Con l’elezione del nuovo presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen, il Governo dell’Unione si apre (più o meno) ai movimenti euroscettici e sovranisti.
Non era mai capitato che, al termine di un’annosa e quantomai “sudata” elezione del successore di Jean-Claude Juncker, all’interno dell’Esecutivo dell’Unione europea, potessero approdare anche dei commissari indicati dai Governi di matrice euroscettica e neosovranista.
Con in testa l’Italia, infatti, alcuni Governi nazionali (non proprio affini all’europeismo e a una maggiore integrazione europea) potrebbero “mettere i bastoni tra le ruote” alla nuova Commissione. Tra questi ci sono quelli di Polonia e Ungheria (Orbàn per la verità era già presente nella maggioranza della Commissione Juncker).
Uno scenario che, però, potrà essere mitigato con l’affidamento di “portafogli” relativamente marginali ai commissari che, con tutta probabilità, non mancheranno di limitare il raggio di azione del nuovo Esecutivo.
Ai popolari andranno (per ora) sette commissari
La nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen, stando alla composizione del Consiglio europeo attualmente in carica, potrà contare, ad oggi, su 25 commissari bilanciati tra le tre aree politiche che sostengono l’ex ministro della Difesa tedesco.
Al Partito popolare europeo (di cui fa parte anche il Governo ungherese di Victor Orbàn) dovrebbero andare, stando le ultime indiscrezioni, ben sette commissari su 28. Di questi sette, almeno 3 potrebbero essere in odore di vicepresidenza.
Alcuni degli Esecutivi nazionali di area popolare, infatti, hanno già indicato i loro papabili per il Berlaymont. All’austriaco Johannes Hahn, commissario uscente per le Politiche regionali e l’allargamento, potrebbe essere riconfermata la carica. Stessa sorte anche per la bulgara Marija Gabriel, anche lei uscente, in corsa per l’Economia digitale.
La Grecia del neo primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha invece puntato su Margaritis Schinas, attuale portavoce della Commissione e già europarlamentare tra il 2007 e il 2009.
Aria di riconferma (con promozione a vicepresidente) per Phil Hogan (Irlanda) che attualmente ha la delega all’Agricoltura e sviluppo rurale.
Il lettone Valdis Dombrovskis, attuale vicepresidente e commissario per la Stabilità finanziaria e politiche dell’Euro, punta invece alla conquista del dicastero dell’Economia ora in capo al francese Pierre Moscovici.
Ancora da assegnare la delega per Laszla Trocsanyi, indicato dal premier ungherese Orbàn, per la composizione della Commissione. Nessun nome, per adesso, dagli Esecutivi di ispirazione popolare di Cipro, Croazia e Romania.
I primi cinque socialisti nell’Esecutivo
Alla famiglia socialista andranno, tra gli altri, l’Alto rappresentante per la politica estera e il primo vicepresidente della Commissione. All’appello mancano, per adesso, le nomine di Portogallo, Malta e Svezia.
Come primo vicepresidente, se non cambieranno le carte in tavola nelle prossime settimane, sarà riconfermato l’olandese Frans Timmermans (anche se il Governo dei Pesi Bassi è in quota Alde).
L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza sarà quasi sicuramente lo spagnolo socialdemocratico Josep Borrell, fortemente voluto dal primo ministro Pedro Sanchez.
Deleghe ancora da assegnare per Jutta Urpilainen (attuale ministro per le Finanze finlandese) e per il lussemburghese Nicolas Schmit.
Odore di riconferma, invece, per l’attuale vicepresidente e commissario per l’Unione energetica e mercato digitale Maros Sefcovic (Slovacchia).
Riconferme liberali per Vestager e Jourova
In casa liberale, invece, i posti da assegnare nel Governo dell’Unione saranno solo tre su 28.
Resta salda in pole, per la riconferma alla vicepresidenza con delega alla Concorrenza, l’ex vice primo ministro danese Margrethe Vestager che durante le elezioni dello scorso maggio era l’esponente di punta dell’Alde.
In corsa anche la slovacca Vera Jourova, che quasi certamente sarà riconfermata commissario per la Giustizia e la tutela dei consumatori.
Ancora da decidere la delega a Kadri Simson, nominata per il Berlaymont dal Governo dell’Estonia.
Nessun nome ancora è stato annunciato dai Governi liberali di Belgio, Francia, Paesi Bassi (anche se Timmermans è olandese) e Slovenia.
Le incognite euroscettiche, e non…
La partita per la composizione della nuova Commissione è, però, tutt’altro che chiusa. All’appello, infatti, mancano i commissari designati dai Governi conservatori (Regno Unito, in attesa della Brexit, e Polonia), euroscettici e sovranisti (Italia) e l’indipendente della Lituania.
Per il caso italiano, invece, la faccenda è meno lineare. Le continue diatribe politiche interne alla maggioranza e la scarsa capacità di dialogare in Europa delle forze politiche di governo non stanno certamente mettendo in buona luce l’Esecutivo del presidente del Consiglio Giuseppe Conte agli occhi di Bruxelles.
Fino a qualche settimana fa in corsa c’era il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti. Nomina poi silurata dagli alleati di Governo del Movimento 5 Stelle (che, oltre ogni aspettativa, per la presidenza della Commissione hanno appoggiato Von der Leyen). Sfumata anche l’ipotesi del grillino, e attuale vicepresidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo.
Gli altri nomi che, in questi giorni, si vociferano sono legati al ministro per le Politiche agricole Gian Marco Centinaio e il ministro per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno (quest’ultima più “favorita” per il raggiungimento della parità di genere nella nuova Commissione).
Un nome molto gradito ai vertici dell’Unione potrebbe essere invece quello dell’attuale ministro degli Affari esteri Enzo Moavero Milanesi, che se catapultato a Bruxelles aprirebbe anche ad un rimpasto a Roma.
Personaggio di spicco e ben visto anche in ambienti internazionali, Moavero è un centrista moderato che è stato anche ministro per gli Affari europei nei Governi di Mario Monti e Enrico Letta tra il 2011 e il 2014.
Insomma, la partita è aperta e per la presidente incaricata della Commissione il percorso per trovare una quadra resta, in certi tratti, tutto in salita.
di Omar Porro