I cannoni laser non sono più un’arma fantascientifica e presto saranno usati su navi, aerei e mezzi corazzati. Si chiamano HEL: ecco cosa c’è da sapere.
Avete presente i cannoni laser visti e rivisti in classici del cinema come Tron o Star Wars? Quel fascio di luce colorata, quel suono elettronico un po’ stridulo che ricorda un fischio robotico e poi… boom! Insomma, avete capito. Sembravano lontani anni luce, e invece oggi sono una realtà che sta entusiasmando il settore della difesa. Peccato però che non somigliano molto a quelli dei film (pew, pew).
Probabilmente ricorderemo il 2016 come l’anno in cui, sul mercato internazionale degli armamenti, sono approdati i cannoni laser. A partire dal 1990, la ricerca scientifica (avviata dalla statunitense Boeing) ha permesso di sviluppare una serie di prototipi che hanno portato alla realizzazione dei primi dispositivi High Energy Laser (HEL) funzionanti, ma con un basso potere distruttivo e costi elevatissimi. A titolo di esempio, nel 2010 il Pentagono condusse i primi test su di un Boeing 747 pesantemente modificato per ospitare un “bulbo” laser a base chimica, riuscendo ad abbattere un missile in volo prima che colpisse il bersaglio. Per arrivare a questo risultato ci vollero 16 anni e 5 miliardi di dollari. Un’operazione non proprio alla portata di tutti i governi, costretti spesso dalla situazione economica a ridurre il proprio budget militare.
Ma la svolta è arrivata lo scorso anno, quando l’azienda tedesca Rheinmetall (compartecipata dal Governo federale tedesco) ha presentato ciò che sembra essere un’arma talmente rivoluzionaria da segnare una svolta epocale nel settore della difesa.
Si tratta di una Laser Beam Forming Unit (BFU) composta da quattro unità laser con potenza massima di 80 kilowatt. L’impiego può essere davvero versatile: con questo cannone si possono colpire unità di terra non corazzate, pezzi d’artiglieria fissa e semovente, razzi in volo e droni di piccole e grandi dimensioni (UAVs). Vietato ovviamente ingaggiare essere umani; il Quarto protocollo della Convenzione di Ginevra infatti, vieta l’uso di armi ad impulsi contro la fanteria (ed ovviamente i civili).
Per avere una dimostrazione chiara di cosa si riesce a fare con questo “gadget” ipertecnologico, vi consigliamo di vedere questo video:
Se si pensa agli scenari odierni in cui tale tecnologia può essere impiegata, si capisce facilmente che quest’arma del futuro troverà larghissimo impiego nel corso dei prossimi anni. Inoltre, sembrerebbe che la ragione per cui molti potenziali acquirenti trovano interessante il nuovo sistema d’arma laser è che al di là del suo esoso prezzo iniziale, i costi di manutenzione siano molto contenuti e, le munizioni, praticamente “gratuite” ed infinite (il dispositivo ha bisogno solo di corrente elettrica: basta ri-accumulare potenza per sparare un altro colpo).
Fino a poco tempo, le manifestazioni d’interesse della società e dei governi erano per lo più incentrate su sistemi laser terrestri per la difesa aerea contro missili, artiglieria e colpi mortaio, ma ultimamente sembra che la tendenza stia virando verso applicazioni navali o aeree. Non stupirà nessuno sapere che gli USA sono in prima linea nell’impiego di questi sistemi e che, entro il 2020, i droni Reaper e Predator monteranno di serie questa tecnologia – cosa che renderà “mietitori e predatori” impossibili da abbattere con armi terra-aria.