Il patto tra evangelici e conservatori per prendersi il Sud America

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Con mis hijos no te metas. Non scherzare con i miei figli, è lo slogan con il quale i gruppi evangelici e la destra ultra-conservatrice, sfruttando il declino della sinistra, si sono fatti breccia nella politica sudamericana.


Un calendario ricco di appuntamenti elettorali ravvicinati ha messo in luce una tendenza che va diffondendosi in molti paesi dell’America Latina. Le forze politiche conservatrici, dopo la vittoria della sinistra, promotrice di una decisa politica di redistribuzione, sono state spinte a ripensare il proprio orientamento ideologico.

Facendo proprie le rivendicazioni dei movimenti neo-pentacostali, un insieme di oltre 19 mila chiese evangeliche protestanti che, sparse per tutto il continente, organizzano più di 100 milioni di fedeli, (circa un quinto dell’intera popolazione sudamericana), i partiti conservatori sembrano aver trovato la posizione che stavano cercando.

La democrazia nel suo complesso può guadagnare da questo patto tra chiese evangeliche e partiti conservatori, dato che la loro unione darebbe vita ad una sorta di populismo reazionario orientato alle fasce più deboli, in cui rientra la maggioranza della popolazione dell’America Latina. Tuttavianon sono pochi i caratteri politici distintivi di questo neo-populismo che dovrebbero inquietare gli osservatori più attenti.

Innanzitutto, spicca l’atteggiamento ultra-conservatore riguardo alle libertà sessuali e alla famiglia. L’obiettivo primario, al quale anche i cattolici si sono dimostrati favorevoli, è stata la creazione di un fronte comune contro l’ideologia di genere, espressione usata per etichettare ogni attività che si pone come scopo la promozione e l’accettazione della diversità sessuale e di genere.

In particolare, si vuole negare la possibilità di distinguere tra identità sessuale e identità di genere, affermando che una tale differenziazione non ha basi scientifiche, ma, appunto, ideologiche, (l’identità di genere dipende dal modo in cui la cultura concepisce la differenza sessuale).

Paventando il rischio di incorrere in una sorta di indottrinamento all’ideologia di genere, è stato messo in moto un processo di accusa nei confronti dei programmi impartiti dalle scuole a gestione statale. Funzionale a questo scopo anche la presa di posizione all’interno del dibattito pubblico, sul diritto dei genitori alla scelta del tipo di educazione da dare ai propri figli, (“minacciati” “dall’ideologia di genere”).  All’interno di questa narrazione recriminazioni omofobe e sessiste, diventano slogan per la difesa dei minori.

L’avvicinamento ai cattolici, fino a poco tempo fa aspramente criticati per la referenza al Papa (considerato dai pastori pentacostali un falso profeta) permette di sottolineare un’altra caratteristica del fenomeno: l’abbattimento del monopolio cattolico in America Latina. Se infatti fino a poco tempo fa valeva perfettamente l’identità tra cristianesimo e cattolicesimo romano, ora i rapporti di forza stanno cambiando, con gli evangelici che rappresentano circa il 20% della popolazione, mutamento che ha imposto un ulteriore patto interno tra cattolici e protestanti. Il principale strumento di critica utilizzato per le loro campagne è la lettura politicizzata che viene fatta della Bibbia, dalla quale vengono estrapolati argomenti in opposizione alle proposte progressiste.

Altro elemento di rilievo è la forte presa di posizione in campo economico, dove si dichiarano apertamente difensori del neoliberismo e della società consumistica. La “Teologia della prosperità” riecheggia l’etica protestante legata al libero commercio, per cui il successo materiale sarebbe unsegno di approvazione divina del proprio operato terreno.

In linea con le convinzioni economiche, che esasperano individualismo e libertà economica, l’elevato potenziale finanziario a disposizione di questi gruppi evangelici. Un esempio, che dimostra come le Chiese evangeliche stiano realmente rinsaldando il loro legame col potere, è l’ascesa di Marcelo Crivella, sindaco di Rio de Janeiro con un passato da pastore presso la Iglesia Universal del Reino de Dios, fondata dallo zio Edir Macedo, catalogato dalla rivista Forbes come uno degli uomini più ricchi del Brasile, con una fortuna stimata attorno al miliardo di dollari.

Marcello Crivella, Credits to: Antonio Lacerda (EFE)

Citare Macedo e Crivella, permette di introdurre anche la quarta caratteristica del processo di politicizzazione dei gruppi evangelisti, ovvero lo sfruttamento dei mezzi di comunicazione di cui spesso sono proprietari – Macedo possiede la RecordTV, la seconda catena televisiva più importante del paese.

In un contesto in cui alcune fasce sociali si sentono sempre meno rappresentate dall’attuale classe dirigente, queste forze ultra-conservatrici vogliono imporsi come difensori dei valori tradizionali, assumendo il ruolo di garanti della moralità.

Il voto alla chiesa evangelica è visto dalla popolazione come una crociata contro il male. Il fenomeno si è inizialmente diffuso per emulazione del “modello brasiliano”, incarnato dal già citato sindaco di Rio Marcelo Crivella, in Cile, dove la campagna elettorale di Piñera è stata gestita da alcuni pastori, in Costa Rica, dove lo scorso febbraio il cantante evangelico Fabricio Alvaradoha dominato le presidenziali, in Colombia, dove la spinta evangelica ha portato il “No” alla vittoria nel referendum sui trattati di pace con le FARC, e sta prendendo piede anche in Perù, Messico e Repubblica Dominicana, rischiando di alimentare una pericolosa deriva intollerante.