L’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva non potrà restare in libertà durante il processo di appello, in corso a suo carico, che confermerà o meno, una condanna a 12 anni di carcere per corruzione. Sarà arrestato e inizierà a scontare la pena (entro una settimana), così ha deliberato la Corte Suprema brasiliana riunita in sessione straordinaria sino alle prime ore di giovedì 5 aprile. Il voto decisivo contro Lula (5 su 6) è stato quello del giudice Rosa Weber, l’unica che avrebbe potuto scegliere diversamente.
Leggi anche: Da Lula al dopo Temer, chi guiderà la ripresa economica brasiliana?
Con la pronuncia della Corte, si conclude l’era Lula, che aveva lasciato la presidenza del paese con un indice di gradimento personale che superava l’80%. Paradossale sia che si trovi in testa nei sondaggi per le elezioni presidenziali previste a ottobre 2018, sia che potesse anche solo pensare di candidarsi nonostante la condanna a 12 anni e il suo coinvolgimento in 6 diversi procedimenti per corruzione in corso.
La battaglia legale ingaggiata dall’ex presidente divide il paese, secondo un sondaggio condotto dall’Istituto Datafolha il 53% degli intervistati vuole Lula in prigione e oltre 20.000 persone sono scese in piazza a San Paolo martedì 3 Aprile chiedendo la stessa cosa.