L’orologio dell’Apocalisse

doomsday clock
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Dallo scoppio delle bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki i successori del progetto Manhattan lavorano per avvertire l’umanità di quanto si stia avvicinando all’apocalisse; muovendo le lancette di un orologio particolare, diventato icona. Orologio che, settant’anni dopo i primi funghi atomici, è molto più vicino alla mezzanotte di quello che vorremmo credere.

Una delle domande esistenziali alla quale è più spaventoso rispondere è quando l’Umanità scomparirà. Se la nostra morte individuale lascia un certo margine di speranza nella consapevolezza che parti di noi resteranno vive nei posteri, la fine dell’Umanità non concede consolazioni di sorta. Non avrà più importanza quanti sforzi saranno compiuti per lasciare tracce di sé dopo la nostra scomparsa, dato che non vi sarà più nessuno a riconoscerli.
Che si tratti di profezie del passato o dei calcoli degli scienziati su quando il Sole (espandendosi come gigante rossa) si avvicinerà alla Terra al punto da renderla tanto torrida quanto invivibile; qualunque data stimata, anima feroci discussioni e accende recondite paure.

Da qualche decennio siamo inoltre costretti a porre questa scomoda domanda, non solo a fenomeni fuori dalla nostra portata, ma proprio a noi stessi. Con la creazione degli arsenali atomici il genere umano è perfettamente in grado di autodistruggersi e trasformare questo piccolo ammasso di fango e acqua in una landa morta.
Rispondere può sembrare difficile quanto tragico: la speranza sarebbe “mai”, la probabilità indica “anche adesso”.
Il Bullettin of Atomic Scientists prova a fornirci una risposta sin dal 1945.

Rivista nata grazie all’opera di alcuni dei fisici che lavorarono al Progetto Manhattan, che, più di chiunque altro, erano consapevoli dell’immane pericolosità di ciò che avevano creato. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale con l’esplosione delle “loro” bombe, pubblicarono il primo dossier della rivista sui rischi di una catastrofe atomica che avrebbe potuto mettere fine alla specie umana. Due anni più tardi, con l’esplosione dei primi ordigni nucleari sovietici e l’eventualità di un escalation nucleare nel confronto tra Stati Uniti e Unione Sovietica, il Bullettin aggiunse, al suo consueto dossier, “l’orologio dell’Apocalisse”.

Fissato a sette minuti dalla mezzanotte, ipotetico ultimo momento della storia umana, rappresentava (la sintesi dello studio pubblicato) e la vicinanza dell’Umanità alla distruzione per opera delle sue stesse mani.
Durante la Guerra Fredda, il Bullettin, spostò la lancetta dei minuti più volte, avvicinandola o allontanandola in base alla gravità della situazione percepita. Dopo aver toccato i -2 minuti nel 1953 con l’avvento delle prime bombe ad idrogeno (Bombe H), il tempo che ancora restava dalla distruzione definitiva iniziò, tendenzialmente, ad aumentare, fino a raggiungere i “rassicuranti” -17 nel 1991, con lo scioglimento dell’Unione Sovietica e la fine della Guerra Fredda.

L’orologio all’epoca influenzò profondamente l’immaginario paranoico americano, ossessionato da un’eventuale Apocalisse nucleare, fino a diventare un simbolo di quei decenni, spesso per mezzo delle sue numerose trasposizioni in opere di diverso tipo. Citato in diverse canzoni da parte di grandi gruppi musicali, il countdown di pochi minuti alla mezzanotte diventa il tema portante di “Watchmen”, la graphic novel di Alain Moore considerato uno dei più grandi capolavori letterari del ventesimo secolo. In ogni anfratto della New York distopica tratteggiata dall’artista britannico sono presenti orologi che scandiscono un tempo che col procedere della storia, si avvicina sempre più alla mezzanotte.

Per gli attuali redattori del Bullettin, che al suo interno comprende non solo scienziati, ma diversi analisti politici e internazionalisti, il rischio non è cessato affatto con la fine della Guerra Fredda. Da vent’anni lo spettro d’analisi sull’Apocalisse umana da parte del Bullettin si è allargato; dalla semplice eventualità di una guerra atomica tra superpotenze a tutta una serie di nuove cause che potenzialmente potrebbero scatenare l’indesiderabile. Dall’impiego sconsiderato del nucleare per usi civili, ai disastri ambientali per mezzo dell’opera umana sulla biosfera, fino al proliferare dell’arsenale bellico nucleare a nuovi soggetti. L’ultimo dossier del Bullettin, uscito a Gennaio, conclude così.

“Unchecked climate change, global nuclear weapons modernizations, and outsized nuclear weapons arsenals pose extraordinary and undeniable threats to the continued existence of humanity, and world leaders have failed to act with the speed or on the scale required to protect citizens from potential catastrophe. These failures of political leadership endanger every person on Earth”

Tre minuti alla mezzanotte.

Mirko Annunziata