La situazione siriana è un inferno. Capire cosa sta succedendo è doveroso in quanto esseri umani e indispensabile per la comprensione di quei fenomeni che travalicano i confini naturali di quella terra. Per questo motivo la nostra Rivista seguirà più da vicino la guerra siriana, che in realtà sono tante guerre diverse e sovrapposte, in modo da fornire un quadro sempre aggiornato e il più chiaro possibile.
L’OPCW sta indagando il recente uso di gas tossici su Aleppo che ha portato alla violazione della tregua su Idlib, mentre i nuovi colloqui di Astana sono falliti.
Sebbene l’accordo raggiunto da Russia e Turchia a settembre per una zona demilitarizzata a Idlib sembra abbia portato una tregua significativa, negli ultimi giorni le forze governative siriane e l’aviazione russa hanno ripreso a colpire obiettivi lungo il confine orientale della provincia di Idlib, ivi inclusa una parte della zona demilitarizzata, come rappresaglia per l’attacco chimico su Aleppo che la TV di Stato siriana e i media russi attribuiscono ai ribelli.
Leggi anche: Zona demilitarizzata a Idlib: cosa rivela l’accordo tra Russia e Turchia?
Circa 100 persone sono state ricoverate ad Aleppo il 25 novembre con sintomi compatibili con un’intossicazione chimica, forse dovuta al gas clorino, ma non ci sono state vittime e molti pazienti sono stati dimessi il giorno stesso. I ribelli hanno respinto le accuse, sostenendo di non possedere alcuna arma chimica e accusando il regime di aver inscenato una scusa per incastrarli e violare la tregua su Idlib.
L’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW) e la Commissione d’Inchiesta ONU stanno già lavorando al caso per determinare cosa sia avvenuto e su richiesta del regime siriano l’OPCW sta valutando le condizioni di sicurezza per dispiegare un team che possa investigare in loco.
Il tempismo è interessante perché è da fine giugno di quest’anno che il mandato dell’OPCW è cambiato: se prima poteva solo accertare l’uso di armi chimiche senza attribuirne le responsabilità, dopo una votazione favorevole a stragrande maggioranza i Paesi membri dell’OPCW hanno modificato il mandato estendendone le funzioni anche all’individuazione dei responsabili dell’uso di armi chimiche.
Finora, una Commissione congiunta ONU-OPCW ha attribuito 33 attacchi chimici al regime siriano dal 2013, uno a ISIS e zero ai ribelli. Tale Commissione, nota come Joint Investigative Mechanism, era l’unico organo con il mandato di attribuire le responsabilità degli attacchi chimici ma nel 2017 la Russia ne ha impedito il rinnovo decretandone la fine; tuttavia, tale decisione è stata uno dei motivi per cui l’OPCW ha cambiato il suo di mandato.
Leggi anche: A che punto sono le indagini sulle armi chimiche in Siria
Il recente attacco su Aleppo sarebbe il primo indagato dall’OPCW sotto il nuovo mandato, che entrerà pienamente in vigore da febbraio, con attribuzione di responsabilità, ma le indagini richiederanno tempo. Tempo che le rappresaglie non concedono; la ripresa dei bombardamenti su Idlib ha infatti causato nuove vittime civili, mentre l’ennesimo round dei colloqui di Astana per la formazione di una Commissione che possa riscrivere la Costituzione siriana come deciso al Congresso di Sochi è naufragato come i tentativi precedenti.
Se l’attacco chimico su Aleppo sembrava il preludio per la ripresa di un’offensiva su larga scala su Idlib, questa ancora non c’è stata, ma il messaggio resta chiaro: la tregua per Idlib non è definitiva. Il nuovo inviato ONU per la Siria, Geir Pedersen, che sta succedendo a De Mistura in questi giorni, si troverà nella complessa posizione di dover salvare un processo politico che non vede la collaborazione del principale attore sul campo, ossia il regime siriano, e che ha alle spalle una lunga serie di fallimenti.
di Samantha Falciatori