Il principale punto di forza dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) l’essere frutto della cooperazione di 22 paesi fra i più ricchi e tecnologicamente avanzati al mondo è anche la sua più grande debolezza, dato che gli stessi 22 paesi, perseguono obiettivi differenti o si trovano a competere in altri ambiti, che rallentano il raggiungimento di obiettivi comuni nella corsa allo spazio.
La storia dell’ESA dalla sua fondazione alla contemporaneità
Alla fine della seconda guerra mondiale coloro che in Europa erano in grado di immaginare la corsa allo spazio vennero attratti dalle risorse che le due superpotenze Stati Uniti e Unione Sovietica erano in grado di investire in questo campo. La migrazione di “cervelli spaziali” verso USA e URSS costrinse l’Europa (un’entità politica in costruzione) a consolidare i suoi sforzi in attività transnazionali che portarono nel 1962 alla nascita dell’ELDO (European Launcher Development Organisation) su iniziativa di Belgio, Francia, Germania, Regno Unito, Italia e Paesi Bassi.
Fin da subito la naturale tendenza storica alle divisioni costitutive caratteristiche del continente europeo si manifestò e nello stesso anno nacque anche l’ESRO (European Space Research Organization) che comprendeva gli stessi paesi più la Danimarca, la Spagna, la Svezia e la Svizzera. Bisognerà aspettare il 1973 per l’inizio delle lunghe trattative che porteranno nel 1975 queste due entità a fondersi nell’ESA (European Space Agency).
Fin da subito l’ESA si è posta come una realtà poliedrica la quale da una parte poteva fare affidamento su l’elevato livello tecnologico messo a disposizione dagli stati membri, ma dall’altra, non potendo vantare gli stessi finanziamenti e possibilità di centralizzazione delle attività condotte dalle due superpotenze, la si è sempre vista occupare un ruolo di aggregatore e partner di realtà più grandi, in primis la NASA. Questo è stato vero fino all’inizio degli anni 90, quando con l’apertura dell’ESA a collaborazioni sempre più frequenti con la Russia, l’agenzia spaziale europea è uscita progressivamente dal ruolo di supporter della NASA per assumere un ruolo più spiccatamente da competitor.
Nel 2022, con l’inasprimento delle ostilità in Ucraina, ogni cooperazione fra ESA e ROSCOSMOS è cessata. Questo breve riassunto relativo alla storia dell’ESA probabilmente non rende giustizia, ma l’alternativa è un groviglio di partecipazioni, ritiri e nuove cooperazioni, che riflettono la natura cooperativa e frammentata di questo istituto, le cui divisioni interne diverranno palesi osservando le missioni attualmente in corso.
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L’ESA, le missioni in corso
L’ESA può vantare una delle flotte satellitari più ricche al mondo, paragonabile a quella della NASA il cui focus è soprattutto lo studio della Terra. Una flotta locale quindi ma che proprio per questo, svincolandosi dalla corsa alla colonizzazione, al momento solo robotica, degli altri corpi celesti del Sistema Solare, può occupare un ruolo primario per quanto concerne il controllo degli spazi orbitali.
L’ESA può inoltre fare affidamento sugli Spazi Porti di tutte le nazioni che la compongono nonché quelli dei suoi partner, in passato la Russia ed ancora oggi gli Stati Uniti d’America. È praticamente impossibile analizzare nel dettaglio tutte le missioni portate avanti dall’ESA ma per citarne solo alcune vale la pena indicare SmallGEO, una piattaforma di comunicazione per il supporto ad applicazioni multimediali, accesso a Internet e servizi mobili o fissi oppure Aeolus, una missione che controlla il comportamento dei venti sul pianeta Terra.
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Ruolo strategico è quello occupato dalla rete satellitare seguita dal progetto European Maritime Safety Agency che per conto dell’Organizzazione marittima internazionale gestisce il traffico marino, supportando gli strumenti di terra per il tracciamento, la mappatura e il supporto al traffico delle navi, soprattutto mercantili, su tutto il pianeta. Fiore all’occhiello tecnologico dell’ESA è invece l’Eutelsat Quantum, un satellite per le telecomunicazioni commerciali il quale è l’unico del suo genere a poter essere completamente riprogrammato (e quindi riadattato di volta in volta superando la naturale obsolescenza dei sistemi) direttamente nello spazio.
A questi congegni si affiancano altre missioni come la CryoSat per il controllo delle calotte polari del pianeta, o il sistema Copernicus, una rete di satelliti che osservano la Terra, anche in funzione di sistemi di sorveglianza, sotto vari tipi di spettri visivi.
L’ESA ha anche sperimentato con successo il suo veivolo per il rientro nell’atmosfera terrestre, il progetto IXV Intermediate eXperimental Vehicle nel tentativo di affrancarsi dalle controparti americane per quanto concerne lo sviluppo di mezzi in grado di coprire più volte la distanza fra l’orbita alta e la superficie terrestre. Naturalmente l’ESA non è completamente assente dal Sistema Solare ed è bene nominare quelle missioni che si rivolgono allo spazio oltre l’orbita terrestre. In primo luogo vi è MarsExpress, un satellite che dal 2004 orbita intorno il pianeta Marte osservandolo con vari strumenti fra cui ottici.
Al momento è inoltre in viaggio verso Mercurio la missione BepiColombo per lo studio della superficie del piccolo pianeta prossimo al Sole. Ruolo diverso per Cheops, che seppur orbitante intorno alla Terra le rivolge le spalle, essendo concentrato sulla ricerca e la mappatura di Esopianeti, cioè pianeti oltre il nostro Sistema Solare. Completamente concentrato invece sullo studio del nostro Sole (e saltuariamente di Venere che incrocia lungo la sua rotta ciclica) è il Solar Orbiter che si concentra sullo studio della nostra stella. L’ESA è inoltre uno dei partner principali della cooperazione che sostiene la Stazione Spaziale Internazionale la missione Artemis 1 di cui abbiamo già parlato.
L’ESA e la Geopolitica
Con una nota del 13 aprile 2022 apparsa direttamente sul sito dell’ESA è diventato evidente il peso del mutato scenario geopolitico sulle attività dell’agenzia europea la quale prendendo le distanze dalla ROSCOSMOS ha di fatto perso uno dei principali partner. A questo si aggiunge che la stessa funzione della Stazione Spaziale Internazionale è stata messa in discussione essendo frutto della cooperazione fra ESA, NASA e ROSCOSMOS per quanto le attività, almeno in teoria, procedano come di consueto.
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La Stazione Spaziale Internazionale perfettamente riassume la situazione al momento vissuta dall’ESA mediante una metafora tecnica: l’alimentazione elettrica è in mano alla NASA, mentre i boost che ciclicamente devono essere accesi per evitare che la stazione cada sulla Terra sono di proprietà della ROSCOMOS. Nel mezzo gli astronauti e le apparecchiature dell’ESA. Non mancano inoltre le tensioni interne e la stessa ESA diviene talvolta lo scenario per la risoluzione di contenziosi interni alla stessa Unione Europea, come le pressioni francesi per remare contro il progetto Vega-E, italiano, puntando alla creazione di un vettore franco-tedesco che dovrebbe sostituire il nostrano Vega-E vanificando anni di investimenti e di conseguenza disincentivando le nostre società a puntare sull’ESA.
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L’unione fa la forza, ma non crea potere politico
Il principale punto di forza dell’ESA è l’essere frutto della cooperazione di 22 paesi fra i più ricchi e tecnologicamente avanzati al mondo, al contempo, la principale debolezza dell’ESA è l’essere frutto della cooperazione di 22 fra i paesi più ricchi e tecnologicamente avanzati al mondo i quali hanno spesso obiettivi differenti o elementi di competizione su altri ambiti che rallentano il raggiungimento di obiettivi comuni. Anche selezionare gli scopi delle missioni diviene difficile il che comporta che a differenza della storica NASA, l’ESA tenda a valorizzare progetti che possano incontrare il favore di tutti gli stati membri.
L’ESA rappresenta un ottimo spaccato delle divisioni interne dell’Unione Europea (e del Regno Unito ancora partner dell’agenzia spaziale) e della difficoltà concreta nel progettare e coordinare obiettivi di ampio respiro. Ciò esclude di fatto anche qualsiasi progetto di natura militare anche per la mancanza di un vero coordinamento in materia nell’Unione (considerando ininfluente in termini Geopolitici le esigue Forze Armate dell’Unione Europea le quali hanno in sostanza un ruolo di coordinamento fra le polizie nazionali). Al contempo però l’ESA può vantare la creazione di una fitta rete satellitare, ed il quadro che ne emerge è di un’agenzia con mille occhi ma priva di una concreta capacità di azione sull’Astropolitica.
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Non bisogna inoltre dimenticare il ruolo di alcuni partner ingombranti come Regno Unito e Francia, i quali se da una parte offrono le principali stazioni di lancio e ritrovati tecnologici, sono al contempo divisi tra la volontà di cooperazione nell’ambito dell’ESA e il desiderio di agire indipendente per ottenere vantaggi strategici intenzionalmente non condivisi con gli alleati di oggi che potrebbero essere i nemici di domani. Tale cautela risulta tanto più giustificata se si considera l’alto grado di cooperazione che esisteva fra l’ESA e la ROSCOSMOS prima dello scoppio della guerra in Ucraina e l’attuale rottura di ogni collaborazione fra UE e Federazione Russa.
La divisione conduce anche a problemi di budget e nonostante l’ESA abbia un capitale potenziale enorme, di fatto può fare affidamento su circa 6 miliardi di dollari. Per avere un termine di paragone, la sola NASA, in cronica crisi economica da decenni, ha un budget minimo di circa 20 miliardi. L’ESA è di fatto un consorzio che ha sempre ottenuto vantaggi dal creare ulteriori legami trasversali, ma a differenza dell’Agenzia degli Emirati Arabi o dell’India, le quali possono realmente vantare una posizione di neutralità planetaria che permette loro collaborazioni in ogni direzione traendone evidenti vantaggi, l’ESA è comunque allineata al blocco occidentale e alle sue dinamiche diplomatiche. L’ESA quindi ha innanzi a sé sbarrata la porta con Russia e Cina e al contempo vede il suo principale alleato, la NASA, affidarsi sempre maggiormente ad Agenzie private escludendola progressivamente.
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La fortuna non ha contribuito ad aiutare la posizione dell’ESA, la quale con la missione Schiapparelli del 2017 provò a posizionare un lander su Marte in cooperazione con la ROSCOMOS, ma lo schianto della sonda in fase di atterraggio provocò anche la fine concreta delle operazioni a così lunga gittata.
Ricordiamo che in questa sede ci occupiamo delle ricadute Geopolitiche dell’ESA e quindi stiamo tralasciando le innumerevoli scoperte scientifiche e partecipazioni a missioni con altre agenzie che l’ESA può vantare, ma se consideriamo il suo ruolo strategico esso al momento è probabilmente legato al destino della missione Artemis in collaborazione con NASA, JAXA e agenzia spaziale Canadese. Se l’ESA potrà realmente vantare una partecipazione su una base stabile sulla Luna molto del terreno perso con le altre agenzie potrebbe venire recuperato.
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Futuri Remoti: indipendenza e dipendenza
Se si protende lo sguardo verso il futuro gli impegni dell’ESA paiono concentrarsi proprio sullo sforzo di potenziare il suo ruolo strategico in un’ottica di partner di rilievo delle principali altre agenzie divincolandosi in qualche modo dalla vera e propria corsa alla colonizzazione.
Se osserviamo i progetti pianificati il focus risulta essere ancora una volta la nostra Terra. Anche però in questa prospettiva l’ESA deve comunque affrontare la concorrenza di altre nazioni. Uno degli obiettivi principali, ad esempio, è quello di primeggiare nel delicato compito di pulizia e messa in sicurezza del sempre crescente numero di detriti spaziali i quali rappresentano un concreto pericolo alle future esplorazioni spaziali.
I resti delle precedenti missioni che continuano a cadere in orbita intorno al mondo divengono sempre più un pericolo per le future operazioni e, come abbiamo già analizzato parlando della JAXA, chiunque riesca a monopolizzare l’attività di gestione e smaltimento di questi rifiuti acquisterebbe un importante potere contrattuale con le altre agenzie, ma proprio perché è un ambito di sviluppo così interessante l’ESA deve riuscire ad acquisire e a non perdere il primato a fronte di una concorrenza sempre più spietata. Un altro ambito verso il quale l’ESA sta indirizzando i suoi scopi è lo studio e il monitoraggio dei cambiamenti climatici. Con il surriscaldamento del globo e i mutamenti del clima sempre più evidenti diviene chiaro come si rendano necessari nuovi modelli climatici e meteorologici per prevedere e arginare i disastri ormai sempre più frequenti che flagellano il pianeta.
Anche in questo caso però le altre agenzie, in primis NASA e CNSA (l’agenzia spaziale cinese) possono fare affidamento su proprie reti satellitari che al momento rendono tutt’altro che indispensabile l’apporto dell’ESA.
Infine vi è forse l’unico ambito nel quale l’ESA può ambire a ritagliare uno spazio di manovra strategico: la difesa dei confini cibernetici. Come già osservato nei precedenti interventi, le guerre fra satelliti sono ormai un fatto compiuto e che avviene regolarmente sopra le nostre teste e molto spesso questi attacchi sono di natura cibernetica, finalizzati cioè non tanto ad abbattere le strutture dell’avversario quanto a carpirne i segreti che trasportano o bypassare i nodi della rete informativa ed informatica che sorreggono.
L’ESA ha a sua disposizione una flotta di satelliti tale da poter offrire ai partner alleati una rete di sicurezza contro questi attacchi, ma poiché si tratta di gestione di confini orbitali, al potere offerto dalla rete infrastrutturale deve aggiungersi il potere politico di poter agire e far sentire la sua voce.
In altre parole il potere dell’ESA è intrinsecamente legato al ruolo dell’Unione Europea, al suo potere e alla sua capacità di emergere come entità politica indipendente. In questo momento, nonostante possa fare affidamento su un know how tecnologico fra i migliori del pianeta anche per quel che concerne la preparazione degli astronauti, l’ESA risulta una strana entità amorfa dal punto di vista geopolitico, che risente delle debolezze e delle dipendenze dell’Unione Europea e che rispecchia tutta la divisione di questa confederazione di nazioni schiacciata fra il desiderio di indipendenza e la necessità di ricompattarsi sotto l’ala degli Stati Uniti in caso di pericolo.
L’assenza di un respiro geopolitico ed astropolitico rischiano di trascinare l’ESA lentamente, ma progressivamente, in una posizione secondaria e sussidiaria, mentre tutto il mondo si protende in avanti verso una nuova, aggressiva, colonizzazione del sistema solare. Mentre l’occidente fa i conti con le sue ataviche divisioni, ad oriente una superpotenza sembra avere ben chiaro il ruolo dell’Astropolitica e come essa sia intrinsecamente legata al ruolo egemone anche sulla Terra, una nazione che negli ultimi anni ha talmente investito nell’esplorazione spaziale da ridestare il resto del mondo dal torpore di una supposta raggiunta superiorità tecnologica. La protagonista del nostro prossimo intervento è probabilmente la ragione ultima della nuova corsa allo spazio: la CNSA, l’Agenzia Spaziale della Repubblica Popolare Cinese.