Di Marina Roma
Il successore di Ban Ki-moon: quali ipotesi per la nomina del nuovo Segretario Generale ONU?
Nel 2016 scade il secondo mandato di Ban Ki-moon come Segretario Generale delle Nazioni Unite. Per la designazione del suo successore, la disciplina in materia prevede un’elezione da parte dell’Assemblea Generale su proposta del Consiglio di Sicurezza. Tale carica ricopre le seguenti funzioni: rappresentanza in ambito internazionale, direzione dell’apparato burocratico e esecuzione delle decisioni. Facile dunque comprendere come, all’avvicinarsi della nomina, pur non essendovi alcuna notizia ufficiale, i rumors sul probabile successore si facciano già interessanti, in particolare perché questa potrebbe essere la prima occasione di un incarico femminile. In questo senso, spinse insistentemente un editoriale uscito ad agosto sul New York Times.
Nella rosa delle possibili candidate come nuovo Segretario Generale ONU vi sono personaggi noti e meno noti. Irrealistica l’ipotesi di Hillary Clinton, già impegnata con la campagna elettorale per le elezioni presidenziali USA; più probabile il nome di Christine Lagarde, già nota alla comunità internazionale in quanto managing director del Fondo Monetario Internazionale. Spunta anche l’italiana Federica Mogherini, l’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’Unione Europea, ma le probabilità che Lady PESC migri da Bruxelles al Palazzo di Vetro sono basse. In pole-position vi sono Irina Bokova, Direttore Generale dell’Unesco, e Kristalina Georgieva, vice presidente della Commissione europea, entrambe bulgare. A loro favore vi è, appunto, anche la provenienza: per un semplice criterio di turnazione tra aree geografiche, che fino ad ora è stato preso in grande considerazione, sarebbe ora la volta dell’Est Europa. Donne all’altezza del ruolo non mancano, il rischio è che manchi la volontà politica di dare un segnale forte nella direzione di un’attestata uguaglianza di genere. La scelta di una donna come Segretario Generale farebbe sicuramente felice Eleanor Roosevelt, che, da First Lady, sostenne e promosse le scelte politiche del marito Franklin Delano Roosevelt, supportando attivamente la creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e presiedendo la commissione che delineò e approvò la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
L’editoriale del New York Times fa riferimento, poi, alla necessità di promuovere l’instaurazione di un processo di nomina più trasparente. I precedenti otto segretari generali (tutti uomini), sono stati selezionati attraverso meccanismi di negoziazione non pubblici, nei quali i membri permanenti rivestivano un ruolo preponderante. Anche in questo caso, le discussioni tra i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza sono probabilmente già in corso, a porte chiuse e su una rosa ristretta di nomi. Un maggiore coinvolgimento di tutti gli Stati Membri nel processo di nomina e una maggiore trasparenza delle dinamiche di selezione avrebbero non soltanto una forte importanza simbolica, ma potrebbero anche incoraggiare una rivitalizzazione della figura del Segretario Generale. Bisogna tuttavia essere realistici: al momento non vi è un concreto impegno delle Nazioni Unite nel delineare un meccanismo più democratico, né attraverso l’introduzione di un voto da parte degli Stati Membri, né in altro modo. L’idea di un Segretario Generale, espressione solamente dalle potenze vincitrici di un conflitto avvenuto oltre mezzo secolo fa, appare quanto mai anacronistica. La risoluzione dell’Assemblea Generale che – per la prima volta in 70 anni di storia dell’organizzazione internazionale – ha chiesto ai candidati di presentare i loro curriculum rappresenta, però, un piccolo, seppur importante, passo avanti. Per saperne di più, consigliamo di consultare il sito ufficiale della campagna 1for7billion, volta proprio a dare una parvenza (perché di “spirito” ancora non si può parlare) democratica al processo di selezione del nuovo Segretario Generale ONU.