A Cuba è iniziato il processo elettorale che porterà alla fine del mandato presidenziale di Raúl Castro. Come si voterà e cosa ci si deve aspettare?
A Cuba sono iniziate le elezioni più importanti della sua storia recente. Dopo decenni di dittatura della famiglia Castro, l’isola caraibica potrebbe infatti essere a una svolta, non solo perché Raúl Castro ha già svolto due mandati presidenziali – e quindi non potrà essere rieletto – ma anche perché la società è forse pronta a un cambiamento politico radicale, in un momento in cui le tensioni con gli Stati Uniti e la crisi economica venezuelana potrebbero portare a un tracollo della fragile economia cubana.
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Era stato lo stesso Raúl Castro nel 2011 ad approvare la legge che pone il vincolo del doppio mandato per la carica di Presidente, per cui quest’anno dovrà lasciare la sua carica. È infatti iniziato con le elezioni comunali il processo elettorale che porterà all’elezione di un nuovo presidente. Previste per il 22 ottobre, le comunali erano state rinviate al 26 novembre a causa dei danni provocati dall’uragano Irma, con un secondo turno convocato per il 3 dicembre nel caso in cui un candidato avesse ottenuto meno del 50% dei voti validi nei rispettivi comuni, cosa che di fatto è avvenuta.
La prima tappa del 26 novembre e 3 dicembre è stata quella delle 168 Asambleas municipales del poder popolar (Assemblee comunali del potere popolare), unica votazione diretta a Cuba per le elezioni dei 12.515 delegati municipali, su un totale di 27mila candidati, che resteranno in carica per due anni e mezzo. Su queste elezioni però pende già lo spettro delle irregolarità: il Dipartimento di Stato di USA ha denunciato che il voto è stato viziato dalle autorità che hanno “usato intimidazioni, artifici arcani e false accuse” per escludere i candidati indipendenti dal voto, esclusione che di fatto c’è stata, in un sistema politico in cui vi è un solo partito, il Partito comunista cubano (PCC).
Eletti i rappresentanti municipali, si procederà ora ad eleggere i membri delle Asambleas Provinciales del poder popular (Assemblee provinciali del potere popolare) e poi quelli che compongono l’Asamblea Nacional del poder popular (Assemblea Nazionale del potere popolare), con votazioni previste per il 24 febbraio.
I candidati delle Assemblee comunali vengono eletti da tutti i cittadini cubani che hanno più di 16 anni, esclusi i carcerati e i malati di mente, e per l’esercizio delle loro funzioni si affidano ai Consigli popolari per agire in stretto coordinamento con le organizzazioni sociali e di massa che dirigono le entità economiche, di produzione e di servizi di subordinazione locale, allo scopo di soddisfare le esigenze economiche, sanitarie, educative, culturali, sportive e ricreative del loro territorio di giurisdizione.
Le 15 Assemblee provinciali sono invece costituite per un mandato di cinque anni e i loro delegati provinciali non sono eletti direttamente dal popolo, ma sono nominati dai consiglieri municipali sulla base di liste precompilate e preparate da apposite commissioni locali ad hoc. Nelle sessioni provinciali, i 1.269 delegati eletti dovranno poi eleggere tra loro il Presidente e il Vicepresidente in ogni territorio. Le Assemblee provinciali sono le circoscrizioni politico-amministrative in cui il territorio nazionale è diviso, nonché gli organi superiori locali del potere statale; di conseguenza, sono investite della massima autorità per l’esercizio delle funzioni.
Per quanto riguarda l’elezione dei 612 membri dell’Assemblea Nazionale in carica per cinque anni, i candidati verranno nominati dalle Assemblee comunali sulla base di liste precompilate e preparate da apposite commissioni ad hoc nazionali. Sarà l’Assemblea Nazionale a votare, successivamente, il presidente della Repubblica. L’Assemblea Nazionale è, secondo la Costituzione cubana del 1976 (art. 69 e 70), l’unico organismo con potere legislativo e costituente della Repubblica: il parlamento cubano, unicamerale, è guidato da un presidente, un vicepresidente e un segretario. L’Assemblea Nazionale ha inoltre il potere di concordare riforme parziali della Costituzione della Repubblica; approvare, modificare o abrogare le leggi; revocare il decreto legge emanato dal Consiglio di Stato; approvare i piani nazionali per lo sviluppo economico e sociale e il bilancio dello Stato; dichiarare lo stato di guerra in caso di aggressione militare e approvare i trattati di pace; designare il Consiglio dei ministri; eleggere il presidente, i vicepresidenti e gli altri giudici della Corte suprema del popolo, il procuratore generale e i vice procuratori generali della Repubblica.
Con il cambio di potere a Cuba che si prospetta non finirà però l’era della famiglia Castro. Anche se Raul non sarà più Presidente della Repubblica, sarà comunque Segretario del PCC, unico partito del Paese, e Capo delle forze armate, cosa che limiterà di fatto il potere del nuovo Presidente. Inoltre i problemi a Cuba si sono aggravati per i difficili rapporti con l’amministrazione americana di Donald Trump, dopo l’apertura dell’ex presidente Barack Obama.
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Un altro problema è la dipendenza petrolifera dal Venezuela, un Paese sull’orlo di una guerra civile e del disastro economico. Cuba produce circa la metà del petrolio che consuma, ma si tratta di un greggio di bassa qualità, usato soprattutto per generare energia elettrica, mentre per produrre benzina necessita del petrolio venezuelano. L’acuirsi della crisi in Venezuela e le difficili relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti hanno indotto il governo cubano a misure di risparmio energetico, senza contare gli enormi danni a case ed infrastrutture provocate dall’uragano Irma.
È in questo difficile contesto economico e diplomatico che le prossime elezioni potrebbero essere decisive per il futuro dell’isola.
di Alberto Galvi