnato alla Corte Costituzionale l’elenco dei quesiti decisi dall’esecutivo. Tra gli altri, inasprimento delle sanzioni per i casi di corruzione,, limitazioni delle estrazioni minerarie, riduzione delle aree amazzoniche dedicate allo sfruttamento energetico, modifiche fiscali, ma soprattutto, il divieto per le cariche elettive di candidarsi per un secondo mandato. Nel 2015 Correa aveva fatto aggiungere un emendamento in Costituzione che toglieva le limitazioni alle ricandidature, così da poter correre nel 2021.
Gli amicus curie pro e contro la consultazione popolare
Appena consegnato alla Corte Costituzionale l’elenco dei quesiti decisi dall’esecutivo, sono stati presentati anche i memorandum degli “amicus curie”. Con questa espressione ci si riferisce a chiunque offra volontariamente informazioni alla Corte su un aspetto della legge o su altre parti del caso, per aiutarla a decidere.
La decisione sull’ammissibilità dell’informazione è a discrezione della Corte Costituzionale. In appoggio al presidente Moreno è intervenuto il nuovo movimento Siamo Ecuador (Somos Ecuador) di cui fanno parte il Centro Democratico di Jimmy Jairola (prefetto di Guayas), alcuni ministri, ex ministri, e circa 60 organizzazioni sociali dei trasporti, di lavoratori, artigiani, funzionari pubblici, insegnanti e medici.
Per quanto riguarda i membri di Alianza Pais alcuni sono favorevoli alla consulta popolare, mentre altri la osteggiano, Soledad Buendia. il principale gruppo d’opposizione CREO vede nel referendum (la cui data è ancora incerta: si parla del gennaio 2018), l’opportunità di smantellare alcune istituzioni instaurate da Correa. L’opposizione infatti chiede cambiamenti soprattutto in materia di giustizia e di controllo dell’informazione.
Mentre i giudici costituzionali dovranno iniziare le procedure per accogliere o respingere i quesiti, la direzione nazionale di Alianza Pais ha nominato al posto di Moreno il vicepresidente del partito, Ricardo Patiño e ha inoltre chiesto all’ex-presidente Rafael Correa di aiutare il partito a ristrutturarsi a tutti i suoi livelli.
di Alberto Galvi