Sono centinaia i Palestinesi che stanno approfittando dell’apertura straordinaria del valico di frontiera di Rafah, annunciata giovedì 17 Maggio dal Presidente egiziano Abdel Fatah Al Sisi. Il confine resterà transitabile per tutta la durata del mese di Ramadan; “un tentativo di alleviare il peso portato sulle spalle dai fratelli che si trovano a Gaza” come ha scritto su Twitter Al Sisi.
Il riferimento é alle sei settimane consecutive di proteste e violenze lungo il confine tra Israele e la striscia, ma anche ai fatti occorsi lunedì 14 Maggio, giorno in cui decine di migliaia di palestinesi, alcuni mobilitati da Hamas, altri no, hanno protestato contro la decisione di Trump di spostare l’ambasciata statunitense a Gerusalemme e 60 persone (50 tra le file di Hamas) sono morte durante gli scontri con le forze armate israeliane, a un centinaio di chilometri da dove si era tenuta l’inaugurazione.
Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (OHCHR) riunito in sessione straordinaria ha votato per aprire una commissione d’inchiesta e promuovere una risoluzione che condanni:“the disproportionate and indiscriminate use of force by the Israeli occupying forces against Palestinian civilians”.
Zeid Ra’ad al Hussein alto commissario delle Nazioni Unite durante un incontro a Ginevra ha dichiarato che Israele ha fatto poco o nulla per limitare l’uso della violenza (..) e che molti dei palestinesi morti o feriti nel corso delle proteste erano disarmati e sono stati colpiti alla schiena, al petto, alla testa con munizioni vere, (..) sebbene altrettanti lanciassero molotov, usassero fionde per scagliare pietre, gettassero aquiloni infuocati o tentassero di tagliare il doppio filo spinato che separa i due territori, queste azioni prese singolarmente non sembrerebbero costituire una minaccia tale da essere punibili con la morte.
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L’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Aviva Raz Shechter, ha affermato che il paese ha provato a limitare i morti mentre difendeva i suoi confini contro i terroristi di Gaza, ha accusato i miliziani di Hamas di servirsi di scudi umani e il Consiglio Onu di indugiare nella peggiore forma di ossessione anti-israeliana. E ha aggiunto che la sessione speciale, la risoluzione e la commissione sono politicamente motivate e non cambieranno di una virgola la situazione sul campo.
Per i palestinesi che “abitano” nella striscia, Rafah rappresenta la principale via d’uscita, sigillata dal 2013 anno in cui il presidente eletto Mohamed Morsi fu deposto.
L’ordine ha ricevuto immediata attuazione e Venerdì 18 Maggio le persone hanno iniziato a muoversi in direzione del valico, sosta obbligata Khan Younis nei pressi del confine, che hanno raggiunto (su autobus succedutisi ogni ora) solo coloro, i cui nomi figuravano su di una lista rilasciata da Hamas con lo scopo di sapere chi usciva dal territorio.