Agenda 2030: ridurre le disuguaglianze all’interno di e tra le nazioni

Il decimo obiettivo dell’agenda mira a ridurre le disuguaglianze all’interno di e tra le nazioni.


Le Nazioni Unite, si rivelano un interessante specchio della comunità internazionale tanto quanto delle città dove viviamo: hanno 193 stati membri, che partecipano ai lavori dell’organizzazione, tra le altre, radunandosi in due organi, l’Assemblea Generale e il Consiglio di Sicurezza. Per prendere decisioni, l’Assemblea Generale procede tendenzialmente a maggioranza, un voto per stato. Tanto i piccoli stati-isola del Pacifico, quanto gli Stati Uniti o la Cina, contano come unità, si fa il conto delle ‘mani alzate’ e la mozione che risulta essere più votata viene approvata. Diversamente, il Consiglio di Sicurezza conta solo 15 stati membri: 10 di questi vengono selezionati tra gli stati membri delle Nazioni Unite sulla base di un meccanismo di rotazione.

I restanti 5 sono i membri permanenti, stati vincitori della seconda guerra, che all’atto di fondazione dell’ONU nel 1945 si sono assicurati un posto in prima fila nei ranghi della costituenda organizzazione. Essi non solo non sono soggetti al meccanismo di rotazione cui invece sono soggetti gli altri 10 stati membri del Consiglio di Sicurezza ma beneficiano anche del potere di opporsi, anche solo uno dei 5 membri permanenti, a qualsiasi mozione proposta dagli altri 14 stati. E’ il tristemente noto potere di veto, che ha paralizzato le Nazioni Unite durante gli anni della guerra fredda tanto quanto durante il drammatico e contemporaneo conflitto in Siria.

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La diseguaglianza nella distribuzione del potere in Consiglio di Sicurezza, nel caso siriano come in molti altri, ha avuto conseguenze umanitarie tragiche. Eppure l’Agenda 2030 proviene dalle Nazioni Unite, più precisamente dall’Assemblea Generale.

L’Enciclica Fratelli Tutti ammonisce circa la necessità una riforma “sia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che dell’architettura economica e finanziaria internazionale, affinché si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni”.

Cercando di attingere dal quadro generale per trarre lezioni che noi tutti possiamo praticare nel perseguimento dell’obiettivo dell’Agenda di Trasformare il mondo, pensiamo sia utile riflettere con serietà e attenzione su come ridurre effettivamente le diseguaglianze che ci circondano.

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Ricorrendo alle parole di Papa Bergoglio: ‘da una parte, il superamento dell’iniquità richiede di sviluppare l’economia, facendo fruttare le potenzialità di ogni regione e assicurando così un equità sostenibile’ possiamo chiederci di nuovo come farsi davvero motori di abbattimento delle disuguaglianze, riconoscendo la diversità come un valore. Come evitare di fare da specchio alle farraginose e sbilanciate dinamiche istituzionali delle Nazioni Unite e come invece sviluppare le tecniche suggerite dall’Agenda per trasformare il nostro mondo, dal basso, fino -chissà- al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite? Non a caso, il Goal parla di riduzione delle disuguaglianze tra le nazioni e delle disuguaglianze all’interno di esse, tra popoli, tra regioni, tra famiglie, tra individui.

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Entro il 2030, raggiungere progressivamente e sostenere la crescita del reddito del 40% della popolazione nello strato sociale più basso ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale

L’Agenda parte ad enunciare i target di questo goal, proprio con riguardo alle diseguaglianze interne alle nazioni, proponendosi di sostenere la crescita dei redditi più bassi con un tasso di crescita superiore alla media nazionale. Tra i metodi per raggiungere questo obiettivo vi è certamente la buona salute delle medie, piccole e micro imprese, profondamente legate al territorio in cui sono radicate e quindi in grado di inserirsi nel tessuto sociale e fornire occupazione. Il fatto stesso di gestire una di queste imprese è di per sé un buon modo per rispettare l’ambizione di questo target.

Altro elemento da considerare è il salario garantito ai propri dipendenti o collaboratori o ad eventuali freelance di cui si serve l’impresa: il compenso deve necessariamente essere equo e commisurato al lavoro svolto, se così non fosse, l’aver garantito un impiego non sarebbe un fattore positivo, ma una forma di sfruttamento.

Entro il 2030, potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico o altro

Il secondo target, si propone di potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, indipendentemente da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione o status economico o di altro tipo. Questo tema è molto sentito nel nostro Paese, dove si respira ancora un’aria conservatrice, a dispetto del fatto che l’Italia, con i suoi numerosi e importanti porti, sia storicamente una nazione in cui diverse culture e mentalità hanno convissuto. Ciò che un’impresa può fare per questo target è avere un’attenzione in più nei confronti delle minoranze presenti nel proprio quartiere e adoperarsi per ingaggiare un dialogo dedicando a loro magari una quota dei posti di lavoro disponibili o esternalizzando a loro alcuni servizi. Naturalmente, la condizione reddituale dei vari collaboratori dovrà essere tutta sullo stesso livello. Un altro spunto è quello di provare a sviluppare un “prodotto o servizio inclusivo”, ossia investire in un’attività sociale che leghi tra loro le differenti culture presenti nel territorio dell’impresa.

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Assicurare pari opportunità e contemporaneamente ridurre le disuguaglianze nei risultati, eliminando leggi, politiche e pratiche discriminatorie e promuovendo legislazioni, politiche e azioni appropriate a tale proposito

Il terzo target fa riferimento, con ampio spettro, al raggiungimento delle pari opportunità tra le persone. Anche questo argomento è sensibile in Italia, poiché ad esempio le retribuzioni tra uomini e donne sono spesso differenti, così come il salario destinato a dipendenti italiani o stranieri. Ciò che si può fare è innanzitutto fornire stipendi uguali a tutti e retribuire i professionisti esterni secondo un criterio di uguaglianza sostanziale. Un altro suggerimento è quello di ingaggiare un dialogo con le minoranze presenti in azienda, per fornire loro gli strumenti adeguati a raggiungere standard elevati di prestazione, d’altro canto l’eguaglianza sostanziale prevede che situazioni differenti vengano trattate in modo differente.

Adottare politiche, in particolare fiscali, salariali e di protezione sociale, per raggiungere una maggior uguaglianza

Il quarto target, propone di adottare politiche, specialmente nel settore fiscale, salariale e di protezione sociale, che porti a raggiungere progressivamente l’uguaglianza. Il legame con i precedenti target è qui molto evidente e l’Agenda si rivolge principalmente agli stati. Un’impresa può contribuire su questo punto pagando regolarmente le tasse e facendosi portatore di istanze affinché parte del denaro derivante da queste tasse sia devoluto in politiche volte a ridurre le disuguaglianze.

Migliorare l’esistente

Nel quinto target, l’Agenda mira ad una migliore regolamentazione dei mercati finanziari. In questo caso la singola impresa può occuparsi di effettuare eventuali investimenti in settori ove non avvenga speculazione e prestare particolare attenzione ad eventuali bolle finanziarie. Il sesto target, complesso, si propone di “garantire una maggiore rappresentanza e una maggiore voce per i Paesi in via di sviluppo nel processo decisionale delle istituzioni economiche e finanziarie internazionali, al fine di fornire istituzioni più efficaci, credibili, responsabili e legittime”.

Come abbiamo accennato, si tratta di un obiettivo complesso ed che riguarda principalmente lo scacchiere internazionale. Nel suo piccolo, però, un’impresa può adoperarsi per acquistare materie prime e servizi o prodotti da Paesi in cui le istituzioni siano democratiche e a basso tasso di corruzione oppure privilegiando, anche in Paesi con problematiche a livello statale, linee di commercio equo e solidale. Questo è un buon modo di esercitare il proprio potere d’acquisto, ossia di influenzare il mercato, facendo pressioni per il cambiamento.

Rendere più disciplinate, sicure, regolari e responsabili la migrazione e la mobilità delle persone

Giungiamo infine al settimo ed ultimo target, una vera sfida per l’Italia: si parla di politiche migratorie, che secondo l’Agenda dovrebbero essere volte ad ottenere una migrazione e una mobilità ordinata, sicura, regolare e responsabile delle persone. Non approfondiremo in questa sede il tema della migrazione, di certo però possiamo suggerire alle imprese di non lucrare su persone che raggiungono il nostro Paese in modo illegale ed in condizioni disumane e che sarebbero pronte a qualunque cosa per poter lavorare e mantenere sé stessi e la famiglia che ha pagato loro il viaggio (a volte il denaro viene raccolto dall’intero villaggio). Impiegare persone migranti è certamente un buon modo per raggiungere questo target e per evitare che uomini e donne in situazioni già disperate vengono traghettate verso business illegali sia come parte attiva (ad esempio spaccio di droga, furti), sia come parte passiva (ad esempio come prostitute).

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Certamente questo obiettivo porta a riflettere su diversi argomenti. Anche se non si può agire concretamente su tutti target, la loro conoscenza e la conseguente riflessione, sono sempre utili, specialmente se sono seguiti dal dialogo e dallo scambio di opinioni, che sono fonte di arricchimento culturale personale e portano ad avere una popolazione più consapevole e quindi più attenta.


Proponiamo di seguito un questionario che aiuti a verificare l’impegno di ciascuno nel raggiungimento di questo decimo obiettivo dell’Agenda 2030:

  1. Sono informato circa i fatti del mondo attraverso fonti affidabili?
  2. Riconosco la diversità e ne valorizzo il potenziale innovativo?
  3. Riconosco un equo compenso ai freelance di cui si serve la mia impresa?
  4. Impiego o mi servo di persone appartenenti alle minoranze culturali?
  5. Gli stipendi che pago, seguono uguali parametri  per tutti i dipendenti?
  6. Conosco le politiche italiane per la riduzione delle diseguaglianze?
  7. I miei investimenti sono tutti in operazioni non speculative?
  8. Acquisto merce e servizi da Paesi con istituzioni democratiche e/o privilegio linee di commercio equo e solidale?
  9. Impiego persone migranti retribuendole in modo equo?
  10. Sono informato sui diversi modi in cui le persone deboli possono essere assorbite dal mondo della criminalità?
Di: Isabella Querci, Elisa Traverso