Con l’arrivo in Messico di migliaia di migranti sud e centro americani, alla volta degli Stati Uniti, si è creata un’emergenza umanitaria, prima che migratoria, che il Messico da solo non sarà in grado di gestire.
Dalla prima carovana di 3mila migranti partiti lo scorso 13 ottobre da San Pedro Sula in Honduras se ne sono aggiunti migliaia in queste settimane provenienti anche dal Guatemala, dal El Salvador e da altre parti del centro-america. Molti migranti sono ora in attesa di avviare lunghe richieste di asilo in Messico per riuscire poi ad entrare legalmente negli Stati Uniti. L’ex presidente messicano Enrique Peña Nieto, nell’ultimo periodo del suo mandato, ha garantito loro le cure mediche necessarie, l’istruzione per i bambini e l’accesso al programma di lavoro temporaneo solo dopo la loro “identificazione ufficiale temporanea”. Nell’ultimo periodo la situazione sta diventando però insostenibile si parla di decine di migliaia di persone accalcate lungo il confine messicano.
Dall’altra parte del confine il Presidente Usa Donald Trump, allo scopo di alimentare la paura degli immigrati prima delle elezioni di medio-termine di novembre, inviò 5.900 militari e 2.100 truppe della Guardia Nazionale al confine sud-occidentale per affrontare l’arrivo della carovana dei migranti. Le truppe dovrebbero rimanere schierate anche durante il mese di gennaio. In Messico invece l’INM (Instituto Nacional de Migración) ha annunciato che rafforzerà il dispiegamento del personale di polizia federale al confine con il Messico per impedire l’attraversamento illegale del confine.
I migranti che vogliono passare il confine messicano si trovano in prevalenza a Città del Messico, negli stati di Veracruz, Oaxaca e Puebla e nel sud-est del paese nello stato della Baja California, nei comuni di Mexicali e Tijuana. Nel 2018 sono state fatte oltre 14mila richieste di asilo in Messico la maggior parte delle quali erano di migranti provenienti dal Centro America e dal Venezuela. Per questa ragione Trump ha emanato il 9 novembre scorso, un ordine restrittivo temporaneo sulle domande di asilo al confine con il Messico.
La misura imposta da Trump, è stata poi impugnata in un tribunale dall’ACLU (American Civil Liberties Union) che l’ha definita “illegale”. Il giudice federale Jon Tigar l’ha infatti bocciata perché in contrasto con la legge federale. Questa legge elimina l’opzione di asilo per coloro che non entrano nel paese attraverso un sito di accesso autorizzato, come San Ysidro, dove gli immigrati e altri viaggiatori hanno il permesso legale di attraversare il Messico ed entrare negli Stati Uniti, dopo essere stati controllati dalla polizia di frontiera. Gli immigrati con questa legge dovrebbero affrontare un’attesa di mesi prima di poter ufficialmente chiedere asilo negli Stati Uniti. Di conseguenza, molti hanno avviato le procedure d’asilo in Messico..
La situazione dei migranti accampati lungo il confine messicano è caotica, ogni giorno tra i 40 e i 100 richiedenti asilo passano il confine, lasciando migliaia di persone in attesa sul lato messicano. Intanto il CBC (Bureau of Customs and Border Protection) ha ordinato di condurre controlli medici su tutti i bambini sotto la custodia dell’agenzia in seguito alle morti di alcuni bambini migranti lungo il confine messicano. I critici delle politiche migratorie degli Stati Uniti indicano le morti infantili come esempio del duro trattamento che molti migranti possono aspettarsi quando attraversano i confini degli Stati Uniti.
Le immagini che arrivano a Washington dal Messico dei bambini centroamericani sofferenti e affamati hanno profondamente scosso l’opinione pubblica americana. I democratici forti della conquista della Camera alle elezioni di medio-termine daranno battaglia ai repubblicani per non far passare i finanziamenti necessari alla costruzione del muro di 3mila chilometri lungo il confine con il Messico. Trump chiede ora al Congresso di stanziare fondi per 5 miliardi di dollari, minacciando i democratici di tagliare a gennaio i fondi di alcune agenzie federali se il Congresso continuerà a negare alla sua Amministrazione gli stanziamenti necessari alla costruzione del muro.
Con l’insediamento del neo presidente del Messico Lopez Obrador le relazioni tra Stati Uniti e Messico sul tema immigrazione potrebbero cambiare. Il neo presidente messicano e il presidente americano Trump stanno negoziando investimenti per 25 miliardi di dollari per progetti di sviluppo come la costruzione del treno Maya ed una grande raffineria. L’obiettivo è che l’accordo tra i due governi venga chiuso a fine maggio, in modo che si possano ottenere risultati tangibili nel 2020.
Il presidente messicano ha inoltre concordato con i presidenti di Honduras e Guatemala, e il vicepresidente di El Salvador, di creare nei primi mesi del 2019 un fondo per arginare i flussi di migranti legati agli Stati Uniti. Obrador ha intanto negato di aver raggiunto un accordo con l’ amministrazione americana per promuovere il piano voluto da Trump, “Stay in Mexico“, che consentirebbe ai richiedenti asilo di attendere in Messico gli esiti delle loro richieste d’asilo negli Stati Uniti.
Per Trump esternalizzare il problema dei migranti in Messico sembra essere al momento la soluzione migliore. Da una parte i paesi centroamericani sembrano essere incapaci di gestire il problema a casa loro e dall’altra la costruzione di un muro non sembra essere una soluzione efficace ed attuabile.
di Alberto Galvi