Di cosa si è parlato alla riunione di Goa e quali sono le prospettive dei Brics, il gruppo di paesi “emergenti” che vorrebbe bilanciare nell’arena internazionale il peso politico di quello che chiamiamo “Occidente”.
Quando nel 2001 l’economista Jim O’Neil coniava l’acronimo Bric per designare il gruppo di economie emergenti costituito da Brasile, Russia, India e Cina, si stava facendo un ragionamento su un fenomeno per lo più economico, e che solo in seguito è diventato anche geopolitico.
Dal 2009 i vertici politici dei quattro paesi fondatori si riuniscono ogni anno in località diverse e dal 2010 la compagine s’è arricchita con la partecipazione del Sud Africa, trasformando la sigla che li rappresenta in Brics.
L’ultimo summit dei Brics s’è tenuto a Goa, in India, tra il 15 e il 16 ottobre scorso e s’è concluso con una dichiarazione congiunta articolata in più di cento punti in cui vengono chiariti i termini di cooperazione e le ambizioni del gruppo di paesi definiti “emergenti”.
Per i Brics – e non solo per loro – l’ordine internazionale sta vivendo un momento di transizione verso un assetto multipolare caratterizzato da pressanti sfide in termini di sicurezza, in relazione alle quali risulta fondamentale la ferma adesione ai principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite.
Oltre ad enfatizzare l’importanza di quella che viene definita una “partnership strategica”, la dichiarazione di Goa riconosce il peso e l’influenza dei Brics sulla scena internazionale sottolineando l’effettiva operatività della New Development Bank (Ndb) e del Contingent Reserve Arrangement (Cra).
La Ndb è una istituzione finanziaria di tipo multilaterale, fondata nel 2014, che finora ha concesso prestiti per 911 milioni di dollari per progetti riguardanti le energie rinnovabili. Si tratta di un buon traguardo per una istituzione così giovane ma dal valore relativo se apprezzato in termini comparativi rispetto, per esempio, all’operato dell’Asian Infrastructure Investment Bank, ente fondato da Pechino e ulteriore polo alternativo all’architettura finanziaria Occidentale degli accordi di Bretton Woods.
D’altra parte troviamo il Cra, istituito con un accordo nel 2015; si tratta sostanzialmente un fondo per far fronte a crisi di liquidità a breve termine di cui i Brics si sono dotati, così da poter usufruire di un nuovo strumento di protezione e stabilità finanziaria.
Probabilmente per volere in particolare dell’India, nella dichiarazione di Goa ampio spazio è stato riservato al fenomeno terroristico, che viene collettivamente condannato. Nella lotta al terrorismo si prospetta una viva collaborazione del quintetto – sia in termini bilaterali che nei principali fori internazionali – secondo un approccio integrale, capace di colpire gli attori non statali anche nei loro rapporti con organizzazioni criminali dedite al riciclaggio di denaro sporco e al traffico di droghe. Viene altresì riconosciuto Isis ed i suoi gruppi affiliati quale minaccia globale senza precedenti alla pace e sicurezza internazionale.
Se è vero che i Brics esprimono il 30% della produzione globale, il 17 % del commercio internazionale e comprendono il 43% della popolazione mondiale, è anche vero che il gruppo presenta delle evidenti disomogeneità in termini politici, economici e sociali.
Infatti, mentre India, Sud Africa e Brasile sono retti da sistemi politici democratici più o meno consolidati, è noto che Russia e Cina siano Stati dai profili più autoritari.
Anche sul piano economico vi sono importanti differenze. Questi paesi crescono a ritmi molto diversi: India e Cina hanno tasi di crescita elevati, mentre Brasile, Russia e Sud Africa vivono turbolenze economiche che hanno portato le loro economie alla recessione e alla stagnazione. Sul piano sociale ad ogni componente del gruppo corrispondono forme diverse di disagio, dalla povertà, alle disuguaglianze fino al deterioramento ambientale.
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Sulle prospettive di collaborazione politica del gruppo incombe l’ombra delle relazioni tra Pechino e Nuova Delhi
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Sebbene nell’ultimo summit i Brics siano riusciti ad accordarsi su aspetti quali la cooperazione ambientale, le dogane e la creazione di una autonoma agenzia di rating, sulle prospettive di collaborazione politica del gruppo incombe l’ombra delle relazioni tra Pechino e Nuova Delhi, che hanno storicamente punti di attrito, e quelle tra Pechino e Mosca, che hanno interessi divergenti di lungo periodo.
È ragionevole pensare che, nonostante i traguardi raggiunti e tanti spazi di cooperazione dischiusi dal vertice di Goa, le divergenze e le ambiguità appena accennate avranno nel medio e lungo periodo delle chiare ricadute sulla capacità dell’associazione di proporsi come reale alternativa all’egemonia politico-economica dell’Occidente, nell’ottica di ridisegnare l’equilibrio di potere globale secondo una linea comune e multipolare.
di Luis Daniel Angelucci