Il presidente eritreo Isaias Afwerki si è recato in visita di Stato in Etiopia, la prima dopo 20 anni, una settimana dopo la visita in Eritrea del nuovo Primo Ministro etiope Abiy Ahmed, che passerà probabilmente alla storia per aver posto fine al conflitto ventennale tra i due Paesi.
“Le parole non possono esprimere la gioia che proviamo ora. Si sta facendo la Storia“, ha dichiarato Afwerki da Addis Abeba.
Il 10 luglio i due leader hanno firmato una dichiarazione di pace e di amicizia che ha ufficialmente posto fine al conflitto e riavviato i rapporti diplomatici con una serie di provvedimenti senza precedenti: riapertura delle rispettive ambasciate, sviluppo e reciproco uso dei porti, ripresa dei voli e ripristino delle connessioni telefoniche tra i due Paesi, cosa che ha permesso ai cittadini etiopi ed eritrei di telefonarsi e parlarsi per la prima volta dopo 20 anni, tanto che alcuni cittadini etiopi hanno telefonato a degli estranei nella vicina Eritrea solo per congratularsi ed esprimere la gioia reciproca per il riappacificamento.
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Sui social in molti hanno espresso questo sentimento, paragonando l’evento alla caduta del muro di Berlino. L’accordo di pace si inserisce nel quadro di in una serie di riforme interne avviate dal Primo Ministro etiope Abiy che potrebbero portare a una svolta duratura, non solo in Etiopia ma nell’intera area.
Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres ha definito l’accordo di pace “un nuovo vento di speranza che soffia in tutta l’Africa” che potrebbe rendere obsolete le sanzioni all’Eritrea. Durante una visita del Primo Ministro etiope al Segretario Generale Guterres, l’Etiopia ha infatti già chiesto alle Nazione Unite l’abolizione delle sanzioni all’Eritrea.
Le sanzioni prevedono un embargo sulle armi, il divieto di viaggio dei leader eritrei e il congelato beni di alcuni funzionar a causa dell’accusa al governo eritreo di aver dato sostegno nel tempo ai terroristi di Al-Shabaab in Somalia. Ma secondo gruppi di monitoraggio non ci sarebbero prove dell’accusa e la pace raggiunta con l’Etiopia potrebbe portare all’abolizione delle sanzioni e preludere potenzialmente a delle riforme anche sul fronte eritreo.
di Samantha Falciatori