Dove è finita e dove finirà la spazzatura elettronica (e-waste) dei paesi sviluppati tra il 2007 e il 2020? India (+500%), Sud Africa (+200%) e Cina (+400%).
E-waste è il nome informale con cui vengono chiamati i prodotti elettronici che si avvicinano alla fine della loro “vita utile“.
Uno studio di Assocham-KPMG ha rilevato che il 70% dei rifiuti elettronici proviene da apparecchi dell’informatica, il 12% da dispositivi per le telecomunicazione, l’8% da apparecchiature elettriche e il 7% da attrezzature mediche.
Computer, televisori, videoregistratori, impianti stereo, fotocopiatrici e fax sono e-waste comuni, il cui riciclaggio si sta dimostrando una grande sfida per le autorità dell’India. Il Paese, non solo produce circa 1,8 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici ogni anno, che diventeranno 5,2 milioni entro il 2020, ma assorbe una quantità considerevole di spazzatura elettronica proveniente dai altri Paesi più sviluppati.
L’India è il quinto più grande produttore di rifiuti elettronici in tutto il mondo (50 milioni di tonnellate all’anno). Attualmente, soltanto il 2,5% di questi rifiuti viene riciclato, come hanno ricordato gli esperti del settore riuniti a Jamshedpur (India) lo scorso Giugno, per la ventesima edizione della Conference on Non-ferrous Minerals and Metals.
Centoventi delegati hanno discusso su come muoversi in anticipo per realizzare degli standard per gli e-waste a livello mondiale, una delle sfide più importanti per tutto il comparto dei metalli non ferrosi.
Senza alcun dubbio, un ruolo importante nel futuro prossimo dell’intero settore verrà giocato dalle tecnologie, soprattutto quelle per recuperare i metalli critici e rari dai rifiuti generati dalle principali aziende di metalli non ferrosi. Tecnologie innovative, ma economicamente sostenibili, potranno trattare i rifiuti in modo più efficace e più efficiente di quanto fatto fino ad ora.
Sulla base di una collaborazione tra l’industria e le organizzazioni di ricerca e sviluppo, è necessario arrivare a produrre metalli critici e rari (come per esempio il germanio, il tellurio, il gallio, l’indio e le terre rare) in modo sostenibile.
Ma il punto centrale della questione rimane il fatto che ad un fenomeno globale come quello dei rifiuti elettronici non si può può far fronte se non a livello globale. Saranno indispensabili punti di riferimento e standard internazionali per consentire all’intero settore di crescere prima che la crescente quantità di spazzatura elettronica a livello mondiale diventi una bomba impossibile da disinnescare.
Potete leggere questo articolo grazie alla collaborazione con il magazine online metallirari.com
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