La Germania è intenzionata a barattare il proprio importante appoggio per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea con un maggior controllo sui flussi di profughi e migranti provenienti dal Medioriente.
di Giovanni De Gregorio
L’incontro tra il Presidente turco Erdogan, insieme al Primo ministro Ahmet Davutoglu e la Cancelliera tedesca Angela Merkel nel palazzo presidenziale di Istanbul il 18 Ottobre, ha risollevato la questione lungamente dibattuta di un possibile ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Il tema dell’immigrazione è stato al centro della discussione: la Cancelliera tedesca ha chiesto alla Turchia un controllo maggiore del flusso di migranti in arrivo dal confine siriano. Il contesto internazionale ha obbligato la Merkel a interessarsi ai confini dell’Europa (geografica) e quindi rivolgersi alla Turchia, che a causa dei fatti accaduti durante la campagna elettorale, vive un momento di particolare tensione.
Il prezzo. Il corrispettivo che la Germania accetterebbe di pagare per il controllo della frontiera turca è l’appoggio tedesco all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. L’incontro tra i vertici politici della Germania e della Turchia è stato una negoziazione: da un lato il controllo dei flussi migratori per la Germania, dall’altro la riconsiderazione della procedura di accesso all’Unione Europea per la Turchia. La Turchia ha inoltre chiesto la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi, 3 miliardi di euro in aiuti per la gestione dei rifugiati e l’estensione ai turchi dell’invito ai summit europei.
Incoerenze. La cancelliera Merkel ha riconosciuto l’impegno di Ankara nella gestione della crisi migratoria sottolinenado, inoltre, la mancanza di appoggio da parte della comunità internazionale. Berlino in passato è stata spesso critica con la Turchia per quel che riguarda il rispetto degli standard europei sui diritti umani. A cosa si deve questo cambio di rotta? Il fenomeno migratorio sta mettendo a dura prova la capacità dell’Europa di gestione della crisi. Migliaia di persone ogni giorno si affollano ai confini comunitari, e non solo, seguendo la rotta balcanica che porta i flussi migratori a tentare il traversamento di paesi come Serbia e Croazia, fino all’Ungheria, che per “difendere” i propri confini ha costruito lunghe recinzioni.
Doppio gioco. Sembra che la visita in Turchia di Angela Merkel abbia rivelato, secondo alcuni, l’intenzione di proteggere i confini europei e soprattutto tedeschi, meta principale dei flussi di migranti. Come possono stare insieme le intenzioni di protezione dei confini con le precedenti dichiarazioni della Cancelliera sull’accettazione da parte della Germania di un numero indefinito di profughi siriani? Parrebbe che la Germania voglia creare zone di controllo e verifica del diritto di asilo in paesi extra-Ue, come appunto la Turchia, che diventerebbe una sorta di paese filtro.
La Turchia in Europa. Le decisioni sull’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, ovviamente, non vengono prese solo dalla Germania. Secondo l’articolo 49 del Trattato dell’Unione Europea (TUE) per aderire il paese europeo richiedente deve rispettare, tra le altre cose, i principi dell’articolo 6, paragrafo 1 del TUE: la libertà, la democrazia, lo stato di diritto, il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Inoltre, devono essere rispettati i principi di Copenhagen. Se esistono questi vengono iniziate le trattative, ma la decisione di concludere il processo spetta al Consiglio Ue, che delibera all’unanimità. La Germania avrà il consenso generale per mantenere la promessa fatta alla Turchia? Significherebbe certamente chiudere un occhio su alcune questioni che in passato avevano impedito il proseguimento delle stesse trattative. Il Presidente turco non ha mai nascosto la propria inclinazione autoritaria, che diviene ancora più evidente in periodi di crisi e pre-elettorali, come quello che sta attraversando ora la Turchia, dove l’attività dei media è limitata ed è messa in discussione la libertà d’espressione.
Lontani dall’Unione politica. L’emergenza dei migranti sembra aver riavvicinato per motivi contingenti le due parti, tanto da riprendere il dibattito sulla questione riguardante l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Il fenomeno migratorio, però, ha messo in luce il deficit politico dell’Unione europea incapace ancora di fare il salto di qualità da unione economica ad “unione politica”.