È in corso una grave crisi politica alle Maldive, iniziata giovedì quando la Corte Suprema ha chiesto la liberazione di nove politici dell’opposizione detenuti dal governo, stabilendo che i loro processi sono stati politicamente motivati e quindi viziati. L’esecutivo del presidente Yameen ha rifiutato di attuare la sentenza, scatenando un’ondata di proteste nella capitale, Malé, con scontri tra polizia e manifestanti.
Nella notte di lunedì 5 Febbraio, i soldati hanno fatto irruzione nell’edificio della Corte Suprema, arrestando i giudici che vi si erano rifugiati, imponendo la legge marziale, e sospendendo il potere giudiziario, mentre gli agenti di polizia arrestavano l’ex presidente Maumoon Abdul Gayoom a casa sua.
Gayoom è il fratellastro di Yameen e ha governato la nazione insulare per 30 anni fino al 2008. Oggi è un critico dell’attuale presidente, come il suo successore, Mohamed Nasheed, che aveva avviato il Paese alla democrazia prima di essere estromesso cinque anni dopo con un provvedimento che la Corte Suprema ha definito “incostituzionale”. Da quando Yameen ha preso il potere nel 2013, il Paese ha subito limitazioni alla libertà di parola e all’indipendenza della magistratura, nonché detenzioni degli oppositori politici. Dall’esilio nel Regno Unito, l’ex presidente Nasheed ha invitato l’India a mandare un inviato con dei militari per risolvere la crisi e ottenere il rilascio dei detenuti politici e dei giudici. India, Stati Uniti e Gran Bretagna hanno esortato Yameen a onorare lo Stato di diritto, a liberare i detenuti e a rispettare la sentenza della Corte Suprema, ma il governo si è rifiutato.
di Samantha Falciatori