3 motivi per cui l’Italia merita un seggio in Consiglio di Sicurezza ONU

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Dopo mesi di attesa (e lavoro da parte dei nostri rappresentanti all’estero), oggi l’Assemblea Generale dell’Onu voterà sulla candidatura dell’Italia ad un seggio non permanente nel Consiglio di Sicurezza, da occupare nei prossimi due anni. Ma a rendere più complicate le cose, ci sono le candidature di Svezia e Olanda. Cerchiamo di spiegare perché, a parer nostro, Roma dovrebbe avere la precedenza su Stoccolma ed Amsterdam.

Succede ogni cinque anni, che una parte dei membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite cambino sulla base di una rotazione regolata dal criterio di distribuzione geografica. Al nostro Paese, dal suo ingresso all’ONU nel 1955, è già successo ben sei volte, e ci sono ottime ragioni per pensare che possa toccare a noi nuovamente. Dal canto suo, la Missione Permanente italiana a New York si è spesa il più possibile per promuovere la candidatura di Roma al biennio 2017/2018. Lo testimoniano il bel racconto “Why Italy on the UN Security Council?” pubblicato dal nostro Ministero degli Esteri su Storify, e la carrellata di eventi organizzati dalla nostra delegazioni visibile sull’account ufficiale di Twitter.

Credits: La Stampa -Centimetri
Credits: La Stampa -Centimetri

Ma al di là della comunicazione politica, ciò che conterà questo pomeriggio (mattina negli USA) saranno le considerazioni pratiche, e qui l’Italia ha almeno 3 vantaggi sugli altri concorrenti.

Il primo vantaggio significativo dell’Italia è la sua posizione geografica strategica. Nel mezzo del Mediterraneo, a breve distanza da Nord Africa e Medio Oriente, il nostro Paese è attualmente l’unico in grado di garantire rapido dispiegamento militare in scenari critici (si pensi alla Libia) e fungere da centro di comando e controllo per la logistica (forse non lo sapevate, ma è a Brindisi la più grande base di supporto logistico delle Nazioni Unite, che supporta 37 missioni operative). E’ inoltre fondamentale considerare il contributo negoziale che la diplomazia italiana può garantire nei paesi del Mare Nostrum. E’ stato proprio l’ambasciatore Cardi ha ricordare “Se saremo eletti, pensiamo di portare in Consiglio la nostra esperienza diretta di situazioni che consociamo bene poiché accadono nel nostro territorio e nella nostra regione. Le affronteremo come sempre, ricorrendo al negoziato e al dialogo.”

Il secondo vantaggio politico in Italia è il contributo di mantenimento alle missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite. Roma è infatti il più grande provider di caschi blu tra le nazioni occidentali e, a differenza di molte altri paesi, il suo personale gode di autonomia logistica e operativa, quasi completamente separata dalle tutte le altre risorse dispiegate dall’ONU. Questo potrebbe aiutare l’Italia guadagnare punti politici tra le nazioni che beneficiano del loro missioni di pace.

In terzo luogo, l’Italia ha una grande influenza sulla galassia di micro-stati membri dell’ONU. In Assemblea Generale ogni Stato membro ha un solo voto, non importa quanto grande o economicamente significativo sia sulla scena mondiale. L’Italia ha utilizzato (e può continuare a utilizzare a suo vantaggio) l’influenza su molti di questi micro-stati sia Europei che del Pacifico. L’Italia si è servita della cooperazione negli ultimi 20 anni per sviluppare grandi coalizioni, ed evitare che l’Assemblea Generale votasse a favore dalla riforma della Carta delle Nazioni Unite concedendo a Germania, Giappone, Brasile e India di divenire membri permanenti del Consiglio di Sicurezza.

E’ chiaro che gli altri candidati (la Svezia in particolar modo) non sono stati a guardare. Ma se l’Italia sarà stata capace di sfruttare al meglio i suoi vantaggi, la sua elezione è quasi garantita. Per passare al primo scrutinio in GA, bisogna ottenere subito 129 voti. Speriamo di potervi dare buone notizie entro questa sera.


Se volete sapere com’è finita, leggete “ITALIA ALL’ONU: CRONACA DI UN’ELEZIONE SOFFERTA”