L’undicesimo obiettivo dell’Agenda 2030 si propone di rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, duraturi e sostenibili.
Circa 3,5 miliardi di persone al mondo vivono oggi nelle città, e si prevede che entro il 2030 quasi il 60% della popolazione mondiale vivrà in centri urbani. Oltre il 90% dell’espansione urbana stimata per i prossimi decenni si realizzerà in paesi in via di sviluppo. Le città pur occupando circa il 3% della superficie terrestre sono responsabili del 75% delle emissioni di carbonio e del 60-80 % del consumo energetico.
Come far diventare le città un luogo dell’uomo, un luogo dove poter abitare ed essere?
Il Goal n. 11 dell’Agenda raccoglie anni di riflessioni di illustri studiosi, da Saskia Sassen, che negli anni Novanta coniò l’espressione ‘città globali’, all’architetto danese Jan Gehl, che con il suo libro ‘Cities for People’ ricostruisce il ruolo delle città e delle comunità che vi abitano partendo dal dato unitario primo: l’umano.
Sono molte le iniziative che hanno contribuito al dibattito che abbiamo appena accennato: le città hanno una forza enorme, creativa e distruttiva al contempo: laboratori di innovazione, non solo tecnologica ma anche sociale, esse sono a costante rischio di divenire non-luoghi, che nessuno vive ma al più transita, o lavora, o riposa.
Leggi anche: Il ruolo delle città nella geopolitica del XXI secolo
Nel territorio del diritto internazionale non ci sono città
Nel diritto internazionale, la città non ha alcun ruolo: non può concludere accordi internazionali, né partecipare alle riunioni delle organizzazioni internazionali in cui viene concertato l’agire della comunità internazionale, come le Nazioni Unite. Eppure, con riguardo all’Agenda 2030, le città hanno dimostrato non solo consapevolezza (per esempio si può visitare il sito del C40, la rete informale di città che si impegna verso obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale) ma anche capacità di innovazione e creatività.
Leggi anche: Il nuovo incastellamento e le città stato
Quando il diritto internazionale non prevede strumenti capaci di dare risposte a problemi concreti, solitamente sono proprio coloro che non hanno trovato soluzioni a crearle in via autonoma: questo è il diritto transnazionale, ovvero una rete di normative, spesso non vincolati come l’Agenda 2030, create in modo orizzontale, tra pari, dagli stessi suoi destinatari.
Seguendo questo percorso, nel 2016, subito dopo l’emanazione dell’Agenda 2030, le Nazioni Unite hanno facilitato l’adozione di Habitat III, che rappresenta una visione condivisa sul futuro delle città, che -ben gestite e ben pianificate- possono rappresentare poli di sostenibilità, tanto nei paesi occidentali quanto in quelli in via di sviluppo.
Quale è la linea di demarcazione tra una lunga lista di bei pensieri e un piano d’azione concreto, capace di raggiungere obiettivi e di avere un impatto?Seguendo la nostra logica ad imbuto, la risposta è ancora una volta, le persone. La differenza tra la città cimitero e la città giardino è la nostra capacità di abitare, custodire e coltivare.
Il goal 11 si suddivide in 7 target, che possono essere riferiti indistintamente a tutte le grandi città mondiali, anche se le varie metropoli esistenti sono tra loro molto diverse.
Entro il 2030, garantire a livello globale l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti e ai servizi di base e riqualificare i quartieri poveri
Il primo target mira a garantire a tutti l’accesso ad alloggi e servizi di base adeguati, sicuri e a prezzi accessibili, nonché l’ammodernamento delle baraccopoli dove attualmente vivrebbero circa 850 milioni di persone al mondo (e il numero è in continuo aumento). Nelle città occidentali non si assiste spesso all’esistenza di grandi slums, ma le periferie e alcuni quartieri definiti “popolari” hanno spesso l’aspetto di baraccopoli e sono prive dei servizi essenziali oltre che delle necessarie tutele ai cittadini.
L’imprenditore, in questo ambito, può ingaggiare innanzitutto un dialogo con la comunità in cui è inserita l’impresa e contribuire a creare un nucleo di cittadinanza attiva e in costante dialogo con le istituzioni per apportare continui miglioramenti alla comunità stessa. Un altro modo di perseguire questo target è dialogare con i propri dipendenti e collaboratori, per conoscere le loro condizioni di vita e creare il più possibile rete tra persone che hanno le stesse difficoltà o esigenze, favorendo il dialogo e lo scambio di idee. Inoltre, si può partecipare come finanziatori o partner di progetto a iniziative di miglioramento urbano.
Entro il 2030, garantire l’accesso a un sistema di trasporti sicuro, conveniente, accessibile e sostenibile, migliorando la sicurezza delle strade, potenziando i trasporti pubblici, con particolare attenzione ai bisogni di coloro che sono più vulnerabili.
Il secondo target affronta il tema dei trasporti, che dovrebbero essere accessibili, sicuri e sostenibili per tutti. L’argomento in Italia non è di poco conto e certamente di non facile soluzione. La singola impresa può incoraggiare i propri dipendenti/collaboratori ad usufruire del trasporto pubblico per recarsi al lavoro, magari fornendo gli abbonamenti ad un prezzo agevolato, oppure provvedendo a rimodulare gli orari di ingresso e di uscita o programmando il lavoro per obiettivi e non per ore-lavoro, in modo da permettere a tutti di spostarsi in modalità e orari sicuri. Si possono inoltre dotare i dipendenti di mezzi di trasporto ecologici o agevolare il loro acquisto mediante incentivi.
Entro il 2030, potenziare uno sviluppo urbano inclusivo e sostenibile e promuovere la capacità di pianificare, a livello globale, insediamenti umani partecipati e integrati
Il terzo target si propone di migliorare l’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificazione e gestione partecipativa, integrata e sostenibile degli insediamenti umani. Lo sviluppo urbano è un tema complesso, ma l’impresa, in quanto entità inserita nella città, può essere un buon punto di scambio di idee da portare poi all’esterno. Investire in progetti di riqualificazione urbana non è sempre accessibile, ma certamente si può contrastare l’eccessiva urbanizzazione o prendere parte attivamente ai tavoli degli stakeholder qualora fosse prevista un’opera di riqualificazione nel quartiere in cui è inserita l’impresa. Inoltre, una corretta e consapevole gestione degli immobili e degli eventuali terreni, è il primo passo verso la creazione ed il mantenimento di insediamenti urbani sostenibili.
Potenziare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo.
Il quarto target si propone di salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo. Per quanto riguarda le azioni concrete, l’impresa può innanzitutto adoperarsi per non essere essa stessa un elemento che lede questo tipo di patrimonio. Ad esempio, se l’impianto industriale è collocato in zone protette, sarà necessario avere attenzioni ulteriori per l’ambiente circostante, al di là di quelle previste per legge e sempre nel rispetto del principio di precauzione. Inoltre, l’impresa può farsi promotrice di un turismo responsabile, scaglionando le ferie dei propri dipendenti e stabilendo partenariati con enti culturali per informare circa la possibilità di evitare il turismo di massa e favorire il turismo naturale o in località meno frequentate.
Salvaguardare il patrimonio architettonico
Il quinto target fa riferimento alla sicurezza delle città dal punto di vista della loro architettura e manutenzione. Nel nostro Paese, è un tema caldo a causa del diffuso problema legato al dissesto idrogeologico. Ciascuna impresa può, a seconda di dove opera e di dove è collocata, adottare precauzioni per garantire la sicurezza propria e delle persone circostanti. Un buon modo di agire per questo target è fare prevenzione, ossia rendersi consapevoli delle problematiche legate al territorio in cui è inserita l’impresa e stabilire protocolli interni di prevenzione e di reazione ad eventuali emergenze legate a calamità naturali quali alluvioni, terremoti, frane ecc.
Entro il 2030, ridurre l’impatto ambientale negativo pro-capite delle città, prestando attenzione alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti urbani
Il sesto target mira a ridurre gli impatti negativi della città sulla popolazione, con particolare riguardo alla qualità dell’aria ed alla gestione dei rifiuti. In questo caso l’impresa può effettuare una corretta differenziazione dei rifiuti al proprio interno, adottare il più possibile politiche di economia circolare per evitare la massiva produzione di rifiuti e scoraggiare l’utilizzo di mezzi di trasporto privati. Inoltre, a seconda della tipologia di impresa, possono essere adottate politiche mirate in tema di rifiuti e di qualità dell’aria, legate al tipo di produzione effettuata.
Entro il 2030, fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili
Il settimo ed ultimo target si riferisce al verde urbano. Ciascuna impresa può adoperarsi per adottare uno o più alberi nella propria città, accordarsi con le istituzioni per effettuare attività all’aperto ed offrire in cambio la manutenzione, anche solo parziale, degli spazi utilizzati. Si possono inoltre organizzare giornate di team building sfruttando l’occasione per curare un’area verde cittadina. Sono molte le possibilità che si presentano ad un’impresa per prendersi cura della propria città, come parte attiva del suo miglioramento e come ente in grado di farsi portatore di istanze, oltre che come centro di dialogo.
Proponiamo ora un questionario, che aiuti a verificare l’impegno di ciascuno nel raggiungimento di questo undicesimo goal dell’Agenda 2030.
- la mia impresa è dialoga con la comunità circostante?
- l’orario di lavoro è flessibile, in modo da permettere a tutti i dipendenti/collaboratori di recarsi in ufficio con mezzi pubblici in orari sicuri e comodi?
- Gestisco i miei immobili in modo sostenibile?
- Conosco e promuovo il turismo responsabile?
- La mia impresa ha protocolli interni di prevenzione e di reazione in caso di calamità naturali?
- La mia impresa adotta degli alberi?
- Ho una buona conoscenza della città in cui la mia impresa è radicata?
- La mia impresa è inserita nel tessuto sociale cittadino?
- Contribuisco al dibattito sul miglioramento delle condizioni della città in cui vive la mia impresa?
- Ingaggio un dialogo con dipendenti/collaboratori incentrato sulle condizioni della città in cui l’impresa è radicata?
Di: Isabella Querci, Elisa Traverso