Prosegue il processo di militarizzazione cinese delle isole Paracel, situate nel Mar Cinese Meridionale.
Isole in gran parte costruite artificialmente, fondate su atolli semi sommersi o formazioni da considerare poco più che scogli, ma sulle quali Pechino rivendica piena sovranità e che oggi utilizza come base per la proiezione di influenza in una zona di mare considerata fondamentale dalla leadership cinese, perché in questo tratto transitano enormi quantità di merci, oltre che l’80% del petrolio necessario al funzionamento del motore economico del paese.
É infatti attraverso un video postato sula testata statale peoples’ daily che si apprende di una serie di esercitazioni aeree nell’area, e in particolare si osserva per la prima volta l’atterraggio e il decollo di bombardieri strategici H-6K da quella che appare essere l’isola di Woody, la più grande tra le basi della zona. Attraverso un comunicato, il ministero degli affari esteri cinese ha in seguito confermato la conduzione dell’esercitazione, finalizzata, stando alla versione ufficiale, al raggiungimento di maggiori capacità di intervento in un’area da considerarsi pienamente territorio cinese.
Dato il raggio d’azione estremamente elevato degli aerei in questione, che si aggira intorno ai 3.500Km, e la loro capacità di colpire bersagli sia terrestri sia navali, la loro presenza nell’area operativa aggiunge l’ennesima ipoteca alle capacità di movimento e, in caso di crisi, di intervento della marina statunitense. Mossa, quelle cinese, che fa seguito alla recente installazione sulle medesime isole di missili antinave ed anti aerei.
Leggi anche: la prima sentenza sulle dispute nel Mare Cinese Meridionale
Con questa nuova capacità operativa l’aviazione cinese guadagna una proiezione di potenza su tutta l’area del Mar Cinese Meridionale, e sulla quasi totalità del Sudest asiatico.
Il fine ultimo dell’azione di Pechino è la creazione di una sorta di bolla all’interno della quale le capacità di intervento americane risultino compromesse, assicurandosi libertà di manovra in tutta quella zona considerata all’interno della “Nine Dash Line”, su cui Pechino rivendica sovranità esclusiva, anche se comprende ampi tratti di mare su cui esistono rivendicazioni multiple.
L’obiettivo dichiarato di incrementare le proprie capacità di proiezione marittima, assume una rilevanza particolare nella settimana del varo della “Type001A”, la prima delle tre portaerei messe in cantiere da Pechino. Una portaerei che, seppur basata su modello della Liaoning, e quindi parente diretta delle classi Kunetzov sovietiche, è stata costruita interamente in Cina, e che nell’ottica di Pechino dovrà supportare la mutazione della marina cinese in una vera e propria “Blue Navy” in grado di sostenere le necessità strategiche del paese, sempre più proiettato verso uno scenario globale.
Di: Andrea Cerabolini