Il voto, diritto e dovere di ogni libero cittadino, segna la qualità delle democrazie. Attraverso le epoche, in molti si sono chiesti a chi dovrebbe essere garantito, e a chi no. In Bulgaria hanno fatto un esperimento.
La solita vecchia storia: quanto ci possiamo fidare di una democrazia che affida le decisioni più importanti al voto di masse di persone spesso disinformate o ignoranti? Churchill liquidava la questione con la celebre massima “la democrazia è la peggiore forma di governo sperimentata, fatta eccezione per tutte le altre”, ma il dilemma si ripresenta irrisolto con puntuale ciclicità in ogni elezione.
La Bulgaria – che ha votato il 6 novembre per le presidenziali e per un referendum su modifiche alle norme elettorali – prova a dare una sua risposta: se per due votazioni di fila un elettore non si presenta al seggio, viene eliminato dalle liste elettorali e perde il diritto di voto.
Un mezzo drastico per combattere un astensionismo preoccupante che non è problema solo bulgaro. La legge ha suscitato scalpore, e non è ancora chiaro come verrà attuata: non si applica a over70 e disabili, ed è possibile “giustificarsi” (non si sa entro quando) per il mancato voto per “validi motivi” (non si sa bene quali). Sulla scheda è possibile spuntare la casella “Non supporto nessuno”, canale che permette ai delusi di manifestare il proprio scontento.
La Corte costituzionale bulgara dovrà esprimersi sul conflitto che crea con la libertà di voto una sanzione così dura, ma nelle elezioni del 6 novembre i nomi dei disertori del seggio sono già stati presi.
Secondo i primi risultati Radev sarebbe in vantaggio su Tsetska Tsacheva, e nessuno dei 21 candidati ha superato il 50% dei voti. Si andrà quindi al ballottaggio domenica 13 novembre. La Bulgaria è una Repubblica parlamentare, ma l’elezione del Presidente – per lo più simbolica – è affidata agli elettori. Se il candidato governativo perderà l’elezione presidenziale è probabile che si torni alle urne per le elezioni politiche parlamentari, dice Politico.
Ad ogni modo, l’esperimento elettorale della Bulgaria è coraggioso, e rilancia l’idea del voto non solo come un diritto inalienabile, ma come un dovere di partecipazione alla vita civica collettiva. All’art.48 della Costituzione italiana possiamo vedere che il voto e il suo esercizio sono “un dovere civico” e in passato sono state inflitte sanzioni simboliche a chi non si faceva carico di questo dovere, sanzioni abolite nel 1993, quando l’astensione venne accettata come una forma di giudizio politico.
Oltre alla politica anche la letteratura si è occupata del tema e in particolare quella fantascientifica.
Robert Heinlein nel suo libro Starship Troopers (2008, Mondadori) descrive una società futura in cui per conquistare il diritto di voto è obbligatorio prestare almeno due anni di servizio militare. In questo modo il potere di prendere decisioni per tutta la comunità viene affidato solo a chi ha già mostrato di tenere alla vita della nazione più che a se stesso. Con un accorgimento: il voto è riservato ai militari congedati, ma non agli operativi, i quali potrebbero nominare politici guerrafondai.
Altro tema molto complesso per la salute di un sistema democratico è quello di poter fare affidamento su un elettorato informato. Un giornalista americano ha proposto di selezionare gli “abili al voto”, rendendo obbligatorio per ogni cittadino il test che viene fatto agli stranieri che richiedono la cittadinanza. Un misto di basilari conoscenze civiche che molti elettori ignorano, come provato da diversi studi.
Senza entrare nel merito, il “fenomeno” Donald Trump e il ciclone brexit – fomentati da grandi e piccole bugie, che rimangono nel discorso pubblico anche quando smentite (è quella che l’Economist ha chiamato “la politica post-fattuale“) – hanno messo in evidenza la debolezza dei sistemi elettorali.
Candidati che snocciolano numeri falsi e programmi che promettono riforme impossibili se non addirittura illegali, hanno fatto strage di buonsenso e danni rilevanti al dibattito pubblico.
Le limitazioni del diritto di voto non vanno prese alla leggera: possono venir usate per discriminare minoranze etniche e religiose o colpire le opposizioni. La Bulgaria ha tentato una via innovativa, ma non per questo di sicuro successo. Molti elettori ad esempio potrebbero votare tanto per votare, solo per non essere segnalati come non votanti e quindi sanzionati. Non certo una nobile motivazione.
Questo nuovo approccio però non dovrà spaventare chi in futuro si troverà a dover individuare nuove forme di rappresentanza e modelli elettorali, che verranno comunque sottoposti al giudizio degli elettori stessi.
di Davide Vavassori