I medici che hanno soccorso i feriti dopo l’attacco chimico a Douma del 7 aprile denunciano intimidazioni e minacce da parte delle autorità siriane e delle truppe russe che hanno preso il controllo dell’area per ridurli al silenzio su quanto avvenuto.
Il dott. Ghanem Tayara, direttore dell’Unione delle organizzazioni di assistenza medica e di soccorso (UOSSM) – una delle più grandi organizzazioni mediche che opera in Siria – ha denunciato che i medici stanno subendo minacce da parte di funzionari siriani che hanno sequestrato loro i campioni biologici minacciandoli di arresto “o peggio” e di ritorsioni contro le famiglie se forniranno testimonianze pubbliche su ciò che è accaduto a Douma. Le minacce si sarebbero intensificate con l’arrivo a Damasco di un team dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW).
Secondo quanto il dott. Tayara ha dichiarato al The Guardian: “Qualunque medico che abbia provato a lasciare Douma è stato perquisito in modo abusivo, soprattutto per i campioni biologici. Ad un certo punto, sette cadaveri sono stati portati via. La polizia militare russa è pesantemente coinvolta. Stanno dirigendo queste operazioni“.
Eppure le testimonianze dei primi soccorritori sono fondamentali per ricostruire ciò che è avvenuto e le intimidazioni rischiano di compromettere le indagini dell’OPCW. Indagini già di molto ritardate: gli ispettori sono arrivati a Damasco il 14 aprile e gli è stato negato l’accesso a Douma per motivi di sicurezza e permessi non in regola, motivazioni che alcuni considerano un pretesto per ritardare la missione, dato che il gas nervino è molto volatile e non lascia tracce dopo pochi giorni.
Un comunicato stampa dell’OPCW del 18 aprile conferma che il team non è ancora entrato a Douma e che invece è stato fatto un sopralluogo da parte del Dipartimento di Sicurezza dell’ONU (UNDSS) presto annullato per colpi di arma da fuoco. L’OPCW dichiara quindi di non sapere quando potranno entrare a Douma.
Le autorità siriane hanno invece permesso al corrispondente del The Independent Robert Fisk, noto per le sue posizioni vicine al regime, di entrare e intervistare un medico di Douma che sostiene che le vittime del 7 aprile siano morte per la mancanza di ossigeno causata dalla polvere, sollevata dalle bombe, e non a causa di agenti chimici. Secondo questa versione, sarebbe dunque la polvere la causa della morte delle circa 60 persone decedute con sintomi, tra cui schiuma alla bocca, spasmi nervosi e pupille dilatate, che l’Organizzazione Mondiale per la Sanità e gli esperti di armi chimiche hanno definito “compatibili con agenti chimici”, “probabilmente nervini”.
Anche altri dottori e residenti sono apparsi sulla TV siriana negando l’attacco chimico. Secondo i medici di UOSSM, sarebbero stati costretti per paura di ritorsioni. Come fa notare uno dei medici che ha curato le vittime:
La testimonianza di persone sottoposte a minacce non può essere affidabile. Immaginate di parlare contro quelli sotto il cui controllo militare vi trovate, quale sarebbe il vostro destino?”.
Per avere conferme su quanto accaduto occorrerà attendere il lavoro dell’OPCW, anche se le prove potrebbero essere già irrimediabilmente compromesse.
di Samantha Falciatori