Gli abitanti delle isole Falkland / Malvinas sono andati a votare il 9 novembre per rinnovare l’Assemblea Legislativa. Il tema principale è stato quello dell’autonomia: come è noto, le isole sono un territorio non autonomo gestito dal Regno Unito e la cui sovranità è rivendicata dall’Argentina.
Panoramica
Questa è la terza elezione dall’entrata in vigore della nuova Costituzione che sostituì il Consiglio legislativo con l’Assemblea legislativa (MLA) delle isole Falkland / Malvinas. Solo tre membri della precedente assemblea hanno ottenuto la rielezione, e nessuno dei candidati che hanno fatto la campagna elettorale per le elezioni di novembre erano appoggiati da partiti politici.
Una volta eletti i membri dell’Assemblea Legislativa sono responsabili dell’auto-governo delle isole dell’arcipelago (che non arriva a 4mila abitanti), e collaborano strettamente con il governo britannico per le questioni di politica estera e di difesa.
Il voto è universale, segreto, non obbligatorio e si può esercitare il diritto per posta o per procura. Il territorio è suddiviso in due circoscrizioni, Stanley (la capitale) e Camp (aree rurali). La percentuale di partecipazione al voto è stata intorno all’80%, in aumento rispetto alle elezioni del 2013.
La questione autonomista
La Repubblica di Argentina non riconosce la sovranità britannica sull’arcipelago, nonostante abbia perso una guerra iniziata contro il Regno Unito negli anni Ottanta proprio per conquistarne la sovranità. La popolazione delle Falkland / Malvinas è quindi composta in gran parte da britannici di origine scozzese. A differenza dei residenti delle ex colonie imperiali britanniche (che oggi fanno parte del Commonwealth), dal 1983 e in risposta alla guerra con l’Argentina, gli abitanti delle Falkland hanno la piena cittadinanza britannica in virtù del “British Nationality Falkland Islands Act”. Ciò rende di fatto molto più complicato per l’Argentina avanzare nuove pretese sovrane.
La Costituzione attuale delle Falkland / Malvinas è entrata in vigore l’1 gennaio 2009, ed ha sostituito quella del 1985. La nuova Costituzione ha modernizzato il capitolo che riguarda i diritti e le libertà fondamentali , oltre a quelle dell’autodeterminazione. È stata creata un’Assemblea legislativa elettiva, che ha sostituito il precedente Consiglio legislativo, ed ha definito il ruolo del Consiglio esecutivo, riducendo i poteri del governatore.
Nel 2013 sul territorio delle Falkland è stato tenuto un referendum sulla sovranità stessa delle isole, che aveva l’obiettivo di “risolvere la questione del suo status politico”, referendum invocato anche a seguito delle nuove e crescenti tensioni con l’Argentina, che aveva chiesto un ulteriore negoziato sulla proprietà delle isole.
Il risultato del referendum – scontato, vista l’origine britannica degli abitanti – è stato netto: solo tre delle 1.517 persone (99,7%) che si sono recate a votare hanno indicato la loro preferenza a passare sotto la sovranità argentina. Giuridicamente, l’Organizzazione delle Nazioni Unite considera l’arcipelago un territorio di sovranità ancora in “attesa di definizione”, tra il Regno Unito, che lo amministra e l’Argentina, che sostiene il suo ritorno.
Chi ha vinto e cosa cambia
Cambia poco, in effetti. I neo-eletti di questa tornata elettorale dovranno principalmente occuparsi dei temi trattati in campagna elettorale: ambiente, problemi che riguardano l’emigrazione dei giovani, politiche abitative, avanzi di bilancio, l’apertura di una nuova scuola elementare e le questioni inerenti alla sanità.
Ciò che forse avrà più effetti sul futuro delle Falkland / Malvinas riguarda però una cosa che non ha a che fare con le elezioni: la Brexit. L’Assemblea Legislativa precedente ha investito molti sforzi e tempo per spiegare al governo britannico il potenziale impatto della Brexit sulle Falkland. Diversi analisti, ad esempio, prefigurano uno scenario in cui il supporto diplomatico europeo alla sovranità britannica delle Falkland potrebbe scemare. A questo si aggiunge il fatto che i 3/4 delle esportazioni delle Falkland / Malvinas sono dirette verso paesi dell’Unione Europea, e non sarà facile sostituire gli introiti di queste esportazioni con i paesi sudamericani, in gran parte vicini alla causa argentina.
La prima riunione del Consiglio, per continuare la normale attività del governo, è attualmente in programma per il 13 dicembre 2017.
di Alberto Galvi