Le tensioni pluridecennali tra Iran e Israele stanno trovando sfogo nel già lungamente martoriato campo siriano. In risposta ad un attacco iraniano contro obiettivi militari israeliani, la Israel Defence Force ha compiuto nella notte tra il 9 e il 10 Maggio un vasto contrattacco contro infrastrutture iraniane in Siria.
Secondo il Tweet del Tenente Colonnello Jonathan Conricus, a capo della comunicazione della IDF, l’aviazione di Tel Aviv ha colpito decine di infrastrutture iraniane in territorio siriano, in risposta ad un fallito attacco delle forze Quds, (le forze speciali di Teheran), ad obiettivi militari israeliani sulle alture del Golan: dopo aver monitorato nei giorni scorsi delle attività sospette da parte delle forze iraniane nei pressi delle alture, infatti, sempre secondo l’esercito israeliano, le forze Quds avrebbero sparato 20 missili contro postazioni israeliane, non provocando alcuna vittima tra i militari, ma scatenando la rappresaglia dell’aviazione, che ha condotto la più vasta operazione militare contro il nemico iraniano dal 1973, colpendo numerosi depositi di munizioni, postazioni dell’intelligence e una base delle forze Quds vicino a Damasco.
Nelle intenzioni dell’esercito israeliano, la vastità del contrattacco mira a stroncare sul nascere qualsiasi possibilità di escalation con Teheran e, al contempo, dare un messaggio inequivocabile a chiunque voglia attaccare Tel Aviv; durante la conferenza stampa a seguito dell’operazione, il Ministro della difesa israeliano Avigdor Lieberman ha infatti sottolineato come gli stati in Medioriente debbano “capire che se faranno piovere su di noi, noi scateneremo una tempesta su di loro”; una posizione unilaterale che va a mettere ulteriore pressione sulla posizione strategica della teocrazia iraniana, già duramente colpita dal recente annuncio del Presidente americano Trump di voler uscire dall’accordo sul nucleare siglato dalla precedente Amministrazione Obama.