La storia è sempre la stessa: politici che a fine mandato si riciclano in istituzioni private prestigiose che vogliono sfruttare le loro competenze e le loro relazioni per garantirsi successi e concludere affari. Succede anche a Bruxelles, dove c’è un ex presidente della Commissione assunto come consulente da Goldman Sachs, una delle più influenti banche d’affari al mondo.
L’ex presidente della Commissione europea José Manuel Barroso (in carica dal 2004 al 2014) è finito sotto osservazione di un comitato etico della stessa Commissione, per via del suo incarico di consulente per la prestigiosa banca d’affari statunitense Goldman Sachs. Barroso riceve 18mila euro mensili di pensione dall’Europa, per il suo passato politico nelle istituzioni europee.
Non c’è incompatibilità, considerato che Barroso non occupa più alcun tipo di incarico politico per l’Ue, ma l’accusa di “conflitto d’interesse” avanzata dal suo successore al Berlaymont è pesante e rischia, oltre che di creare un pericoloso precedente, anche di scoperchiare i passaggi di una prassi ormai consolidata da tempo e nei decenni. Uno dei casi più conosciuti è quello dell’ex cancelliere tedesco Gerhard Fritz Kurt Schröder, che terminata l’esperienza politica, ha accettato un incarico offerto da Gazprom per diventare il Presidente del consiglio di amministrazione del consorzio che si occuperà della costruzione del gasdotto Nord Stream AG nel Mar Baltico.
Jean-Claude Juncker ha quindi deciso di affidare a un comitato di esperti in diritto comunitario l’incarico di valutare l’opportunità politica, e quindi non solo professionale, di accettare una consulenza in quello che è uno dei colossi finanziari e bancari dell’intero pianeta.
È stato detto che lavorare per la Goldman Sachs solleva una questione di integrità, ma queste affermazioni sono del tutto prive di ogni fondamento – questa la posizione dell’ex numero uno della Commissione – Tutto ciò è discriminatorio nei miei confronti e nei confronti della stessa banca”.
Il compito del comitato etico, nominato da Bruxelles, sarà quello di valutare l’effettivo conflitto di interessi di Barroso, in relazione al codice etico di condotta (che è una sorta di “garanzia” per gli interessi di tutti e 28 gli Stati membri) cui sono vincolati gli ex commissari, i funzionari e i membri dell’Esecutivo europeo.
Juncker è stato categorico: Barroso, da questo momento, non verrà più né ricevuto né tantomeno considerato come ex presidente della Commissione, ma come un semplice lobbista che rappresenta gli interessi della “sua” banca, in virtù proprio della nuova posizione professionale a Goldman Sachs.
Infatti non molti sanno che tutti gli ex membri del Governo europeo sono vincolati, per 18 mesi dalla scadenza del mandato, oltre che al segreto professionale, anche al vincolo di trasparenza e di integrità, con l’obiettivo di salvaguardare e preservare i dati sensibili di cui si è venuti a conoscenza durante il quinquennio in carica.
Nell’assumere il suo nuovo impiego, José Barroso sarà ricevuto alla Commissione non più come un ex presidente, ma come un rappresentante di interessi (leggasi: lobbista, Ndr) – ha scritto di suo pugno lo stesso Jean-Claude Juncker – e sarà sottoposto alle regole di tutti gli altri lobbisti, in relazione al registro della trasparenza”.
Il riferimento all’articolo 245 del Tfue, il trattato che regola il funzionamento degli organi dell’Unione europea, è tutt’altro che implicito; il comitato etico avrà il compito di fare luce su eventuali “incompatibilità funzionali” e non “formali” (che è già stato appurato che non essercene) in modo da confermare che la nuova “professione” di Barroso non metterà a rischio gli interessi generali, politici e finanziari, dell’intera Unione. Torna quindi ad essere un comune cittadino, José Barroso.
Per lui nessuna foto di rito, nessuna stretta di mano e, tantomeno, nessun trattamento di favore per il predecessore di Juncker che, da oggi, sarà costretto a sottoporsi anche al controllo di ingresso nelle sedi istituzionali, come prevede la normativa per i lobbisti e rappresentanti dei gruppi di pressione regolarmente iscritti nell’albo.
In questa direzione si era espressa positivamente anche Emily O’Reilly, il mediatore europeo, che ha accolto di buon grado la possibilità di controllare “al microscopio” il nuovo contratto dell’ex premier portoghese, con l’obiettivo di valutare se il suo lavoro sia veramente “innocuo” per gli interessi del Vecchio continente.
Che la grande finanza internazionale punti a intrecciare rapporti con figure dall’indiscussa influenza politica è un dato di fatto, ma fa riflettere che un ex presidente della Commissione (che tra l’altro ha “governato” l’Europa per ben dieci anni) non abbia nemmeno considerato l’ipotesi che la sua nuova carica potesse mettere in imbarazzo – ma anche sotto certi versi intimorire – i vertici dell’Unione, un’Unione che proprio in questi mesi ha bisogno di tutto fuorché di scandali e linee d’ombra.
di Omar Porro