La campagna Twitter russa: come influenzare le percezioni del conflitto siriano

Credits to: Syria Justice & Accountability Centre.

Un’inchiesta del Syrian Justice & Accountabilty Centre analizza il ruolo della Internet Research Agency russa nella diffusione di fake news sul conflitto siriano a vantaggio della politica estera russa.


La Internet Research Agency (IRA), nota anche come “fabbrica dei troll“, è un’azienda russa che si occupa di propaganda online per conto del Cremlino, diffondendo fake news o manipolando le notizie per influenzare l’opinione pubblica a vantaggio delle politiche russe. Nel caso del conflitto siriano, l’IRA ha elaborato delle operazioni online, soprattutto su Twitter, per influenzare la percezione del conflitto e ottenere ampi consensi verso l’intervento russo in Siria, che ha causato migliaia di vittime civili, ricorrendo a fake news.

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Un’inchiesta del Syrian Justice & Accountabilty Centre (SJAC), un’organizzazione che documenta i crimini commessi in Siria da tutte le parti in conflitto, ricostruisce le operazioni su Twitter che, attraverso migliaia di account anche falsi, hanno del tutto sconvolto una sana narrativa del conflitto.

Pur riconoscendo che molti attori del conflitto sono stati impegnati in attività di disinformazione, il SJAC precisa che le operazioni dell’IRA costituiscono la fonte più grande di disinformazione online sulla Siria.

Il 17 ottobre, Twitter ha rilasciato più di 10 milioni di tweet da account collegati all’IRA e all’Iran. La stragrande maggioranza dei tweet, circa 9 milioni, proveniva da 3.841 account affiliati all’IRA. Il restante milione di tweet proveniva da 770 account originari dell’Iran. Il periodo di attività va dal 2009 al settembre 2018, ma la stragrande maggioranza è stata attiva dal 2015 al 2017. L’inchiesta del SJAC include solo i tweet degli account affiliati all’IRA e solo quelli in inglese.

Quando sono stati creati gli account twitter?

In gran parte tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, prima dell’intervento militare russo nel conflitto siriano. I picchi nella frequenza con cui sono stati creati gli account sembrano casuali, probabilmente per evitare rilevamenti insoliti da parte di Twitter.

Numero di account creati ogni giorno. Credits to: Syrian Justice & Accountability Centre.
Numero di account creati ogni giorno. Credits to: Syrian Justice & Accountability Centre.

Dove sono stati localizzati gli utenti degli account?

Nella maggior parte dei casi, dalle impostazioni degli account risulta che provengono da Russia (46%) e Stati Uniti (35%), mentre il resto d Europa e Medio Oriente. Il 13% degli account collegati all’IRA che fanno riferimento alla Siria non indica invece alcuna provenienza.

Provenienza degli account affiliati all'IRA. Credits to: Syria Justice & Accountability Centre.
Provenienza degli account affiliati all’IRA. Credits to: Syria Justice & Accountability Centre.

Com’è la distribuzione dei tweet che fanno riferimento alla Siria nel tempo?

Ci sono stati tre picchi di attività, che corrispondono ad eventi principali.

Timeline dei twitt. Credits to: Syria Justice & Accountability Centre.
Timeline dei twitt. Credits to: Syria Justice & Accountability Centre.

Ottobre 2015 – Dicembre 2015: 5.749 tweet, cioè il 17,4% di tutti i tweet che parlavano di Siria. Questo lasso di tempo coincide con l’intervento della Russia nel conflitto siriano, iniziato il 30 settembre 2015, e comprende anche la serie di attacchi terroristici avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015.

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Un’analisi degli hashtag utilizzati nei tweet durante questo periodo fornisce un’indicazione dei messaggi politici promossi, ossia: sentimenti anti-rifugiati, anti-turchi – nel tentativo di rafforzare partiti di estrema destra in molti Paesi occidentali dalla crisi dei rifugiati siriani – e sentimenti avversi agli Stati Uniti.

Principali hastag della campagna twitter russa nel 2015. Credits to: Syria Justice & Accountability Centre.
Principali hastag della campagna twitter russa nel 2015. Credits to: Syria Justice & Accountability Centre.

Lo scopo era alimentare un sentimento contro i rifugiati siriani per promuovere una narrazione falsata che giustificasse l’intervento militare russo in Siria in nome della lotta al terrorismo.

22 marzo 2016. Il secondo picco nell’attività di Twitter coincide con gli attentati suicidi di marzo 2016 a Bruxelles, all’aeroporto e in una stazione della metropolitana. 470 tweet che fanno riferimento alla Siria sono stati pubblicati in quella data da 109 account. Il 22 marzo è un picco solitario; il 23 marzo, il numero di tweet riferiti alla Siria è sceso a 13, ben al di sotto della media giornaliera di 29,5 per il periodo tra il 2014 e il 2018. Dei 470 tweet del 22 marzo, il 92% includeva l’hashtag #IslamKills e l’89% includeva un riferimento a “rifugiati”. Altri hashtag includono #RefugeesAreISIS e #NoRefugeesWelcome.

Di nuovo, lo scopo era promuovere la retorica anti-musulmana e anti-rifugiati identificando i rifugiati, in particolare quelli siriani, come terroristi e quindi alimentando l’odio verso di loro e il sostegno all’intervento russo in Siria – che in realtà ha contribuito proprio a quell’esodo di rifugiati siriani.

Aprile 2017. Il terzo picco corrisponde all’attacco chimico su Khan Sheikhoun del 4 aprile 2017, quando 2.826 tweet sono stati inviati da account collegati all’IRA nei dieci giorni successivi all’attacco, manipolando le notizie per incolpare i ribelli e diffondendo teorie poi smentite dalle indagini dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche. Infatti l’hashtag più popolare relativo all’attacco di Khan Sheikhoun era “#SyriaHoax” (“IngannoSiria”). Da notare che su 201 tweet con l’hastag “#SyriaHoax”, 183 provenivano da un singolo account.

Picco dei tweet sull'attacco chimico su Khan Shaykoun. Credits to: Syria Justice & Accountability Centre.
Picco dei tweet sull’attacco chimico su Khan Shaykoun. Credits to: Syria Justice & Accountability Centre.

L’inchiesta fornisce un’analisi non esaustiva rispetto all’entità globale del fenomeno, ma già da questi dati si deduce quanto strutturata e ben finanziata sia la macchina di propaganda russa, che manipolando le notizie riesce a plasmare l’opinione pubblica e quindi, in ultimo, la risposta internazionale al conflitto siriano.

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Un conflitto che anche grazie a queste strategie di guerra online sta portando alla vittoria militare della Russia e del regime siriano, senza però che le cause che hanno scatenato il conflitto siano state affrontate né tanto meno risolte, segno che una normalizzazione nel Paese degli Assad è ancora ben lontana.

di Samantha Falciatori