Come potrebbe agire la Russia per stabilizzare la regione del Nagorno-Karabakh? Qui delineiamo alcune strategie, a breve e a lungo termine, attuabili da Mosca per contenere le tensioni tra Armenia e Azerbaijan.
Nel breve termine una politica attendista, atta a “congelare” lo status quo si rivela necessaria, poiché in questo momento non è possibile determinare una futura situazione geopolitica data l’elezione di Donald Trump come nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. D’altra parte, la Federazione Russa necessita anche di una politica a lungo termine per risolvere la questione in modo definitivo, essendo un conflitto che crea di per sé instabilità. Una vera e propria guerra nel Nagorno-Karabakh sarebbe una minaccia non solo per la stabilità nel Caucaso meridionale, ma anche per la stabilità della Federazione Russa.
Politica a breve termine: mantenere lo status quo di un “conflitto congelato”
Finché il futuro contesto internazionale non sarà più comprensibile e l’Armenia e l’Azerbaigian non saranno disposti ad accettare un accordo, la migliore soluzione possibile è quella di impedire loro una ripresa delle ostilità. Ciò significa che, nel breve termine, la soluzione migliore per la Federazione Russa è quella di preservare lo status quo, ossia di mantenere il conflitto “congelato”. Infatti questo permetterebbe al governo russo di far leva sia sull’Armenia che sull’Azerbaigian. Ragion per cui lo scoppio di una guerra a tutti gli effetti potrebbe essere una vera catastrofe per la Russia per i seguenti motivi:
- Rischio di una guerra per procura con la Turchia
La Federazione Russa sarà obbligata ad aiutare l’Armenia a causa degli accordi cooperativi militari CSTO. Ciò peggiorerebbe i rapporti con la Turchia, essendo Ankara un alleato dell’Azerbaigian per via del patrimonio storico in comune tra i due paesi. Ciò a sua volta potrebbe convincere la Turchia a fornire un supporto militare all’Azerbaigian. Inoltre, una guerra per procura tale potrebbe creare tensioni in tutti quei territori interni alla Federazione Russa che hanno stretti legami con la Turchia, come ad esempio il Tatarstan. In aggiunta, ciò potrebbe risultare come un problema anche per una risoluzione positiva della guerra siriana e creerebbe instabilità nel Mar Nero.
- Instabilità ai confini russi
L’inizio di una guerra nel Karabakh non solo comprometterebbe i rapporti della Russia con Ankara, ma potrebbe anche destabilizzare l’intera regione del Caucaso meridionale. Questo comporterebbe il rischio di una ricaduta delle ostilità e la mobilitazione di militanti nel Caucaso settentrionale russo. Per prevenire le possibili conseguenze di una guerra nel Nagorno-Karabakh, la Federazione Russa deve evitare che entrambi i soggetti intraprendano azioni militari. A tal fine, vendere all’Armenia i missili Iskander è stata la scelta migliore. Infatti, hanno avuto un importante effetto deterrente sull’Azerbaigian negli scontri avvenuti tra i due paesi nell’aprile 2016, gli ultimi in ordine cronologico.
Perciò, in quest’ottica, Mosca avrà interesse nel continuare la vendita di armi all’Armenia. Una sospensione dei rifornimenti militari, infatti, potrebbe dare un vantaggio competitivo all’Azerbaigian. Il regime di Baku potrebbe dare inizio a una nuova guerra, una volta sicuro di essere abbastanza forte militarmente per poter attaccare l’Armenia. Poiché l’Armenia potrebbe comunque comprare armi da altre fonti, interromperne la vendita condurrebbe l’Armenia fuori dalla sfera d’influenza della Russia, con conseguente perdita del più stretto alleato russo nel Caucaso meridionale, una regione la cui stabilità ha un’importanza fondamentale per la Federazione Russa.
Pertanto, garantire un equilibrio a livello militare tra Armenia e Azerbaigian è il modo migliore per preservarne lo status quo.
L’industria russa inoltre dovrebbe continuare ad investire nell’economia azera, come per esempio Gazprom già ha fatto nel settembre 2015. Il governo russo dovrebbe incoraggiare la conclusione di altri accordi simili, per far sì che l’Azerbaigian non diventi economicamente troppo indipendente dalla Russia. Soprattutto se si considera la costruzione in corso del Gasdotto Trans Anatolico di Gas Naturale (TANAP), che sta rafforzando i legami tra Baku e l’Unione Europea. Infatti, la costruzione di questo gasdotto, insieme ai negoziati con Gabala riguardanti radar a lunga portata, potrebbe già essere percepita come un tentativo da parte del governo di Aliyev di sfuggire all’influenza russa. Rinforzare i legami economici non solo eviterebbe all’Azerbaigian di migliorare i propri rapporti con l’Occidente, ma potrebbe anche essere utilizzato per scoraggiarlo a riprendere il conflitto nel Nagorno-Karabakh.
Tuttavia, questa è una politica a breve termine che dovrebbe essere adottata solamente finché le condizioni esterne non saranno divenute più chiare, dato il fatto che, per quanto riguarda il Nagorno-Karabakh, diverse circostanze rendono lo status quo un’opzione che non può essere perseguita in una politica a lungo termine.
Il conflitto nel Nagorno-Karabakh si basa su questioni culturali
Sia l’Armenia che l’Azerbaigian considerano il Nagorno-Karabakh come una fonte culturale nazionale per la presenza di importanti monumenti, luoghi storici e simbolici. Ad esempio, la recente distruzione della moschea di Aga-Dede ha aggravato ancor di più la situazione, portando l’Azerbaigian ad accusare l’Armenia di terrorismo culturale. D’altra parte, l’Armenia ha accusato l’Azerbaigian della completa distruzione del cimitero armeno di Jugha.
Per l’Azerbaigian lo status quo è insostenibile
L’Azerbaigian potrebbe aspirare ad ottenere il pieno controllo della regione grazie ad un’operazione militare. Infatti, l’Azerbaigian sostiene che lo status quo non sia in grado di garantirne l’integrità territoriale, come riconosciuto da diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
D’altra parte, l’Armenia è soddisfatta dello status quo a breve termine, il quale le consentirebbe di mantenere di fatto il controllo sul Nagorno. Tuttavia, nel lungo termine lo status quo potrebbe risultare insostenibile anche per l’Armenia stessa, a causa del peggioramento della sua situazione economica e del suo isolamento geopolitico, derivante dalla situazione attuale.
Una guerra nel Nagorno-Karabakh potrebbe legittimare il regime di Aliyev
In effetti, di recente l’Azerbaigian sta assistendo ad una recessione economica e il governo potrebbe distogliere l’attenzione delle persone da tali problematiche interne iniziando una guerra contro l’Armenia. Data la natura instabile insita nella situazione nel Nagorno-Karabakh, una risoluzione definitiva di questo conflitto potrà favorire maggiormente gli interessi russi.
Politica a lungo termine: risolvere definitivamente il conflitto del Nagorno-Karabakh
Nel lungo termine, la questione più importante sarà inerente a come la Russia potrà mantenere la sua influenza su Armenia e Azerbaigian una volta che il conflitto del Nagorno-Karabakh verrà risolto. Ciò significa che la Russia punterà ad evitare che altri paesi, in particolare Turchia e Stati Uniti, aumentino la loro influenza nella regione. La situazione attuale in ambito internazionale offre un’opportunità da cogliere per la Russia, in modo tale da risolvere il conflitto in circostanze ad essa favorevoli.
Nell’aprile 2016, il Nagorno-Karabakh è stato testimone degli scontri peggiori tra Azerbaigian e Armenia a partire dall’armistizio firmato nel 1994. Il contesto internazionale dell’aprile 2016 aveva alcune peculiarità:
- Il rapporto Russia-Turchia era peggiorato a causa dell'”incidente” del jet russo Su-24 nel settembre 2015.
- I rapporti della Russia con Stati Uniti ed Unione Europea si erano molto indeboliti a causa delle sanzioni economiche imposte a seguito della crisi ucraina.
Da allora, le circostanze relative ai rapporti russi con i due principali “rivali” nella regione del Caucaso – Turchia e Stati Uniti – sono però cambiati:
Attualmente la Turchia manifesta interesse nel migliorare i rapporti con la Russia:
- L’attuale peggioramento delle relazioni della Turchia con l’UE compromette la speranza e la volontà della Turchia di entrare nell’Unione Europea. Al contrario, Ankara potrebbe prendere in considerazione, in futuro, l’entrata nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, data la crescente importanza dell’Eurasia per questo paese.
- Nella guerra in corso in Siria, la Turchia necessita di sostegno per limitare l’espansione curda nel paese. La Russia poteva essere l’unico alleato in questo senso, dato che il PKK e il YPG sono stati sostenuti dagli Stati Uniti nel corso degli ultimi anni. Ciò comunque non si è al momento avverato, e anche la missione militare turca in Siria chiamata “Scudo dell’Eufrate” non ha raggiunto l’obiettivo di allontanare dai confini turchi i curdi.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, ci sono alcuni motivi che avrebbero potuto alimentare le speranze della Russia circa un calo di interesse da parte di Washington per la regione del Caucaso meridionale, anche se ancora nessuna di esse si è verificata:
- L’elezione di Trump negli Stati Uniti avrebbe potuto favorire una distensione nei rapporti con gli Stati Uniti e probabilmente anche con l’UE. Infatti, il neo-presidente eletto si è sempre dichiarato, a parole, favorevole ad una distensione diplomatica con i russi. Il recente bombardamento attuato dalla USS Navy nei confronti di una base militare siriana in rappresaglia ad un attacco chimico probabilmente attuato dal regime ai danni della popolazione civile di Khan Sheikhun, in Siria, ha però cambiato la situazione.
- Trump potrebbe in futuro concentrarsi su questioni di politica interna, piuttosto che su quelle di politica estera.
- Sembra che Trump sia più interessato al rapporto con le grandi potenze, piuttosto che con quelle minori.
- La volontà di Trump di sviluppare l’industria energetica negli Stati Uniti ridurrebbe l’interesse di Washington nei confronti delle risorse nel Caucaso meridionale.
Un contesto internazionale più pacifico e disteso potrà agevolare la Russia nella risoluzione di questo conflitto, senza rischiare di perdere la propria influenza su questi territori. Per attuare questa strategia, la Federazione Russa potrebbe perseguire i seguenti obiettivi:
- La Russia potrebbe diventare la mediatrice diretta fra i due paesi
Nel più breve tempo possibile, la Russia potrebbe avviare nuove trattative tra l’Azerbaigian e l’Armenia. Il governo russo potrebbe cercare di ridare fiducia ai Principi di Madrid come punto d’avvio utile alla risoluzione definitiva del conflitto.
- La Russia potrebbe risolvere la problematica legata allo status del Nagorno-Karabakh: autonomo, ma non indipendente
Il primo problema necessario da affrontare è il futuro status del Nagorno-Karabakh. I Principi di Madrid avevano già previsto un referendum. L’obiettivo di questo referendum sarebbe stato di “permettere l’autentica e libera espressione della volontà del popolo del NK”. Tuttavia, l’indipendenza del Nagorno non verrebbe facilmente accettata dall’Azerbaigian, il quale ha già dichiarato che lo status del Nagorno non è argomento di discussione. Inoltre una secessione tale violerebbe diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza Onu, che avevano riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbaigian e, in aggiunta, potrebbe anche creare un precedente pericoloso per le regioni autonome nella stessa Russia.
Eppure una soluzione più semplice potrebbe essere trovata nel rendere il Nagorno-Karabakh più autonomo, ma non indipendente. In questo modo, rimarrebbe ancora una regione dell’Azerbaigian, acquisendo allo stesso tempo un forte grado di autonomia: una soluzione che risulterebbe digeribile per entrambi gli Stati.
- Il Corridoio di Lachin demilitarizzato e posto sotto controllo internazionale
La questione del Corridoio di Lachin – una via montana che è anche il punto dove l’Armenia e l’enclave armena del Nagorno-Karabakh sono geograficamente più vicine – è stata una delle problematiche più importanti nella risoluzione del conflitto. La demilitarizzazione ed il controllo internazionale di questo passo saranno importanti per stabilizzare l’area e per garantire l’accesso e il passaggio a tutti.
Allo stesso tempo, la Russia dovrebbe cercare di migliorare i rapporti economici e politici tra questi due Stati, poiché potrebbe rivelarsi un utile strumento per rendere l’Armenia e l’Azerbaigian più disposti a collaborare.
- La Russia potrebbe incoraggiare l’Azerbaigian a diventare membro dell’Unione Economica Eurasiatica
Un rafforzamento dei legami economici tra Armenia e Azerbaigian, tramite l’appartenenza reciproca alla UEE, può essere uno strumento importante per prevenire una futura guerra tra i due paesi. Infatti, stretti legami economici ridurrebbero il rischio di una guerra in futuro. Un modo per convincere Baku a diventare membro di quest’unione è quello di rendere più appetibile questa opzione. Infatti, fino ad oggi l’Unione Eurasiatica non ha funzionato così bene come ci si aspettava. La Federazione Russa dovrebbe agire per estendere le adesioni all’Unione Eurasiatica, dato che una più ampia Unione ne aumenterebbe l’attrattiva come area commerciale.
Tuttavia, l’Unione Eurasiatica rimarrebbe unicamente un’associazione di libero scambio, per il fatto che l’integrazione politica potrebbe scoraggiare l’Azerbaigian dal diventarne membro data la partecipazione dell’Armenia.
Per convincere l’Azerbaigian a diventare membro dell’Unione Eurasiatica, la Federazione Russa potrebbe far leva su un eventuale divieto d’accesso alle risorse petrolifere russe se l’Azerbaigian rifiutasse di diventare membro dell’Unione.
- La Federazione Russa potrebbe incoraggiare anche il ritorno dell’Azerbaigian nella CSTO
Infatti l’adesione di Azerbaigian e Armenia ad un’alleanza militare ridurrebbe drasticamente la possibilità che il conflitto possa scoppiare nuovamente una volta risolto. Tuttavia, ciò potrebbe essere visto come parte di una politica di lungo periodo: non verrà considerata come una valida opzione fino a quando il conflitto non sarà risolto.
- La Russia dovrebbe far in modo che l’Armenia rimanesse membro di queste organizzazioni
Onde evitare un ritiro armeno da queste organizzazioni, la Federazione Russa dovrebbe sfruttare l’influenza che ha su Yerevan minacciando il governo armeno di ritirare il sostegno russo, qualora fosse necessario. Tuttavia, sarà impossibile risolvere definitivamente il conflitto se la rivalità storica non verrà arginata. Il modo migliore per raggiungere tale risultato sarà quello di rafforzare i legami politici ed economici tra Armenia e Azerbaigian. L’adesione dell’Azerbaigian a Unione Eurasiatica e CSTO potrebbe essere una possibile soluzione per raggiungere l’obiettivo.
Adottando tutte le misure proposte, la Russia potrebbe essere in grado di risolvere questo pericoloso conflitto, la cui perseveranza è un rischio per la stabilità del confine meridionale russo. Inoltre se la Russia diventasse l’unico mediatore, la risoluzione del conflitto non porterebbe ad una riduzione dell’influenza russa sul Caucaso meridionale, ma al contrario verrebbe mantenuta di gran lunga sia sull’Armenia che sull’Azerbaigian, agendo pur sempre in un contesto di pace.
di Antonio Schiavano con traduzione di Federica Vanzulli