Ieri sera si sono concluse le primarie del centro destra. La partita è aperta e in gioco, oltre al prossimo futuro della Francia, ci sono anche gli equilibri europei. Qui trovate una breve guida per arrivare preparati alle prossime elezioni presidenziali francesi.
Il sistema elettorale e il ruolo del Presidente della Repubblica.
Il sistema elettorale francese è un maggioritario, che prevede un primo turno (fissato per il 23 aprile 2017), volto ad individuare i due candidati maggiormente votati, e un secondo turno (il 7 maggio 2017), in cui i due vincitori si sfideranno per l’Eliseo. La Francia è una Repubblica semi-presidenziale, in cui il Presidente della Repubblica dispone di rilevanti prerogative costituzionali, tra le quali ad esempio la possibilità di sciogliere l’Assemblea Nazionale e chiamare le elezioni. Il Presidente nomina, inoltre, il proprio Primo ministro, che non deve necessariamente ricevere la fiducia iniziale dall’Assemblea, ma è soggetto ad un’eventuale sfiducia.
L’elezione per il Parlamento, pur tenendosi a breve distanza di tempo, si tiene in un momento diverso. È possibile, quindi che si assista alla c.d. cohabitation, quella situazione per cui Presidente della Repubblica e Parlamento siano espressione di due schieramenti politici diversi. Gli schieramenti tradizionali sono la droite (centro destra “gollista”) e i socialisti, ma negli ultimi anni si sono imposti sulla scena altri attori, primo fra tutti il Front National, partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen.
La droite e le primarie.
Si sono appena concluse le primarie della destra e del centro, che hanno visto il trionfo di François Fillon. “Bisogna scegliere un candidato che potrà vincere a maggio 2017” diceva un tweet Olivier Faye, giornalista di Le Monde. I repubblicani sono consapevoli dell’alta probabilità di ritrovarsi come avversario al ballottaggio il candidato del Front National, Marine Le Pen. Forte dell’appoggio dell’ex Presidente Nicolas Sarkozy, ritiratosi dopo aver perso il primo turno, Fillon, nonostante non abbia raggiunto la percentuale richiesta per evitare il secondo turno delle primarie, si è imposto sul favorito Alain Juppé, ex Primo Ministro (dal 1995 al 1997) e sindaco di Bordeaux.
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“Bisogna scegliere un candidato che potrà vincere a maggio 2017” ha scritto Olivier Faye, giornalista di Le Monde.
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Il vincitore Fillon, anche lui Primo Ministro (dal 2007 al 2012) e ministro in vari governi precedenti, si presenta agli elettori con un programma decisamente meno moderato rispetto ai suoi sfidanti, mettendo in discussione il diritto di adozione per le coppie gay, portando avanti posizioni anti-abortiste e contrarie ad una certa “multietnicità” della Francia. In ambito economico, l’obiettivo è quello di ridurre la spesa pubblica e di aumentare il gettito tributario mediante un aumento della Tva (la Taxe sur la valeur ajoutée: la nostra Iva, nda). Per quanto concerne la politica estera, Fillon è favorevole ad un avvicinamento alla Russia nella lotta contro Isis, e si è detto in più occasioni contrario ad un intervento militare francese in Siria. Infine, nei rapporti con l’Ue, Fillon si è pronunciato per una maggiore integrazione tra gli Stati dell’eurozona (è quindi un europeista).
Gli altri schieramenti: la disfatta annunciata dei socialisti, Marine Le Pen e il movimento “En marche!”.
Sembra certa una débâcle dei socialisti, con il governo Hollande ai minimi storici per quanto riguarda il gradimento da parte dei cittadini, mentre il Front National continua a raccogliere consensi. Sembra quasi scontata una partecipazione della leader Marine Le Pen al ballottaggio, ma ad oggi sembra altrettanto improbabile – salvo sconvolgimenti dell’ultimo minuto – una sua vittoria finale, rileva Bloomberg (sempre che qualcuno di voi abbia ancora intenzione di fidarsi ciecamente dei sondaggi).
Si fa strada poi, Emmanuel Macron, ex Ministro dell’Economia dimissionario di Hollande, che con il suo movimento “En marche!”, cerca di imporsi come alternativa all’establishment dei partiti, con posizioni in campo economico assimilabili ad un modello neo-liberale. La sua scesa in campo rischia, tuttavia, di sottrarre voti ai partiti tradizionali e di facilitare un passaggio al ballottaggio della Le Pen.
Le sfide aperte.
In un Paese che ha subito tre attentati gravi in meno di due anni (Charlie Hebdo, Parigi e Nizza) il tema della sicurezza rimane centrale nel dibattito pubblico. Su questo trova naturalmente terreno fertile il Front National. Tuttavia, la partita non si gioca solo in tale ambito. È stato Fillon stesso a sostenere come le elezioni presidenziali non possano essere ridotte ad un dibattito sul terrorismo.
Certo, la politica estera rimarrà centrale nelle considerazioni politiche dei vari schieramenti, ma ci sono altri argomenti importanti che occuperanno lo spazio del dibattito: la crescita economica, con la connessa necessità di rilanciare l’occupazione, dopo la riforma del lavoro Valls, e i rapporti con l’UE. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, dopo la Brexit, una vittoria della Le Pen in uno degli Stati fondatori dell’Unione costituirebbe una minaccia terribile per il progetto di integrazione.
di Marina Roma