Il Burkina Faso ha annunciato l’interruzione delle relazioni diplomatiche con il governo del Taiwan, sferrando un duro colpo al riconoscimento internazionale che la piccola democrazia autogestita fatica a ottenere, a causa dei tentativi cinesi di isolarla sulla scena globale.
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Senza fare alcuna menzionare diretta alla Cina, il Ministro degli Esteri del Burkina Faso ha detto che “l’evoluzione del mondo e le sfide socio-economiche della nostra regione ci hanno costretto a riconsiderare la nostra posizione“. La crescente influenza economica e geopolitica della Cina in Africa rende infatti difficile per i Paesi africani rimanere allineati con Taiwan.
Quest’ultimo ha immediatamente messo fine ai suoi programmi di aiuti in Burkina Faso e annunciato che chiuderà la sua ambasciata nel Paese, accusando la Cina di attrarre i Paesi africani con la promessa di ingenti aiuti.
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Pechino, che ha subito accolto con favore la decisione del Burkina Faso auspicando “un’amichevole cooperazione il più presto possibile“, ha negato le accuse del Taiwan, sostenendo che questo è parte della Cina e quindi non ha diritto a legami diplomatici formali con nessun altro Paese.
La rottura diplomatica con il Burkina Faso, che ha già firmato un documento con la Cina che stabilisce i legami diplomatici tra i due Paesi, lascia ora il Taiwan con un solo alleato diplomatico in Africa – il piccolo regno dello Swaziland – e con relazioni formali in tutto il mondo con altri 17 Paesi, soprattutto in America centrale e nel Pacifico, tra cui il Vaticano.
Il Burkina Faso è il quarto Paese a tagliare i legami con il Taiwan dal 2016. La Repubblica Domenicana ha dichiarato il mese scorso che stabilirà relazioni diplomatiche con Pechino, citando l’intenzione di migliorare i legami commerciali, come avevano già fatto Panama e São Tomé e Príncipe.
di Samantha Falciatori