Manca meno di un anno alla “vera e propria” Brexit. E pare che le trattative tra Londra e Bruxelles siano tutt’altro che a buon punto.
Il Governo di Theresa May si trova ora nelle condizioni di dover decidere anche sull’eventuale permanenza del Regno Unito nell’Unione doganale europea.
Brexit: le trattative sono in alto mare
I punti chiave sono i rapporti tra la Repubblica d’Irlanda e la questione dell’Ulster. L’obiettivo e l’aspettativa di Bruxelles è quello di arrivare a una proposta unanime di risoluzione entro la pausa estiva. Un problema che è prima di tutto politico, considerati i rapporti con Belfast, già di per sé precari e difficili.
Bisognerà trovare un accordo che permetta ai tre partner, Gran Bretagna, Irlanda e Unione europea, di mantenere buoni i rapporti anche dopo l’uscita definitiva del Regno Unito.
Unione doganale e Brexit: Londra dentro o Londra fuori?
Proprio in questi giorni il Parlamento è alle prese con una scelta difficile, forse quella che più inciderà sulle trattative, ovvero l’uscita del Regno anche dall’Unione doganale.
La linea dura di Theresa May è stata bocciata, lo scorso 18 aprile, dalla Camera dei Lord che ha approvato un emendamento che imponesse alla premier di riferire a Westminster sulle trattative tra Governo e Commissione europea.
Anche se il Governo nella Camera dei Lord non ha la maggioranza, il primo ministro ha già dichiarato che la Gran Bretagna lascerà ugualmente sia il mercato unico che l’unione doganale.
Una scelta necessaria, a tratti sofferta, ma fondamentale per Londra che potrà così avere “mani libere” nella gestione dei rapporti con i suoi partner commerciali.
La minoranza laburista, capitanata da Jeremy Corbyn, da tempo ha fatto sapere di essere favorevole a una permanenza convinta nell’Unione doganale. Dopotutto, un’uscita anche dal mercato unico potrebbe costare a Londra il 3% dell’intero Pil britannico, pari a oltre 5mila miliardi di sterline. Alla fine, inutile negarlo, è tutta questione di soldi.
di Omar Porro