Nate nei primi anni ’40 in seguito ai successi riportati sul campo (è emblematica l’Impresa di Alessandria della Xª Flottiglia MAS), e sviluppatesi nel secondo dopoguerra per esigenze di tipo tattico, le forze speciali fanno oggi parte a pieno titolo di ogni esercito che si rispetti. Impiegate per operazioni non-convenzionali dietro le linee nemiche, per compiere sabotaggi, attacchi ed assassini mirati, attività di raccolta informazioni, liberare ostaggi, mettere al sicuro aree difficili: le loro missioni sono spesso sconosciute all’opinione pubblica.
Eppure il loro uso è divenuto sempre più frequente per via della loro versatilità e delle caratteristiche dei teatri operativi in cui vengono impiegate. Questi reparti vengono sottoposti ad addestramenti lunghi e durissimi per far si che siano preparati ad affrontare qualsiasi tipo di sfida sul campo di battaglia, ma anche in tempo di pace. Per l’esecuzione dei loro compiti, le forze speciali hanno spesso la possibilità di dotarsi (in piena autonomia) di supporti tecnici normalmente preclusi alle componenti ordinarie delle forze armate e agire in autonomia anche per lunghi periodi di tempo.
Avvolte dal segreto militare, ma sempre più spesso icone del c.d. modern warfare, queste unità d’élite sono ciò che oggi può davvero fare la differenza sul campo di battaglia.
Per conoscerle meglio abbiamo realizzato una lista, seppur parziale, di alcuni dei migliori corpi speciali sul pianeta:
La Delta Force è un corpo speciale per operazioni dell’esercito americano (US Army). L’unità base è composta da quattro uomini. Quattro o cinque unità costituiscono una squadra; due squadre, una d’assalto e una di tiratori scelti, formano uno squadrone. Ogni squadrone ha un elemento di comando. 1.000 soldati, di cui circa 250-300 sono addestrati per condurre operazioni dirette. Il loro motto è “Surprise, Speed and Aggression” (Sorpresa,velocità e aggressività).
Durante i suoi 39 anni di servizio, la Delta è stata impiegata in decine di operazioni speciali tra le quali: l’invasione di Grenada, Enduring Freedom in Afghanistan, Iraqi Freedom (che comprende la ricerca di Saddam Hussein e il tracciamento di Abu Musab Al-Zarqawi), Juniper Shiled a Bengasi e Inherent Resolve (parte della campagna con ISIS in Siria e Iraq).
Unità anti-terrorista a livello più specifico diretto a uccidere o catturare unità di valore elevato o smantellare le cellule terroristiche, estremamente flessibile e può impegnarsi in missioni d’azione diretta, salvataggi di ostaggi e missioni segrete lavorando direttamente con la CIA (soprattutto dal 2002 con l’inizio della guerra al terrorismo).
Kommando Spezialkrafte, o KSK, fa parte delle unità militari speciali delle forze armate tedesche, costituito all’incirca da 1000 operatori (ma il numero complessivo risulta segreto). Ogni plotone si compone di 4 team ognuno con 4 uomini, ognuno dei quali si specializza in comunicazioni, armi ed esplosivi, medicina ed intelligence, con uno dei 4 che fa da capo team. Uno dei 4 plotoni è inoltre addestrato come unità per il recupero ostaggi. Vi è infine una compagnia supporti, composta da un plotone logistico, un plotone medico, un plotone trasporti ed un plotone addestrativi. Il loro motto è “Facit Omnia Voluntas” (Con la volontà si ottiene tutto).
Operativo dal 1999, il KSK ha svolto importanti compiti in Bosnia (dove gli è stato affidato il compito di catturare i criminali di guerra Jugoslavi), e in Kosovo per liberare degli appartenenti all’organizzazione umanitaria Shelter Now che erano stati rapiti. Il Kommando ha inoltre egregiamente affiancato il corpi speciali americani in Afghanistan (Tora Bora).
Difesa del territorio tedesco e della NATO; deterrenza e azione in caso di crisi internazionali;missioni di peacekeeping; ricognizione strategica; azioni dirette in profondità; liberazione di ostaggi in zone di guerra. La selezione è tra le più dure in termini di stress psico-fisico. Si possono candidare sia militari che civili (dal 2001 anche le donne). La selezione ha una durata di 4 mesi e una volta superata inizia l’addestramento che dura 2-3 anni con 20 corsi differenti in 17 scuole militari mondiali e attraverso prove molto dure nella giungla, in montagna, nel deserto, nella zona dell’Artico e nella base navale statunitense in California.
Lo Special Air Service, o SAS, è composto da 4 squadroni ognuno da 60 uomini, e ciascuno di essi è ulteriormente suddiviso in gruppi da 10-15 uomini – detti plotoni – ognuno dei quali ha una specializzazione particolare (plotoni di terra, montagna, aria, anfibia). Esiste un limite di età: per accedere alla selezione il candidato non deve aver superato i 32 anni. Il motto delle SAS è: “Who dares, wins” (Chi osa ,vince).
Le prime missioni possono essere ricondotte alle operazioni in Nord Africa nel 1941 (Seconda Guerra mondiale) agendo dietro le linee nemiche con raid contro le truppe dell’Asse. Dopo la fine della Guerra le SAS divennero il principale gruppo di antiterrorismo. Nel 1980 le SAS liberarono gli ostaggi tenuti prigionieri nell’ambasciata iraniana a Londra e, a causa della diretta televisiva, persero l’anonimato.
La selezione e l’addestramento sono i più duri dell’esercito inglese si svolgono in due fasi in estate e in inverno, con una media del 10% delle persone che ne prendono parte riesce a superarlo. Il candidato deve essere maschio, membro dellʼesercito inglese da almeno tre anni. Dal 2002 sono i più attivi nella guerra al terrorismo, operando nei terreni più caldi del Medioriente.
Gli Spetsnaz sotto il comando del GRU (Direttorato principale per l’informazione), sono storicamente il nucleo più importante e numeroso degli Spetsnaz, due unità Spetsnaz agli ordini del Servizio Segreto Civile (KGB sovietico, FSB russo), Alfa e Vympel, la prima per operazioni anti-terrorismo, la seconda a protezione di obiettivi strategici; 300 forze speciali Spetsnaz sotto il comando del Servizio di intelligence internazionale (SVR); e infine, truppe sotto il comando del Ministero degli Interni russo, assimilabili ai corpi di gendarmeria. La maggior parte delle unità Spetsnaz è strutturata in 36 distaccamenti indipendenti di commando, ciascuno comandato da un capitano. Un distaccamento indipendente è composto da 12 operatori.
Avviato ufficialmente nel 1949 con il primo gruppo di ricognitori. Il comando GRU è stato attivo durante e dopo la guerra fredda in Afghanistan, Bosnia, Kosovo e Cecenia. Gli Spetsnaz hanno svolto un ruolo importante anche nell’ultima crisi in Ucraina.
Gli Spetsnaz sono esperti in combattimenti in aree urbane e hanno il brevetto di paracadutisti, potendo infiltrarsi presso le retrovie nemiche. Sono tutti addestrati a una seconda specializzazione: meccanici, ricognizione ed esplosivi.
Il 9º reggimento d’assalto incursori paracadutisti “Col Moschin” è un reparto di Forze speciali dell’Esercito Italiano facente parte della Task Force 45. E’ inquadrato nel Comando delle forze speciali dell’Esercito ed è il diretto erede degli Arditi. Il reggimento è composto da 4 compagnie di incursori, una compagnia di comando e supporto logistico, ed una di trasmissioni. Un distaccamento operativo del Col Moschin (di solito sei per ciascuna compagnia) ha al suo interno: un Incursore con specializzazione Combat Medic, un Breacher (maneggio esplosivi), un disattivatore EOD-IEDD (artificiere), un SF JTAC – Special Forces Joint Terminal Attack Controller (controllo aereo avanzato), un addetto alla raccolta informativa e uno o due tiratori scelti. Il loro motto è: “Della folgore, l’impeto”.
Nel 1953 ex ufficiali degli Arditi diedero vita alla nuova squadra di incursori paracadutisti. Il Reggimento è stato impiegato tanto in missioni di pace quali “Restore Hope” in Somalia, che in operazioni di salvataggio di ostaggi, oltre alla neutralizzazione di covi di terroristi in Afghanistan ed Iraq. Nel corso delle operazioni denominate “Canguro” era loro affidato il compito di rastrellare le aree di Mogadiscio per stanare il generale Aidid ed i suoi uomini. Hanno operato nelle montagne Afghane e nei deserti iracheni, accanto agli uomini della Brigata Folgore nella più vasta operazione Enduring Freedom.
Gli operatori del Col Moschin provengono in buona parte dalla Brigata Paracadutisti Folgore. Tra le specialità: sabotaggi, incursioni, conquista di obiettivi sensibili in territorio nemico, sequestro e cattura di VIP, salvataggio di ostaggi di guerra. A queste si aggiungono le capacità di esercitare il proprio ruolo in scenario che prevedono: paracadutismo, sci estremo, movimento tattico, incursione anfibia, sopravvivenza a condizioni estreme.
Le forze speciali canadesi sono sotto la guida delle forze armate ed in particolare del Canadian Special Operations Forces Command (CANSOFCOM), composto da: Joint Task Force 2 (JTF2); Canadian Special Operations Regiment (CSOR); 427 Special Operations Aviation Squadron (427 SOAS); Canadian Joint Incident Response Unit (CJIRU). I compiti fondamentali del CANSOFCOM sono di prevenzione e pronta reazione al terrorismo, azione diretta, ricognizioni speciali, assistenza militare e umanitaria per fornire un supporto alle altre forze armate canadesi. L’unità è formata da 200/250 uomini divisi in team operativi di 4/8 uomini ciascuno. Il motto dell’unità è “Facta Non Verba” (fatti non parole).
Fu istituita il 1°aprile 1993. Il numero 2 è dovuto al fatto che durante la guerra del Golfo fu costituita una Joint Task Force delle forze speciali canadesi, sciolta al termine del conflitto (e poi ripristinata). La JTF2 è stata coinvolta in numerose operazioni di scorta in Bosnia e ad Haiti, in missioni di cattura di criminali di guerra serbi nei Balcani e in interventi di evacuazione di cittadini canadesi in aree ad alto rischio, come in Ruanda nel 1994. Nel 1996 ha offerto consulenza alle forze armate peruviane durante la crisi con ostaggi all’ambasciata giapponese di Lima. Nel 1999 in Kosovo, nel 2011 in Libia e dal 2014 in Iraq la JTF2 ha dispiegato pattuglie di ricognitori per richiedere attacchi aerei mirati su forze ostili.
La JTF2 è addestrata per intervenire tanto sul suolo federale canadese, quanto in conflitti esterni. Essa è quindi in grado di condurre operazioni di acquisizione di obiettivi in mano a terroristi, liberazione ostaggi, e tutto quanto ricada nella dottrina della guerra non-convenzionale.
Il Sayeret Matkal è un’unità militare di forze speciali delle Forze di Difesa Israeliane (IDF); ordinativamente, afferisce all’Esercito. È la principale unità israeliana con compiti di ricognizione speciale, alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore delle IDF. Rappresenta uno dei Corpi eletti per la formazione delle figure più potenti di Israele: Ehud Barak, Benjamin Netanyahu ne hanno fatto parte (insieme a molti altri). “The Unit”, l’unità – come viene chiamata in israele – ha a disposizione 200 commandos a tempo pieno e centinaia di riservisti. La selezione è molto dura sia dal punto di vista fisico che mentale. Le reclute selezionate hanno un periodo di addestramento di 18-19 mesi e vengono addestrate alle arti marziali, alla navigazione, al camuffamento, alla ricognizione e alle altre abilità di sopravvivenza, con forte enfasi per l’uso di armi di piccolo calibro.
Sin dal suo inizio nel 1957, si è rivelata una delle forze antiterrorismo più efficaci al mondo. Decine le vittorie conseguite: in Egitto, Libano, Giordania, Tunisia e Iraq. Molto noto l’intervento all’aeroporto di Entebbe, in Uganda, dove nel 1976, l’Unità SM, riuscì a trarre in salvo 103 passeggeri Air France su 106 presi in ostaggio da dirottatori palestinesi.
Gli operatori del Sayeret Matkal sono specializzati in missioni aeree, urban warfare, contro-insurrezione, anti-terrorismo, operazioni clandestine, recupero di ostaggi, obiettivi di alto valore, caccia all’uomo, missioni di sorveglianza/ ricognizione, combattimento non-convenzionale e corpo a corpo.
Il nome SEAL è un acronimo che racchiude in sé gli ambienti in cui essi sono stati addestrati ad operare (SEa, mare – Air, aria – Land, terra). Per entrare a far parte di questo Corpo si deve compiere la carriera all’interno delle forze navali statunitensi (US Navy). L’addestramento ripercorre tutti i passaggi di quello del Delta Force, ma è più lungo (dagli 8-9 mesi fino ad un anno di addestramento). Tutti i componenti del ST6 provengono dalle squadre Seal. I componenti vengono divisi in squadroni, a loro volta divisi in gruppi d’assalto più piccoli. Un totale di circa 2000 operatori tra agenti e civili fanno parte del Seal Team six. Il loro motto è: “The only easy day was yesterday “(“L’unico giorno facile era ieri”).
Dopo il fallimento della missione “Eagle Claw” per liberare gli ostaggi americani a Teheran, gli Stati Uniti decisero di creare un corpo di forze speciali anche all’interno della marina, da qui l’istituzione del Seal Team Six (dal 1987 DEVGRU). L’operazione più nota del Seal Team è del 2011 con il blitz che portò alla morte di Osama Bin Laden.
Insieme al Delta Force, incarnano il fiore all’occhiello dei reparti speciali antiterrorismo statunitensi, dimostrandosi il Seal molto più diretto e duro nel colpire gli obiettivi. Le unità hanno lo stesso profilo di missione: dalle operazioni speciali alla lotta al terrorismo, dal salvataggio degli ostaggi, all’azione diretta.
Per quanto la Francia si sia dotata dal 2002 di un comando di forze speciali, all’interno delle sue forze armate, uno dei migliori reparti speciali di antiterrorismo è il Groupe d’Intervention de la Gendarmerie Nationale (GIGN). Questo si contraddistingue come corpo di polizia a statuto militare esterno: nelle operazioni militari è posto sotto il comando del Ministero della Difesa, mentre durante le operazioni di polizia è sotto il controllo del Ministero dell’Interno. Dal 2007 il GIGN è stato profondamente riorganizzato per divenire effettivamente una forza speciale con compiti di antiterrorismo e di operazioni militari speciali. La principale forza d’intervento d’assalto del GIGN è composta da circa 100 uomini suddivisi in 4 plotoni, ulteriormente scomposte in squadre più piccole di operatori. Il motto del GIGN è “S’engager pour la vie” (arruolarsi per la vita).
Creato nel novembre 1973 come diretta conseguenza della presa di ostaggi nella sede diplomatica dell’Arabia Saudita avvenuta lo stesso anno in settembre a Parigi. Tra le operazioni più importanti si segnalano: la liberazione di 30 alunni francesi catturati dalla FLCS (Front of Liberation Front della Côte des Somalis) a Loyada (vicino a Gibuti) nel 1976 su un autobus scolastico; la liberazione di 229 passeggeri ed equipaggio del volo Air France 8969 a Marsiglia nel dicembre 1994 dirottato da quattro terroristi del AIG (Armed Islamic Group algerino); il dispiegamento di squadre tattiche in Afghanistan a sostegno delle forze armate tra il 2009 e il 2011; la neutralizzazione dei due terroristi coinvolti nell’attentato a Parigi di Charlie Hebdo nel gennaio 2015; il dispiegamento per la liberazione di ostaggi di Al-Qaeda presso l’hotel Radisson Blu a Bamako, in Mali, il 20 novembre 2015.
Gli operatori del GIGN sono specializzati in antiterrorismo nazionale e internazionale, liberazione ostaggi, operazioni speciali, scorta e protezione, immersioni e operazioni ad alta quota.
Queste unità di Spetsnaz sono sotto il comando del centro di comando del SOF (Special Operation Forces) facente capo all’Esercito della Federazione Russa. Si tratta di un’unità altamente preparata e pensata per essere costantemente pronta ad entrare in combattimento. E’ infatti progettata per svolgere compiti specifici e proteggere gli interessi della Federazione Russa (con necessità di applicazione della forza militare) sia all’interno del paese che all’estero, in tempo di pace e in guerra. Dallo scorso anno ha sotto la sua direzione 7 brigate Spetsnaz, ognuna con 4-6 reparti, per un totale di 1.000 soldati ciascuno, ed entro il 2020 saranno inserite altre due brigate.
Fondato ufficialmente nel marzo 2013. L’unità è stata spesso impiegata per le sue capacità operativa nei vari teatri bellici: Crimea, annessione della penisola all’interno dei confini russi; Donbass, sostegno alle forze separatiste; Siria, appoggio alle truppe di Assad contro i ribelli e le forze radicali di Al-Nusra e ISIS.
Gli Spetsnaz sono esperti in tattiche non-convenzionali: ricognizione speciale, sabotaggio, contro-terrorismo, contro-sabotaggio, counter-intelligence, guerriglia, e altre attività.
Anche l’India si è dotata di un comando di forze speciali all’interno del suo apparato militare, con il compito di dirigere, guidare e addestrare le truppe speciali dei tre servizi militari: l’esercito, la marina e l’aeronautica. Di questi fanno parte i PARA (Esercito), i MARCOS (Marina) e il Garud Commando Force (Aeronautica). Ogni forza speciale è poi divisa in diversi battaglioni a seconda della specialità di competenza (operazioni nel deserto, in montagna, nei centri urbani, ecc.). Soprattutto i MARCOS hanno dimostrato capacità operative così elevate da farli paragonare ai Navy Seals statunitensi, dai quali hanno mutuato addestramento e modalità d’ingaggio. Il numero degli operatori si aggira introno a duemila uomini divisi in battaglioni specializzati in compiti particolari. Il motto dei Marine Commandos è “The few, the fearless” (i pochi senza paura).
I MARCOS sono stati creati con il nome di Forze Speciali Marine Marine (IMSF) nel 1985. Due anni più tardi, furono ribattezzati Marine Commando Force (MCF). Tra le varie operazioni condotte dai MARCOS si ricordano l’Operazione Pawan nel 1987 in cui hanno supportato le forze militari indiane contro le “Tigri Tamil”, nella cattura dei porti di Jaffna e Trincomalee. Nel 1988 i MARCOS, durante l’Operazione Cactus, hanno ostacolato un tentativo di colpo di stato alle Maldive. Hanno inoltre catturato la barca con 46 mercenari e i loro ostaggi che erano scampati dopo il tentativo di colpo di Stato. Durante la guerra del Kargil, nel 1999, i MARCOS sono stati incaricati di intraprendere operazioni segrete dietro le linee nemiche pakistane. Durante gli attacchi di Mumbai nel 2008, hanno colpito gli alberghi Oberoi Trident e Taj e neutralizzato i terroristi
Guerra anfibia, lotta al terrorismo, ricognizioni speciali, guerra non-convenzionale, recupero del personale, guerra asimmetrica, demolizione subacquea, infiltrazione marina ed esfiltrazione, salvataggio di ostaggi protezione interna e internazionale. Per entrare nei MARCOS si deve prendere parte ad un addestramento molto duro di due/tre anni (a seconda della specializzazione) che viene superato solo dal 20% delle reclute.
di Paolo Iancale e Mattia Giulioli