La situazione siriana è un inferno. Capire cosa sta succedendo è doveroso in quanto esseri umani e indispensabile per la comprensione di quei fenomeni che travalicano i confini naturali di quella terra. Per questo motivo la nostra Rivista seguirà più da vicino la guerra siriana, che in realtà sono tante guerre diverse e sovrapposte, in modo da fornire un quadro sempre aggiornato e il più chiaro possibile.
Mentre il regime prepara l’offensiva per riconquistare la provincia di Deraa – zona di de-conflitto – Israele, Russia, Stati Uniti e Giordania cercano un’intesa per preservare la tregua.
Dopo la totale riconquista della provincia di Damasco, il prossimo obiettivo del regime siriano è la provincia meridionale di Deraa, ancora in parte in mano ai ribelli. Tuttavia, facendo parte delle zone di de-conflitto stabilite dagli accordi di Astana e trovandosi al confine con Israele e Giordania, l’offensiva si inserirebbe in un complesso quadro di equilibri regionali dagli esiti imprevisti.
Un anno fa un accordo tra Russia, Stati Uniti e Giordania aveva portato a un cessate il fuoco tra forze governative e ribelli nell’area di Deraa che aveva congelato lo status quo e ridotto in maniera significativa gli scontri militari. Dopo le recenti e decisive riconquiste governative a Damasco e Homs, però, il regime vuole riconquistare anche il sud del Paese.
Il Ministro degli Esteri siriano Mouallem ha dichiarato che il regime intende riprendere l’area e che i ribelli dovranno scegliere tra tornare sotto il controllo governativo o andarsene. Nei giorni scorsi degli elicotteri hanno sganciato volantini sulle aree in mano ai ribelli annunciando un’imminente offensiva e imponendo loro la resa. I preparativi dell’esercito siriano per un’offensiva militare nell’area sono infatti in corso e gli Stati Uniti hanno minacciato “conseguenze” se la tregua nell’area venisse violata da operazioni militari.
Il nodo cruciale di una riconquista governativa di un’ampia area al confine israeliano e giordano è che porterebbe alle porte dei due Paesi le milizie iraniane e di Hezbollah alleate del regime e che quindi consoliderebbe la presenza militare iraniana a due passi da Israele.
Tale preoccupazione è stata al centro della visita a Mosca il 31 maggio del Ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman, che ha espresso al suo omologo russo, Sergei Shoigu, i timori israeliani sulla presenza militare dell’Iran in Siria. Secondo quanto riferito dai media russi, Mosca sarebbe disposta a dispiegare polizia militare russa lungo il confine israeliano e facendo ritirare le truppe iraniane dalla zona.
Non a caso il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva dichiarato pochi giorni prima che solo le truppe governative siriane dovrebbero essere presenti sul confine meridionale del Paese, a indicare che la Russia sarebbe incline ad allontanare le forze iraniane e le milizie sciite di Hezbollah dal confine tra Israele e Siria, anche alla luce dei recenti attacchi israeliani contro forze iraniane in Siria che rischiano di far degenerare la situazione.
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Per rassicurare i Paesi vicini, l’ambasciatore iraniano ad Amman Mojtaba Ferdosipour ha dichiarato al quotidiano giordano Al-Ghad il 23 maggio che l’Iran non ha alcuna presenza militare nel sud della Siria o lungo i confini con la Giordania e che le forze iraniane non prenderanno parte a nessuna operazione militare dell’esercito siriano nell’area, ribadendo il sostegno iraniano all’accordo sulla zona di de-conflitto.
Il 22 maggio un sito vicino all’opposizione siriana, Enab Baladi, – scriveva che le milizie sciite, tra cui Hezbollah, si erano ritirate dalla provincia di Daraa e che al loro posto erano state schierate truppe regolari dell’esercito siriano. Il 27 maggio la stampa saudita ha riportato di colloqui segreti e indiretti tra Iran e Israele attraverso un mediatore giordano che avrebbero portato all’impegno iraniano di non partecipare alle operazioni militari nel sud-ovest della Siria. Notizia smentita categoricamente il 28 maggio dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Bahram Qasimi, che ha sostenuto che si tratti di una notizia falsa e che Teheran non riconosce e non dialoga con “l’entità sionista e terrorista” di Israele. Reazione dovuta ma che non smentisce realmente le trattative.
Uno scontro aperto e una ulteriore destabilizzazione dell’area non è infatti nell’interesse di nessuna delle potenze coinvolte. Russia, Stati Uniti e Giordania, le tre potenze garanti della zona di de-conflitto di Deraa, hanno tenuto dei colloqui nei giorni scorsi per evitare tale scenario, concordando sulla necessità di mantenere la tregua. Gli sviluppi nelle prossime settimane saranno decisivi per il futuro di Deraa.
di Samantha Falciatori