La situazione siriana è un inferno. Capire cosa sta succedendo è doveroso in quanto esseri umani e indispensabile per la comprensione di quei fenomeni che travalicano i confini naturali di quella terra. Per questo motivo la nostra Rivista seguirà più da vicino la guerra siriana, che in realtà sono tante guerre diverse e sovrapposte, in modo da fornire un quadro sempre aggiornato e il più chiaro possibile.
L’incontro tra i servizi segreti italiani e Ali Mamlouk, sottoposto a sanzioni per crimini contro l’umanità, indica una normalizzazione dei rapporti? Trattandosi di una violazione delle sanzioni internazionali, l’UE ne chiede conto all’Italia con un’interrogazione parlamentare.
Alcuni giorni fa il giornale libanese Al Akhbar, vicino a Hezbollah, ha riportato che il capo della Sicurezza Nazionale siriana, Ali Mamlouk, colpito da sanzioni internazionali per crimini contro l’umanità in Siria, è stato ricevuto dal Ministro degli Interni Minniti e dai servizi segreti italiani (AISE) a Roma, scortato da un jet privato italiano direttamente da Damasco grazie alla mediazione di un generale libanese vicino a Hezbollah. La partecipazione di Minniti all’incontro è stata poi smentita in un secondo momento dallo stesso giornale.
La visita in Italia sarebbe avvenuta il 26 febbraio, non è stata né confermata né smentita ma avrebbe avuto come oggetto la lotta al terrorismo e la richiesta all’Italia di intercedere in sedi europee per un ammorbidimento della posizione contro il regime.
La notizia se confermata sarebbe grave, tanto che c’è stata un’interrogazione al Parlamento Europeo a riguardo che ha portato all’approvazione di una risoluzione (qui il testo in italiano) che denuncia – tra le altre cose – la mossa dell’Italia nell’aver accolto un criminale internazionale – in violazione delle sanzioni e degli obblighi europei – e che ne chiede spiegazioni.
Infatti, come ricordato dalla risoluzone al punto 18, gli Stati membri dell’Unione hanno “l’obbligo, derivante dal diritto internazionale, di garantire l’arresto e la detenzione delle persone sospettate di crimini atroci presenti sul loro territorio”.
La questione è arrivata sul tavolo dell’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Federica Mogherini, che ha tre settimane per rispondere. Anche la società civile, italiana e non, ha protestato contro la visita, con una lettera aperta di chiarimento rivolta alle istituzioni firmata da numerose associazioni, ONG e giornalisti.
Non si tratta però del primo incontro tra i servizi segreti italiani e siriani e non è nemmeno il primo viaggio che Mamlouk fa come persona di contatto del suo regime per riallacciare i rapporti con le intelligence occidentali e arabe per una normalizzazione dei rapporti (qui una panoramica degli incontri, spesso e per ovvie ragioni non ufficiali, tra funzionari e politici europei e siriani e relative visite a Damasco).
A questo scopo la condivisione di informazioni in nome della sicurezza internazionale è un buon pretesto per riallacciare i rapporti con i Paesi UE. Non a caso, in una recente intervista, Bruno Kahl, presidente del Servizio Federale di Intelligence della Germania, ha sottolineato la necessità di avere contatti con la Siria per ottenere informazioni sullo Stato islamico e su Al-Qaeda.
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Lo scorso novembre anche funzionari della CIA avevano visitato Damasco per incontrare Mamlouk e discutere di terrorismo. Ne avevamo parlato qui.
Ma chi è Ali Mamlouk e perché è sottoposto a sanzioni?
È uno dei vertici del regime siriano responsabile della macchina repressiva del regime e delle sue operazioni all’estero in quanto capo e direttore di varie agenzie di sicurezza sin dagli anni ’70.
Implicato nel massacro di Hama del 1982, quando il regime di Hafez al Assad represse una rivolta radendo al suolo la città e uccidendo tra le 30.000 e le 40.000 persone, Mamlouk ha anche condotto operazioni all’estero per conto del regime.
Secondo il Tribunale Internazionale per il Libano nel 2005 è stato implicato nell’assassinio di Rafik Hariri e da quell’anno ha gestito il reclutamento, anche nelle carceri siriane, di miliziani jihadisti da mandare in Iraq in chiave anti-americana.
L’11 agosto 2012 il Libano ha incriminato Ali Mamlouk in contumacia e l’ex ministro dell’informazione libanese Michel Samaha per le loro operazioni volte ad assassinare figure politiche e religiose libanesi. I funzionari giudiziari libanesi hanno emesso un mandato di arresto per Mamlouk il 4 febbraio 2013. Due mesi più tardi, Wissam al-Hassan, il responsabile dell’inchiesta contro Mamlouk, fu ucciso da un’autobomba a Beirut.
Sebbene l’inchiesta non abbia mai raggiunto una conclusione, i politici libanesi hanno puntato il dito contro Mamlouk. Un un anno dopo l’arresto di Samaha, un attentato ha colpito due moschee sunnite a Tripoli uccidendo 50 civili e ferendone 800. Uno degli arrestati ha rivelato che Ali Mamlouk era il suo contatto in Siria.
Nel 2011 Mamlouk viene sottoposto a sanzioni europee – Regolamento di esecuzione (UE) n. 504/2011 del Consiglio del 23 maggio 2011 – e internazionali per il suo ruolo nella brutale repressione contro i civili, nelle esecuzioni e nelle torture di massa, che secondo le indagini di varie Commissioni internazionali si configurano come crimini contro l’umanità.
Secondo un rapporto di Human Rights Watch del 2012, “L’arcipelago delle torture”, Mamlouk supervisiona sei centri di detenzione che ospitano migliaia di detenuti, compresi bambini anche sotto i 15 anni, che vengono sottoposti a torture sistematiche di ogni tipo e anche uccisi. Come scrive il Carnegie Middle East Centre:
normalizzare i rapporti con la Siria in cambio di informazioni porta solo nuovo vigore nelle camere di tortura. [..] Chiudere un occhio sui crimini del regime siriano normalizzerebbe le pratiche stesse che hanno portato la minaccia terroristica alle porte dell’Europa, insieme a milioni di rifugiati.”
di Samantha Falciatori