“La Serbia è Europa [..] ed è giusto che alla fine del processo di adesione diventi membro dell’Unione Europea”. Con queste parole il Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, in visita ufficiale a Belgrado il 31 gennaio, ha ribadito l’apertura europea verso l’adesione della Serbia entro il 2025, riconoscendone i progressi fatti a tal fine e sottolineandone l’importanza per la stabilità non solo dei Balcani ma dell’Europa intera.
Leggi anche: Serbia, da Milosevic a Vucic.
A tal proposito, Tajani ha rinnovato il sostegno UE al dialogo tra Serbia e Kosovo, ex territorio serbo autoproclamatosi indipendente nel 2008, per arrivare alla normalizzazione dei rapporti, premessa indispensabile per l’adesione all’UE. Infatti, secondo Tajani, “per l’Unione è fondamentale che, prima dell’adesione, vi sia un accordo vincolante tra Belgrado e Pristina”, che però non deve necessariamente portare al riconoscimento serbo del Kosovo, purché si giunga a un accordo vincolante di normalizzazione tra i due Paesi.
Dopo un incontro con la presidente del parlamento serbo Maja Gojkovic, Tajani ha aggiunto che l’UE guarda alla Serbia anche come partner economico, auspicando che le imprese europee contribuiscano a combattere la disoccupazione, in particolare quella giovanile. Anche se la Serbia ha ancora problemi in materia di rispetto dei diritti e della libertà di stampa e la strada per una reale democrazia sia ancora in salita, secondo Tajani Belgrado sarebbe sulla buona strada per l’adesione entro il 2025. Inoltre, attualmente la presidenza UE spetta alla Bulgaria e questa ha posto i Balcani tra le priorità europee; il 2018 potrebbe quindi vedere un’accelerazione del processo di integrazione, anche del Montenegro.
di Samantha Falciatori