In Argentina sono stati mesi convulsi, a causa degli scandali di corruzione che hanno coinvolto l’ex presidente Cristina Kirchner e la nuova necessità di prestiti da parte del Fondo Monetario Internazionale. Ecco qual è il punto della situazione.
L’economia argentina è tornata in recessione, e la crisi sembra poter diventare grave come le ultime che hanno colpito il paese sudamericano. L’economia argentina si era stabilizzata dopo anni di instabilità sotto il presidente Néstor Kirchner, che governò dal 2003 al 2007, ma divenne di nuovo traballante sotto i governi guidati da sua moglie, Cristina Kirchner, implicata in questi ultimi anni anche in vari procedimenti giudiziari per corruzione. Il suo governo, è stato al potere dal 2007 al 2015, e durante il suo mandato la spesa pubblica è esplosa.
L’inchiesta più importante in cui è stata coinvolta la Kirchner, è stata sicuramente quella dei Quaderni della corruzione (Cuadernos de las coimas). L’ex presidente è stata indagata dal giudice Claudio Bonadio all’inizio di agosto di quest’anno. Per la Kirchner è stata chiesta la revoca dell’immunità parlamentare per poterla arrestare. La sua detenzione sarà possibile solo se i due terzi dei senatori approveranno la revoca della sua immunità, ed è una possibilità che oggi sembra remota visto che la coalizione di governo Cambiemos è in minoranza nella Camera alta (Senato).
Il giudice Bonadio sospetta che Cristina Kirchner sia stata responsabile tra il 2003 e il 1025 di un sistema di corruzione insieme al defunto marito Nestor Carlos Kirchner, con la complicità dell’ex Ministro della pianificazione Julio de Vido e il suo vice, Roberto Baratta; l’accusa riguarda compagnie di costruzioni che pagavano tangenti in cambio di contratti con lo Stato.
Il giudice Bonadio indaga su tangenti per più di circa 160 milioni di dollari. Questa inchiesta che ha coinvolto la classe dirigente Argentina è stata paragonata all’inchiesta Lava Jato, che ha coinvolto l’intero sistema di potere del Brasile, tra funzionari pubblici, imprenditori, politici e persino dei giudici.
L’attuale presidente conservatore Mauricio Macri deve affrontare una nuova crisi economica e la necessità di nuovi aiuti da parte dell’FMI. Macri fin dalle presidenziali del 2015 aveva promesso riforme economiche di apertura ai mercati, che però non sono mai effettivamente state avviate. Durante la crisi degli ultimi mesi, il peso è stato svalutato del 50% rispetto al dollaro e il paese è tornato in recessione, l’inflazione è salita e la disoccupazione è aumentata.
Nell’estate l’economia dell’Argentina è crollata del 4%, provocando la peggiore recessione dal 2009. Macri è stato allora costretto a chiedere un prestito anticipato a giugno all’FMI, a cui si sono aggiunti a settembre altri 7 miliardi di dollari. Con il nuovo accordo il Fondo ha accelerato l’agenda dei pagamenti da effettuare per l’Argentina.
La cifra richiesta dal Paese sudamericano è di 13,4 miliardi di dollari, cifra più che doppia dei 6 miliardi di dollari programmati inizialmente. Entro la fine del 2019 l’FMI metterà a disposizione dell’Argentina quasi 60 miliardi di dollari.
Mauricio Macri riconosce in parte il fallimento della sua politica economica chiamata “povertà zero”, attribuendo la grave crisi in Argentina anche a fattori esterni, oltre che alla corruzione kirchnerista. Il governo Macri mira comunque a raggiungere un equilibrio dei conti pubblici nel 2019 e rimuovere lo spettro di un ennesimo default argentino.
Le stime di chiusura per l’anno in corso e le proiezioni per il prossimo, prevedono che la ricchezza pro capite del Paese diminuirà mentre la disoccupazione, la povertà e il debito pubblico aumenteranno.
Il presidente argentino potrà avere il sostegno politico e finanziario del Fondo Monetario Internazionale e delle potenze occidentali come la Germania, ma non necessariamente dei mercati esteri e degli investitori della regione, che sembrano non fidarsi della promessa stabilità economica. Molti cittadini e l’opposizione, vedono questo nuovo piano di intervento dell’FMI con grande scetticismo.
L’Argentina sta tentando di avvicinarsi agli Stati Uniti, rafforzando allo stesso tempo le relazioni economiche, commerciali e finanziarie con la Cina. Il governo Macri è distante da governi di estrema sinistra come Venezuela e Bolivia, mentre mantiene buone relazioni con Paesi conservatori come il Cile e Paraguay.
A novembre in Argentina si svolgerà il G20 ed in cui in agenda ci saranno anche gli accordi commerciali tra Mercosur ed Unione europea. Il governo Macri in questo modo potrà ottenere il sostegno politico dei suoi alleati, per aiutare il Paese a seguire un percorso di crescita politica ed economica ed evitare così il ritorno del kirchnerismo. L’opposizione è divisa, con il kirchnerismo travolto dalle accuse di corruzione, mentre il peronismo moderato non trova un’alternativa a Cristina Kirchner. In questo scenario politico, si prospetta la possibilità che si presenti un terzo candidato proveniente dalla società civile, necessario a riempire il vuoto politico lasciato da un terzo degli elettori argentini ancora indecisi sulle proprie preferenze.
di Alberto Galvi