Di Giovanni De Gregorio
Il ruolo dei derivati finanziari è diventato sempre più rilevante con lo sviluppo del mercato internazionale, in particolare grazie al fenomeno della dematerializzazione ossia alla eliminazione dei titoli cartacei. Il volume degli scambi e la loro portata finanziaria non permettono più di trascurare la loro rilevanza nell’economia globale.
Uno strumento preesistente. Lo strumento derivato è un contratto il cui prezzo si basa sul valore di mercato di un altro indice come per esempio un tasso d’interesse o un tasso di cambio. Gli indici su cui si basano i derivati finanziari sono molto diversi tra di loro: si passa dagli indici finanziari a indici di commodity fino ad arrivare ai fenomeni meteorologici. Gli strumenti finanziari derivati non sono un’invenzione del Novecento: i contratti a termine erano usati anche già in tempi molto antichi e i primi mercati organizzati per il loro scambio risalgono al XVII e XVIII secolo. Il fenomeno permette di comprendere come la loro comparsa non sia casuale ma derivi da esigenze che nascono dagli scambi commerciali, come la necessità di proteggersi da presunte oscillazioni sul prezzo di alcune materie prime.
La notevole diffusione che questi strumenti hanno conosciuto a partire dalla seconda metà XX secolo è dovuta in generale alla globalizzazione dei mercati e alla contestuale dematerializzazione dei titoli. Alcuni eventi hanno contribuito a diffondere il loro utilizzo a fini assicurativi come la fine, nel 1971, del sistema internazionale di cambi fissi per la caduta degli accordi di Bretton Woods, con il conseguente emergere del rischio di cambio ossia della possibilità di fluttuazioni improvvise e sensibili dei tassi di cambio tra le monete. Un altro esempio è costituito dalle crisi petrolifere del 1973 e del 1979: gli improvvisi forti aumenti del prezzo del petrolio avevano causato una parallela intensificazione del rischio di mercato, sia per le ampie oscillazioni dei prezzi, sia per i conseguenti effetti sull’inflazione.
Perché stipulare un derivato?. Gli esempi storici menzionati sono legati tutti da un problema comune: il rischio finanziario. Gli strumenti derivati non hanno solo funzione speculativa ma anche di protezione dal rischio e stabilizzazione dei prezzi (i futures). Chi decide di stipulare un contratto derivato può ritenere, per le informazioni in proprio possesso, che trarrà un vantaggio dall’oscillazione del prezzo di un altro indice o da un avvenimento futuro generalmente non controllabile dalle parti. Alcuni dati possono aiutare a comprendere la loro importanza per valutare anche i rischi connessi ad un utilizzo non consono.
Il peso. A dicembre 2010 il volume dei derivati, o più esattamente, il valore complessivo delle attività sottostanti i derivati ammontava a circa 670.000 miliardi di dollari, 601.048 dei quali per derivati Over the Counter (OTC), ossia sui mercati non regolamentati. Per un confronto, si può considerare che il PIL mondiale, nel 2010, è stato stimato in circa 70.000 miliardi di dollari. Nominalmente il valore lordo dei derivati è circa 10 volte il PIL mondiale, anche se l’esposizione netta effettiva risulta molto inferiore al totale lordo. Sono ad ogni modo numeri elevati che possono avere effetti sistemici incontrollabili. Gli Stati hanno iniziato ad implementare politiche di controllo a tutela dei consumatori. Esempio di tale fervore è l’ultimo regolamento dell’Unione Europea sui Market Abuse (MAD II) che mira a reprimere condotte come l’insider trading e la manipolazione dei titoli anche quando commessa utilizzando gli strumenti derivati, o la direttiva sugli strumenti finanziari (MIFID II) che ha lo scopo di creare tutele per gli investitori.
Economia internazionale. I privati, però, non sono le uniche parti interessate agli scambi dei contratti derivati sui mercati Over the Counter. Anche la posizione di molti Stati è influenzata da molti indici non controllabili né dai cittadini né dalla politica. Trattandosi spesso di “scommesse”, un cattivo utilizzo di tali strumenti da parte dell’amministrazione pubblica può comportare perdite esose per i bilanci degli Stati.
La conseguente incapacità di azione su base nazionale dovuta all’impossibilità di condizionare fattori esterni non controllabili come i tassi di cambio rende gli strumenti derivati critici quando scelti come strumento di speculazione dagli Stati. Insieme alla variabilità dei tassi di interesse legata anche alle valutazioni delle agenzie di rating, il fenomeno dei derivati nell’epoca della digitalizzazione costituisce una minaccia ancora più vistosa alla sovranità nazionale. La delegittimazione politica che ne deriva è uno tra i tanti esempi di un mondo dove gli attori economici svolgono il ruolo di policy maker. Pensare in modo globale è la chiave per comprendere gli andamenti dell’economia dal momento che le singole regolamentazioni nazionali non potranno controllare tutti i fenomeni. Bisogna solo sperare che non si creino altre bolle speculative attraverso l’utilizzo di tali strumenti. Il colpo per l’economia internazionale potrebbe essere molto duro a vantaggio di qualcuno che comunque si arricchirà.