Dopo un estenuante testa a testa per le elezioni presidenziali austriache, il candidato indipendente sostenuto dai Verdi, Alexander Van der Bellen, ha battuto, seppur per una manciata di voti, l’esponente dell’ultradestra nazionalista Norbert Hofer. Una vittoria per nulla scontata, quella del professore di Economia all’Università statale di Vienna chiamato a succedere al socialdemocratico Heinz Fischer, in carica dal 2004.
Poco più di 31 mila voti di scarto hanno separato Norbert Hofer, esponente del Partito di estrema destra FPÖ, dal suo avversario (ormai Presidente eletto) Alexander Van der Bellen, candidato indipendente appoggiato dal partito dei Verdi austriaci che ha raggiunto il 50,3% delle preferenze al turno di ballottaggio di domenica.
L’affluenza è stata da record. Quasi il 73% dei cittadini austriaci si sono recati alle urne per questa insolita tornata elettorale dove i grandi assenti non erano i partiti di estrema destra o di estrema sinistra, ma bensì quelli “storici”, come il Partito socialdemocratico SPÖ (di cui fa parte l’attuale cancelliere Christian Kern) e il Partito popolare ÖVP, il cui leader è l’ex ministro dell’Economia Reinhold Mitterlehner, che ha ricoperto l’interim dopo le dimissioni di Werner Faymann.
L’esito delle Presidenziali non è stato per nulla scontato, anzi. L’avanzata dell’ultradestra al primo turno, che aveva raggiunto il 35% dei consensi (49,7% al ballottaggio), era stata accolta con entusiasmo dai leader neonazionalisti di tutta Europa, partendo proprio dal numero uno del Front national francese, Marine Le Pen e dal segretario della Lega Nord in Italia, Matteo Salvini.
La situazione, in Austria, è tutt’altro che chiara e limpida. Infatti dopo le elezioni politiche del 2013 il Partito socialdemocratico, vincitore “parziale”, è stato praticamente costretto a formare un Governo di coalizione con i Popolari, mentre è rimasto escluso dal secondo turno per la corsa alla presidenza della repubblica della scorsa settimana. Questo è stato un duro colpo per l’SPÖ che ha visto le dimissioni del cancelliere Faymann e il successivo rimpiazzo prima di Mitterlehner e poi di Kern.
Un Presidente accademico ed ecologista, un Governo di “larghe intese” composto da centrodestra e centrosinistra, e una destra reazionaria e ultranazionalista che continua a raccogliere consensi tra i nove stati federati, questa è la caotica situazione politica austriaca.
La “pseudo-sconfitta” austriaca è un’occasione persa per i neonazionalisti di tutt’Europa che vedevano, proprio nel turno di ballottaggio dello scorso weekend (ma anche nella stessa figura politica del rampollo proposto dall’FPÖ), un punto di appoggio per la creazione di una più ampia rete di partiti e movimenti euroscettici.
Per ora queste ambizioni, antistoriche e anacronistiche, sono state “bloccate”, anche se sarebbe un errore pensare che l’ultradestra ne sia uscita sconfitta.
di Omar Porro