La situazione siriana è un inferno. Capire cosa sta succedendo è doveroso in quanto esseri umani e indispensabile per la comprensione di quei fenomeni che travalicano i confini naturali di quella terra. Per questo motivo la nostra Rivista seguirà più da vicino la guerra siriana, che in realtà sono tante guerre diverse e sovrapposte, in modo da fornire un quadro sempre aggiornato e il più chiaro possibile.
Mentre l’offensiva su Deraa rischia di replicare il sanguinoso scenario di Ghouta, a Ginevra Russia, Iran e Turchia hanno ripreso i faticosi colloqui.
L’apertura di un nuovo fronte nel conflitto siriano con l’offensiva su Deraa, la città dove tutto ebbe inizio, ha causato in pochi giorni lo sfollamento di almeno 45.000 civili che si sono riversati lungo il confine giordano, ma i numeri sono in continuo aumento, così come quelli di morti e feriti. Il governo giordano ha però annunciato che non aprirà i confini alla gente in fuga.
È il primo effetto dell’offensiva lanciata dal regime siriano per riprendersi la provincia meridionale di Deraa, nonostante i tentativi di USA, Giordania e Israele di far mantenere la tregua in quell’area di de-conflitto di cui la Russia, che sta partecipando con raid aerei all’offensiva, è garante. Almeno in teoria.
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I bombardamenti aerei e di artiglieria sono così intensi che in alcune aree è emergenza umanitaria.
I gruppi ribelli hanno risposto creando un comando di operazioni congiunto per coordinare la difesa delle località che controllano, ossia alcune parti della città di Deraa e aree a ovest e ad est di essa, nonché aree lungo i confini con la Giordania e le alture del Golan occupate da Israele.
Nelle scorse settimane, nel tentativo di preservare la tregua nell’area, gli Stati Uniti avevano minacciato il regime di “conseguenze” se questo l’avesse violata, senza elaborare ulteriormente. Questo perché gli Stati Uniti non intendevano intraprendere alcuna azione di fronte a un’offensiva su Deraa e se mai ci fossero stati dubbi a fugarli c’è il messaggio che l’ambasciata americana ad Amman ha inviato ai comandanti dell’FSA di Deraa, che recita:
Il governo americano comprende la difficile situazione in cui vi trovate e stiamo ancora cercando di consigliare i russi e il regime siriano di non violare la zona di de-conflitto di Deraa. Ma dobbiamo chiarire la nostra posizione: dovete prendere una decisione sulla base degli interessi vostri e delle vostre famiglie, non sull’assunto o sull’aspettativa di un intervento militare da parte nostra. [..] Questa decisione è esclusivamente nelle vostre mani”.
La decisione in questione è se intraprendere o meno trattative di riconciliazione con il regime, con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di arresti, torture o reclutamento forzato.
L’autenticità del messaggio è stata confermata ed è in linea con la politica americana degli ultimi anni e con l’interruzione da parte del presidente Trump del programma della CIA di sostegno ai ribelli del sud.
Come spesso accaduto in passato, questa nuova offensiva militare governativa giunge in concomitanza con la ripresa dei colloqui diplomatici a Ginevra.
Il 18-19 giugno infatti Russia, Iran, Turchia e l’Inviato Speciale ONU per la Siria Staffan De Mistura si sono riuniti a Ginevra per dare seguito a quanto deciso a gennaio dal Congresso di Sochi sull’istituzione di una Commissione per riscrivere la Costituzione siriana che dovrebbe vedere allo stesso tavolo regime e opposizione.
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A fine maggio il regime siriano aveva inviato all’ONU la lista dei propri candidati per sedere alla Commissione, cosa che invece l’opposizione non ha ancora fatto, denunciando ambiguità e vizi sostanziali che rischiano di minare già in partenza la Commissione, come spiegato a Ginevra da Yahya al-Aridi, portavoce del Consiglio Nazionale Siriano (SNC).
Nello specifico, non è chiaro come i candidati verranno selezionati, né in base a quale legislazione verrà formata la Commissione né se opererà nell’ambito di una transizione politica, né infine quale sarà il futuro politico di Assad. Inoltre il SNC denuncia la presenza alle trattative di piattaforme di “opposizione” assemblate da Mosca e Damasco per svolgere il ruolo di facciata di opposizione ma che di fatto sono estensioni del regime stesso. Il SNC sottolinea che sono loro l’opposizione riconosciuta a livello internazionale in base a quanto stabilito dalla risoluzione ONU 2254, che sta alla base degli stessi colloqui di pace. Ma il timore è proprio questo: che la Commissione costituzionale dirotti e impedisca la transizione politica stabilita dai colloqui ONU.
In ogni caso, questi nuovi colloqui non hanno portato alcun progresso, sebbene De Mistura abbia parlato dell’emergere di una visione comune, e nuovi summit saranno necessari.
Nel frattempo, per i civili di Deraa saranno altre settimane di bombe e sangue.
di Samantha Falciatori